fbpx

Come dovrebbe leggere la storia un giovane evangelico?

 

Per secoli, gli anziani sono stati i custodi del passato, coloro che raccoglievano e passavano ai figli e nipoti l’eredità delle lezioni e dei principi appresi in decenni di esperienza vissuta e quanto avevano udito a loro volta dai loro genitori e nonni. Oggi le cose sono un po’ diverse.

 

Internet era appena arrivato nelle nostre case e in tv comparve una pubblicità nella quale un nonno sul divano iniziava a raccontare ai propri nipoti la storia vissuta durante la Seconda Guerra mondiale. I due ragazzi, annoiati dalla lentezza e dall’incertezza della memoria dell’anziano signore, scaricavano con un motore di ricerca le mappe, i riferimenti, ogni dettaglio della battaglia a cui faceva riferimento il nonno, gli lasciavano in mano tutti i fogli stampati e correvano a fare altro.

 

Era un video di appena due minuti, forse meno, che sintetizzava abbastanza bene il grande cambiamento generazionale che, a livello culturale, stava avvenendo nella nostra società.

 

IL BELLO DEL “VINTAGE”

 

Oggi, il passato è a disposizione di un click (purché magari si conosca l’inglese) e addirittura paiono i giovani ad essere più nostalgici, fanatici, innamorati del passato, tante volte. Si pensi alla moda del “vintage” nell’abbigliamento, cresciuta in modo costante negli ultimi dieci anni anche in Italia. Vestirsi o farsi la barba in un certo modo per un anziano che ricorda ancora quel look, sa di “vecchio e superato”. Ma per il giovanissimo, invece è “cool” come niente altro!

 

Una delle chiavi di comprensione della postmodernità è che il “nuovo” quasi non fa più notizia, non va più di moda, e poiché abbiamo attraverso internet un accesso apparentemente illimitato alla conoscenza del passato, il giovane “trendy” si appassiona piuttosto a estrarre come un tesoro un taglio di capelli abbandonato da decenni, un film cult ormai dimenticato, un genere musicale insolito… qualsiasi cosa, purché sia inconsueto e gli consenta di distinguersi dalla massa, incuriosendo e affascinando i suoi coetanei.

 

Questa mentalità ha una forte influenza anche nell’ambito evangelico attuale, almeno fra i giovani che sono un pizzico più riflessivi o studiosi. Si unisce a una tendenza spirituale che è sempre esistita ed è anche positiva: nei periodi in cui il Risveglio spirituale va scemando, si iniziano a ricordare “i giorni antichi“, in cui le cose andavano meglio.

 

Questo “sforzo di memoria collettiva” è assolutamente incoraggiato e apprezzato dal Signore stesso nella Sua Parola (Deut. 32:7; Salmi 44:1; 77:5; 143:5; Isaia 63:11; Amos 9:11; Mich. 7:14; Mal.3:4) e un approccio “futurista” che vuole ignorare il passato in nome della forza e del dinamismo giovanile sicuramente è sbagliato, come successe a Roboamo (I Re 12) che finì per separare un intero regno disprezzando chi aveva più esperienza di lui.

 

Oggi possiamo sapere con grande facilità i dettagli anche privati della vita di Spurgeon, Moody, Wesley, Billy Graham e tanti altri, e magari “copiare” le loro pratiche… molto più facile che dover “inventare la ruota” daccapo da noi stessi!

 

Ovviamente di per sé non c’è niente di male nello studiare come gestiva Billy Graham le proprie finanze e come era organizzata l’evangelizzazione di Moody o quella di Spurgeon; possiamo persino trovare le foto degli appunti delle prediche di questo o quel predicatore, talvolta conservati attentamente in musei, archivi o biblioteche.

 

 È ovvio che non c’è nulla di male nel leggere e ascoltare le lezioni della storia: se abbiamo scritto che possiamo imparare qualcosa dal mondo (vd. Tutta l’esperienza e il buon senso di fuori sono da buttare? Sempre?), figuriamoci se non possiamo imparare dai credenti che ci hanno preceduti nella storia!

 

IL GIUSTO APPROCCIO ALLA STORIA

 

Tuttavia esistono dei rischi gravi in questa “nostalgia evangelica”, soprattutto per i giovani pentecostali di oggi, se non prendiamo alcune cautele. Vediamole insieme:

 

1) Conviene sempre guardare a più di un modello: ci sono degli ingredienti di un vero risveglio spirituale che si ripetono in ogni secolo (ad esempio, l’enfasi sull’evangelizzazione e sull’insegnamento della Parola di Dio); altri invece sono connotati specifici di un qualche periodo storico o, a volte, persino del carattere e della mentalità di uno specifico predicatore.

 

Ad esempio, negli stessi anni in cui Charles Spurgeon si rifiutava di introdurre qualsiasi strumento musicale in chiesa, D. L. Moody invece dava larghissimo spazio a Ira Sankey,  i cui interventi canori precedevano le sue prediche evangelistiche. Non era l’unica cosa che divideva Moody (arminiano) da Spurgeon (calvinista), ma i due si conoscevano e si apprezzavano reciprocamente. Scoprire che Spurgeon non utilizzava strumenti musicali in chiesa, non implica per noi italiani pentecostali una qualche lezione da seguire pedissequamente, per quanta stima possiamo avere di Spurgeon come predicatore.

