Cultura&Attualità

Cristiani e Sport: Solo Passione?

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  1. LO SPORT, LA MIA PASSIONE

 

Tutti abbiamo fatto sport nella nostra vita. Chi più, chi meno. Abbiamo praticato attività fisica che ci ha fatto stare bene con noi stessi e ci ha reso la vita migliore.

 

Oggi molti di noi ringraziamo i nostri genitori perché da piccoli ci hanno “obbligati” a fare sport e muoverci con regolarità: chi gettati in piscina contro voglia, perché la nostra schiena stava prendendo una brutta posizione, chi messo in mezzo a un parquet di danza classica per migliorare i movimenti e la coordinazione, chi iscritti a forza in una squadra di calcio o pallacanestro solo perché avevamo bisogno di vivere in gruppo, stare con gli altri e socializzare (noi lupi solitari tutti TV, videogiochi e smartphone!)…

 

Poi quei pianti di frustrazione, piano piano, si sono trasformati in sorrisi, vittorie (e sconfitte), solide amicizie, fiato lungo e muscoli possenti; lo sport in sostanza è entrato a far parte della nostra vita: un piacere, una passione, un’urgenza, un modo per stare con gli altri, e non lo abbiamo più lasciato!

 

  1. L’ESERCIZIO FISICO È UTILE A POCA COSA?

 

I benefici dell’attività fisica sono innegabili e sono decantati da tutto il mondo della medicina. Lo sport è la migliore prevenzione a tantissimi disturbi fisici che si manifestano soprattutto nell’età adulta e in seguito nella vecchiaia.

 

È confermato che chi pratica regolarmente sport abbatte sensibilmente le probabilità di avere disturbi di ipertensione, colesterolo, problemi cardiaci, polmonari e muscolo-scheletrici; lo sport regola il ciclo sonno-veglia e udite, udite: ammazza la depressione.

 

Sì, perché l’attività sportiva è un veicolo per stimolare la serotonina, un ormone naturale che quando entra in circolazione nel nostro corpo provoca una generalizzata sensazione di benessere che ci fa stare bene e ci fa vivere bene. Fare sport, in sostanza, è come prendere una “pillola di salute” che però non ha effetti collaterali sul nostro corpo, ma solo benefici.

 

Allora perché nella Bibbia troviamo scritto: perché l’esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa…” (1 Timoteo 4:8).

 

Perché l’apostolo Paolo accosta l’attività fisica con l’esercitare l’amore? Timoteo era un giovane che probabilmente amava l’attività fisica e l’apostolo Paolo coglie questa sua passione per ricordargli che un cristiano deve soprattutto esercitarsi nell’affetto e nell’amore cristiano: “Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente” (Romani 12:10).

 

Con questa affermazione Paolo non nega i benefici e l’importanza di un sano esercizio fisico, ma chiarisce che più di questo, un cristiano debba dare più importanza a ciò che non si vede con gli occhi (l’amore verso gli altri) e meno importanza al corpo che si va disfacendo: “Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Corinzi 4:16).

 

L’attenzione, la cura cristiana verso gli altri, in sostanza l’amore, devono essere esercitati come si esercitano i muscoli, con un allenamento costante per essere sempre efficienti e “al top” davanti a Dio e davanti agli uomini.

 

  1. LO “SPIRITO” SPORTIVO NELLA BIBBIA

 

Nella Bibbia si parla di sport. L’apostolo Paolo ne fa menzione più di una volta e in particolare nella “sezione sportiva” dell’epistola ai Corinzi: Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato” (1 Corinzi 9:24-27).

 

Paolo parla di atleti, corsa, pugilato, stadi, premi, passione, sofferenza, dedizione, squalifica… Tutti elementi del mondo dello sport che lo Spirito Santo ha ispirato per insegnarci che la vita cristiana non è affatto semplice e che da buoni atleti di Cristo dobbiamo vivere in modo temperato, sobrio, determinato, costanti in ciò che facciamo, sempre con lo sguardo rivolto al premio finale che è la vita eterna in Cristo Gesù.

 

Visualizziamo per un attimo i grandi centometristi della storia: da Jesse Owens a Pietro Mennea, da Carl Lewis a Maurice Green, da Asafa Powel a Usain Bolt e tanti altri: non guardavano mai indietro quando correvano, ma solo dritto davanti a sé; al momento di tagliare il traguardo si protendevano in avanti il più possibile per guadagnare quei pochi centimetri che li avrebbero consegnati alla vittoria!

 

“Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Filippesi 3:13,14).

 

L’apostolo Paolo ha bene in mente l’immagine del corridore che è prossimo agli ultimi metri in vista del traguardo. Molto probabilmente avrà assistito a manifestazioni di gare fisiche, che nell’antichità erano molto frequenti soprattutto nei luoghi di influenza greca. “Protendersi verso avanti”, “dimenticare gli avversari che stanno dietro”, “guardare solo al traguardo: Sono questi gli sforzi che un cristiano deve fare!

 

  1. I CRISTIANI E LO SPORT COME PROFESSIONE

 

Partiamo con una domanda diretta: i cristiani possono essere sportivi professionisti? Lo sport ai nostri tempi diventa anche un mestiere che dà prestigio e decoro a chi lo esercita. Lo sportivo professionista, salvo alcuni casi emblematici, è l’archetipo della persona corretta, equilibrata, sobria, rispettosa dell’avversario e dell’autorità costituita.

 

Ma spesse volte l’ambiente dello sport non mette Dio al centro di tutto e non Lo considera come la Persona che ha elargito determinati talenti a questo o a quell’altro sportivo. Molti atleti, infatti, pensano di essere bravi da sé e che i traguardi che si sono conquistati sono solo merito proprio.

 

C’è da chiedersi perciò: il mondo dello sport è veramente sano per un credente, oppure la fama, il successo, i soldi e altre situazioni possono allontanare il credente dalla comunione con Dio? E ancora, come è possibile servire Dio quando si è atleti professionisti? “Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore” (Efesini 5:17).

 

Quali consigli pratici possiamo dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera sportiva?

 

Chiediti:

  1. “sono nato di nuovo?” sì, perché la cosa fondamentale è quella di accettare Gesù nella propria vita, come personale salvatore, tutto il resto segue…
  2. “ho veramente talento nello sport che voglio intraprendere?”
  3. “ho chiesto a Dio cosa ne pensa? Mi sto sforzando di capire quale sia la Sua volontà per la mia vita?”
  4. “Se avrò successo nel mondo dello sport, posso essere una fonte di benedizione per quanti mi circondano e di esempio nel mondo in cui vivo? Vedranno Cristo in me?”

 

Se pensi di poter rispondere in modo affermativo a tutte queste domande allora sei pronto per fare della tua vita da sportivo un punto di riferimento per molti. Dio ti possa benedire!

 

 “Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo” (1 Corinzi 9:24).

 

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