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Anoressia “sono arrabbiata con te”

 

“Sono arrabbiata perché hai distrutto quello che ero, e che avrei potuto essere. Perché tutt’ora non te ne vai via completamente dalla mia testa e mi fai vivere una vita a metà”

 

Questa è una parte del dialogo scritto nella sua lettera da Gioia1980, la ragazza che così si è firmata quando ha inviato la sua storia al giornale dell’Alto Adige.

 

L’anoressia continua a condurre alla morte molti giovani in Italia. Si stima che solo questo disturbo alimentare incida tra il 5,86 e il 6,2% nel numero di decessi ma sono 3 milioni i giovani che soffrono di queste malattie, di cui il 95,9% sono femmine e il 4,1 % sono maschi.

 

L’età in cui si presentano i sintomi di quest’emergenza sociale continuano ad abbassarsi, alcuni pazienti che affrontano anoressia e bulimia hanno solo otto anni.

 

L’esordio avviene durante l’adolescenza, solitamente a seguito di un evento stressante/traumatico o di una dieta intrapresa per perdere peso e raggiungere il consenso sociale. Sono comunque diversi i fattori fisici, ambientali e di personalità che intervengono nell’insorgenza dell’anoressia nervosa. L’approccio alla risoluzione di questo disturbo alimentare deve essere multidisciplinare data la sua complessità e con questo articolo desideriamo dare al lettore alcuni consigli provenienti dalla Bibbia.

 

  1. Non farti influenzare dall’opinione altrui. L’appartenenza a determinati gruppi sociali in cui è rilevante la tematica del controllo del peso potrebbe avere in fase adolescenziale conseguenze pericolose; il continuo confronto sociale in aree urbane dove la magrezza viene enfatizzata e ritenuta un valore sociale positivo rischia di portare la persona a continuo stress psicologico per competere e imitare i modelli sociali. “Gli amici mi deridono; ma a Dio si volgono piangenti gli occhi miei” (Giobbe 16:20)

 

  1. Affida a Dio la tua situazione familiare. Sono molte le case in cui esiste una grave difficoltà nella comunicazione, dialogo inesistente, genitori iperprotettivi o anaffettivi che impediscono all’individuo di esprimere le proprie emozioni e questo influisce nella personalità in modo rilevante. “Io aspetto il Signore che nasconde la sua faccia alla casa di Giacobbe; in lui ripongo la mia speranza” (Isaia 8:17)

 

  1. Riconosci la bellezza e la naturalezza delle tue imperfezioni. Il desiderio e l’ostinazione di raggiungere obiettivi sempre più elevati o addirittura irraggiungibili spesso non ci permettono di essere tolleranti verso i nostri errori. La ricerca di un perfezionismo ideale comporta fattori di notevole stress nella vita e possono condurre all’emergere di questo disturbo alimentare. “Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo” (Salmo 139:14)

 

  1. Individua gli aspetti positivi di ciò che ti circonda. Spesso facciamo fatica a riconoscere gli aspetti positivi dell’ambiente che ci circonda e di noi stessi, la nostra condizione emotiva potrebbe indirizzarci alla lettura negativa delle diverse circostanze e la tendenza al pessimismo potrebbe dominare la nostra mente. “Eliseo pregò e disse: Signore, ti prego, aprigli gli occhi, perché veda! E il Signore apri gli occhi del servo, che vide…” (2 Re 6:17)

 

  1. Porta a Dio il peso delle circostanze traumatiche che hai vissuto o stai vivendo. Le situazioni che segnano il nostro vissuto sono spesso di difficile gestione dal punto di vista emotivo, incidenti, malattie, violenze psicologiche e fisiche incidono notevolmente la nostra personalità innescando i sintomi dell’anoressia nervosa. “…gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (1 Pietro 5:7)

 

Queste considerazioni desiderano portare ognuno di noi alla riflessione riguardo questa epidemia sociale che con l’aiuto del Signore Gesù potremmo prevenire e affrontare, siamo invitati a gioire di quello che siamo e di quello che con Dio nel nostro cuore possiamo diventare.

 

“Non riesco a respirare, perché hai spinto la mia testa sott’acqua. L’hai fatto perché, sotto la superficie dell’acqua, tutti i segnali del mondo esterno arrivano attutiti, così speravi che continuassi a non accorgermi di niente per tutta la vita. Eppure non mi hai annegata, perché avevi bisogno di me, e io non ho rialzato subito la testa, perché avevo bisogno di te. Ma adesso lo so, per quanto possiamo somigliarci, non siamo la stessa persona” (Gioia1980)

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