 

2) Conviene sempre attingere da più di una fonte storica: se uno legge il più famoso libro di ricostruzione dei fatti storici del Risveglio di Azusa Street (publielim.org), avrà l’impressione che sia stato un movimento del tutto improvvisato, privo di qualsiasi organizzazione alle spalle.

 

In realtà, quella di Azusa Street  era una chiesa che aveva una chiara e coraggiosa visione multirazziale fin dalla sua fondazione, che si impegnava nell’evangelizzazione organizzata (girando la città con un megafono), che aveva incontri organizzativi di uno staff di collaboratori volontari ogni lunedì  (enrichmentjournal.ag.org) e che, nonostante le ristrettezze economiche, riusciva a stampare con regolarità un giornale che conteneva le prime dottrine pentecostali e a farlo pervenire a casa di tutti coloro che potessero essere potenzialmente interessati.

 

Si dovrebbe quindi evitare il mito di un Risveglio Pentecostale “caduto improvvisamente dal cielo”, sorretto soltanto dall’emotività, senza aggiungere che c’erano dei credenti ben disposti che si erano preparati e organizzati per raccogliere la benedizione ricevuta e farla arrivare a tanti altri.

 

3) Ci sono dei modelli storici che non sono più applicabili al giorno d’oggi in Italia: nessuno si sognerebbe di riproporre l’abbigliamento dei cristiani del 1500 o del 150 d.C. ai nostri giorni… In questo senso ovviamente anche andare a vedere le foto di come si vestivano i pionieri del movimento pentecostale ha poco senso a distanza ormai di più di cento anni.

 

Ci sono altre questioni simili di contestualizzazione che sono più sottili e magari difficilmente percepibili: per esempio il Novecento è stato il secolo dei grandi monologhi alla radio e in tv, uno strumento la cui invenzione ha dato vita alla prima vera globalizzazione culturale. Per quanto possiamo trovarlo spiacevole, ci sono delle somiglianze in termini di leggi della comunicazione fra i grandi discorsi di Billy Graham, quelli di Martin Luther King  e… quelli di Mussolini e Hitler.

 

Era il modo di comunicare degli “influencer” del XX secolo. Pensare di usare lo stesso approccio “televisivo” oggi, con grandi folle oceaniche, significa probabilmente non rendersi conto di quanti decenni siano trascorsi, e di come oggi la sfida comunicativa sia quella del dibattito, delle piccole community virtuali e locali, del dialogo continuo.

 

No, non si può pensare di prendere il modello evangelistico novecentesco di Billy Graham negli Stati Uniti e pensare di applicarlo tale e quale nell’Italia di oggi. Lo stesso Billy Graham negli ultimi decenni cambiò radicalmente strategia evangelistica e persino il genere musicale che l’accompagnava, favorendo l’introduzione di nuovi stili più vicini ai giovani e al passo con i tempi.

 

4) La storia ci lascia una conoscenza soltanto teorica: è facile scaricare da internet la mappa delle battaglie della Seconda Guerra mondiale o giocare a un videogioco che la simuli perfettamente, ma la verità è che la differenza rispetto a chi ha fatto la guerra continua ad essere abissale.

 

La conoscenza storica può essere sicuramente uno stimolo alla riflessione, ma aver vissuto certe esperienze spirituali come quelle di un Risveglio ti cambia e ti dà  un’altra visione delle cose spirituali che difficilmente un bel libro ti potrà fornire. Per questo, gli anziani avranno sempre un punto di vista e una saggezza da ascoltare con attenzione.

 

Quando iniziò la Prima guerra mondiale, molti giovani erano incantati dal mito della nobiltà della guerra, di essa avevano una visione romantica, e toccavano con mano l’opportunità di diventare un eroe della Nazione: la morte, la povertà, le mutilazioni e le malattie fecero loro capire quanto quegli ideali fossero lontani dalla realtà. Avevano creduto a racconti molto parziali di cosa accade davvero durante una guerra.

 

5) Non tutti siamo laureandi e dottorandi di storia (e forse neppure una laurea basta a evitare gli strafalcioni): a volte si possono prendere dei veri abbagli consultando rapidamente un articolo su internet o anche un libro di storia.

 

Per esempio, un articolo consultato questa settimana affermava che la chiesa anglicana è stata l’unica ad utilizzare strumenti musicali fino alla metà del 1700. Probabilmente l’articolo si riferiva soltanto al contesto britannico, perché almeno i luterani tedeschi ne facevano uso già da molto tempo prima.
Insomma, prima di impugnare una rivoluzionaria lezione dalla storia, vale la pena almeno consultare un esperto del settore che possa confermare che non stiamo prendendo fischi per fiaschi!

 

Nel team di Svolta abbiamo un giovane dottorando in questo genere di studi che ci aiuta a controllare ogni articolo di contenuto storico, per verificare che non stiamo dicendo sciocchezze, soprattutto quando introduciamo qualche idea o interpretazione particolare!

