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Facciamoci capire!

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La comunicazione è importante! Se dobbiamo parlare agli altri di Gesù dobbiamo farlo in modo chiaro, diretto e convincente. Ma come?

 

Il Grande Mandato che ci ha lasciato Gesù (Matteo 28:18-20) include esplicitamente il comando di “fare discepoli” e “insegnare”. Questo mandato generale all’insegnamento si distingue da quello specifico del pastore perché riguarda piuttosto tutti i veri discepoli di Gesù, e possiamo applicarlo nella Scuola Domenicale, nelle riunioni giovanili, nell’evangelizzazione per strada, nelle conversazioni sul posto di lavoro o a scuola, in famiglia con i propri figli, etc …

 

Guidati dallo Spirito Santo, dobbiamo impegnarci a trasmettere un messaggio chiaro. Come? Utilizzando una comunicazione semplice, ma non banale; diretta, ma senza offendere chi ci ascolta; convincente e profonda, senza essere pesanti e noiosi. Se perdiamo l’attenzione delle persone che abbiamo intorno, non ci ascolteranno e non ci capiranno.

 

Ovviamente dobbiamo poi adattare la nostra comunicazione ai diversi destinatari: la capacità di concentrazione di un quattordicenne non è quella di un quarantenne, il lessico a cui è abituato un agente immobiliare solitamente non è lo stesso a cui è abituato un letterato quando parla di temi che ritiene profondi o importanti.

 

Se, ad esempio, ti ritroverai in un contesto universitario è importante conoscere la terminologia con cui gli altri studenti hanno familiarità per poter esporre e difendere la tua fede efficacemente.

Diamo un’occhiata a qualche “dritta” che ci farà capire meglio il senso e il valore di una comunicazione efficace.

 

1. Capire il contesto

“…Per apprendere la scrittura e la lingua dei Caldei…”
Daniele 1:4

 

Daniele e suoi amici furono deportati in un paese straniero e accettarono di apprendere la “lingua dei Caldei”. E tu mi dirai “Grazie: erano costretti! Erano stati deportati!”. Attenzione però: quando si è trattato di mangiare cibi e bere bevande che li avrebbero contaminati, questi ragazzi si sono rifiutati, a costo di mettere a repentaglio la propria vita e quella di altri che erano con loro! (Dan. 1:8-15).

 

Allo stesso modo se si tratta di partecipare a ciò che il Signore proibisce, anche noi ci asteniamo! (un esempio facile facile: non useremo mai le parolacce, come leggiamo chiaramente in Ef. 5:3, 4).

Ma gli stessi giovani non hanno ritenuto che il linguaggio dei Caldei in sé fosse qualcosa che li contaminasse … così come gli scrittori delle epistole non si fanno problemi a citare l’Antico Testamento utilizzando traduzioni nella lingua più usata ai loro tempi, il “greco koinè”.

 

Addirittura in molti casi adottano il linguaggio dei filosofi loro contemporanei, come ad esempio in Giovanni 1:1 dove l’apostolo per la seconda persona della Trinità utilizza la parola Lògos che fino a quel momento era stata utilizzata per intendere una sorta di intelligenza che governa l’universo da intellettuali come Platone e soprattutto dagli stoici (di cui parla anche la Bibbia in Atti 17:18). Si potrebbero fare tanti altri esempi biblici: gli apostoli ci tenevano a farsi capire da quelli che li ascoltavano e li leggevano!

 

Daniele apprese anche “la scrittura dei Caldei” … significa che spese molto tempo leggendo e studiando i libri del popolo pagano presso cui era deportato come esule. Anche noi siamo “stranieri e pellegrini” finché viviamo su questa terra (vd. Ebrei 11:13; 1 Pie. 2:11). Gesù dice che non siamo del mondo ma siamo nel mondo: più capiremo il contesto in cui viviamo, più saremo efficaci nel parlare di Gesù.

 

2. Essere persuasivi

“Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui”
Matteo 13:19

 

Farsi capire quando si evangelizza non vuol dire soltanto conoscere chi ci sta davanti, ma anche portare un messaggio dotato di una carica persuasiva (Atti 19:8), che deriva innanzitutto da una rigenerazione spirituale nella nostra vita e da una convinzione profonda (1 Tess. 1:5). Avere anche un efficace linguaggio del corpo ci può tornare molto utile perché è il biglietto da visita con il quale ci presentiamo e, nel bene o nel male, ci qualifica agli altri ancor prima di aver pronunciato la prima sillaba.

 

Dire “Gesù ti ama”, ma dirlo con un volto triste e titubante o facendo un passo indietro, verrà recepito come un messaggio privo di valore e sarà difficile che possa mettere radice e portare frutto. Per esempio, l’apostolo Pietro per farsi ascoltare alzava il tono di voce, si alzava in piedi per rendersi ben visibile e richiamava l’attenzione con un’introduzione di questo tipo: “ascoltate attentamente le mie parole” (Atti 2:14).

 

Una cosa è sicura leggendo questo passo biblico: che sia per le parole che usi (troppo difficili o inadatte) o che sia per il linguaggio del corpo o il tono della voce, se il messaggio della Parola di Dio non è stato compreso da chi ti stava ascoltando, il maligno ha già portato via il seme che è stato seminato… e noi non vogliamo che succeda!

 

3. Parlare con chiarezza

“Nella chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri”
1 Corinzi 14:19

 

L’apostolo Paolo in questo verso ci fa comprendere il suo punto di vista sulla comunicazione da adottare nel momento del culto a Dio: afferma che preferisce di gran lunga poche parole intellegibili a un linguaggio spirituale (come può essere il parlare in lingue) che non raggiunge però l’ascoltatore.

 

Non solo quando evangelizziamo ma anche quando siamo con i fratelli, dobbiamo farci capire. Ciò significa raggiungere senza fronzoli la mente e il cuore di chi ci ascolta. Se si tratta solo di un linguaggio emotivo privo di contenuti chiari, in realtà rischiamo di essere inutili dal punto di vista dell’edificazione spirituale. Rispondere alle domande in modo limpido, semplice e senza fare i saccenti è semplicemente fondamentale. Gli altri intorno a noi potrebbero non avere la nostra conoscenza della Bibbia o la nostra teologia ma metterli a disagio certamente non servirà.

Mettiti nei panni di una persona che è entrata in chiesa per la prima volta e ti sente parlare: riuscirà a capire di cosa stai parlando?
Quindi, chiediamo aiuto allo Spirito Santo (Matteo 10:19) e … facciamoci capire!

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