 

6) Gli esseri umani hanno una straordinaria capacità di filtrare la storia e leggere o scrivere soltanto quel che piace loro. I calvinisti di oggi quasi idolatrano i predicatori come Jonathan Edwards o George Whitefield, ma pochi vanno a vedere o a raccontare come è finito il Risveglio del primo (con un’epidemia di suicidi di disperati che non si consideravano “eletti a salvezza”), com’è finito il ministero del medesimo (ha dovuto lasciare il pastorato, la sua chiesa non gli ha rinnovato l’incarico) o i frutti dell’opera+dello stesso Whitefield.

 

Egli, infatti, affermò che, rispetto all’opera del suo coetaneo John Wesley – arminiano – i suoi convertiti erano “una striscia di sabbia”, perché appoggiandosi sulla dottrina “una volta salvati sempre salvati” non si era mai preoccupato seriamente della cura spirituale dei neoconvertiti ,  tratto che invece caratterizzò fortemente il metodismo inglese e l’opera di John Wesley nello specifico.

 

Gli amanti della presenza evangelica in politica citano Billy Graham come esempio storico; chi invece si oppone al coinvolgimento in politica risponde citando le frasi del medesimo Billy Graham negli ultimi anni della sua vita (che abbiamo riportato come ci sono pervenuti alla fine del nostro articolo su Billy Graham ): insomma, ognuno di noi tira Billy Graham (e qualsiasi altro predicatore) per la giacchetta nella direzione che preferisce. E ovviamente i morti non possono ribellarsi a questo gioco :-).

 

Insomma, ragazzi… la storia evangelica più o meno recente non fa dottrina.

 

La storia non ci dice cosa è prioritario e cosa invece non è essenziale o superfluo. Non ci dice cosa Dio abbia tollerato e cosa invece abbia apprezzato.

 

Soprattutto, se ci limitassimo ad applicare ciò che apprendiamo dalla storia, rischieremmo di ripetere gli stessi errori di chi ci ha preceduto;  inoltre ripercorreremmo sempre gli stessi sentieri, senza andare avanti in quello che Dio ci chiama oggi, in questa nuova generazione, ad imparare e mettere in pratica.

 

LA PAROLA DI DIO E LA GUIDA DELLO SPIRITO SANTO SONO PIÙ IMPORTANTI

 

La verità è che se avessimo soltanto ascoltato la storia, oggi non saremmo pentecostali, perché è indubbio i primi pentecostali, nell’affermare la necessità di parlare in lingue come segno esteriore del battesimo nello Spirito Santo, hanno avuto il coraggio di andare contro la storia e ogni altro movimento evangelico precedente!

 

Essi lo hanno fatto in nome del principio evangelico del “Sola Scriptura”: non si sono appoggiati all’esperienza pregressa come normativa, ma aggrappandosi alle promesse lette nella Parola di Dio, hanno poi avuto la fede di affermare nel contesto della fondazione delle Assemblies of God americane (1914): “consacriamo noi stessi  e il Movimento a Lui per la più grande evangelizzazione che il mondo abbia mai visto“. Si aspettavano qualcosa di nuovo rispetto alla storia evangelica, ma di corrispondente a quello che avevano letto nella Bibbia!

 

È tempo dunque di trarre le conclusioni di questo lungo articolo:

 

A) La priorità nella nostra ricerca della volontà di Dio deve essere data alla Parola di Dio stessa, l’unico strumento divino che può rendere l’uomo di Dio COMPLETO: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Tim. 3:16-17)

 

B) Una volta che avremo osservato ogni principio della Bibbia, occorre che diamo precedenza alla preghiera e alla guida dello Spirito Santo, perché così facendo lo Spirito Santo stesso ci farà somigliare in modo contemporaneo e dinamico alla chiesa descritta nel libro degli Atti degli Apostoli: “non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore (…) siate ricolmi di Spirito” (Ef. 5:17-18)

 

C) Continuiamo a confrontarci gli uni con gli altri, nel presente: lo Spirito Santo ci ha condotto ad essere un unico Corpo perché possiamo imparare gli uni dagli altri ed esortarci gli uni gli altri (Ebrei 3:13; Rom. 15:14). Viviamo innanzitutto nel presente e nella nostra chiesa locale!

 

Il confronto con il passato è prezioso, molto utile e stimolante e Svolta continuerà ad averlo come uno dei suoi obiettivi; ma esso non può sostituire coloro che Dio ha deciso di metterci accanto e, soprattutto, i doni che Dio ha fatto direttamente in questo tempo alla chiesa nella persona dei pastori e degli anziani di Chiesa (Rom. 12:6-8;1 Cor. 12:28; Ef. 4:8-11).

 

Vogliamo imparare qualcosa da Billy Graham?

Se dobbiamo scegliere una sola frase, impariamo questa, che pare ripetesse frequentemente:

“Non conta quel che dice Billy Graham, conta quel che dice la Bibbia”.

Condividi questo articolo con i tuoi amici!

Ricevi le nostre ultime notizie da Google News

In evidenza

Potrebbe interessarti anche....