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Fui straniero e mi accoglieste…

 

Offrire una sana testimonianza cristiana a chi è ospite nel nostro Paese

 

La società multietnica e globale in cui siamo inseriti, all’interno della quale creiamo e viviamo quotidianamente le nostre relazioni, ci pone costantemente di fronte a temi scottanti quali la diversità, l’inclusione, la convivenza socio-culturale. Lo “straniero”, che arriva nel nostro Paese, obbliga tutti noi ad una riflessione profonda di carattere etico-sociale ma anche, e soprattutto, cristiano.

 

Nel Vangelo di Matteo, Gesù racconta come sarà il momento in cui le nazioni saranno giudicate. In quell’occasione Gesù si rivolge a quelli alla Sua destra nel Suo Regno: “Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi” (Matteo 25: 35, 36).

 

La loro risposta è significativa:

“Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” (Matteo 25: 38, 39)

 

Ci colpisce il loro stupore; può essere che non sapessero che il loro amore pratico era diretto a Dio, ma ci piace pensare che le loro buone opere erano così numerose da essere dimenticate. Come se in loro ci fosse una natura diversa, che li portava continuamente e in ogni aspetto ad accogliere, a vestire, a sfamare e visitare. Può essere verosimile?

 

Il nostro atteggiamento è diverso? Purtroppo dobbiamo ammettere di essere spesso portati a ragionare come la società che ci circonda: “Questi immigrati portano solo scompiglio! Questi stranieri tolgono lavoro a noi giovani”. Non è questo il luogo più adatto per una discussione politica sull’immigrazione: il nostro desiderio, come cristiani, è quello di essere “elogiati” ed apprezzati da Gesù per l’amore che ha messo in noi.

 

Un giorno i fratelli Giovanni (uno dei discepoli di Gesù) e Giacomo rivolsero un’assurda richiesta a Gesù: l’autorità di far cadere del fuoco su un villaggio di stranieri (Samaritani) come punizione per non averli ricevuti adeguatamente.

 

Dopo la morte di Gesù, Giovanni sarà per sempre ricordato come il discepolo dell’amore. Da anziano scriverà delle stupende parole di apprezzamento nei confronti di Gaio, elogiandolo proprio per il suo amore: “Carissimo, tu agisci fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, per di più stranieri. Questi hanno reso testimonianza del tuo amore, davanti alla chiesa; e farai bene a provvedere al loro viaggio in modo degno di Dio; perché sono partiti per amore del nome di Cristo, senza prender niente dai pagani. Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone, per collaborare in favore della verità” (3 Giovanni 5-8).

 

La differenza di Giovanni tra prima e dopo sta in un radicale cambiamento di mentalità e di prospettive… cosa è successo nel mezzo? La croce: il sacrificio di Gesù. Gesù è il Re! Lasciando il Suo trono celeste e spogliandosi della Sua regalità, “prendendo forma di servo (…) facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” (Filippesi 2:8), ci ha mostrato uno straordinario esempio di Amore.

 

Guardando per fede a quella croce possiamo ottenere perdono, libertà, pace e gioia e soprattutto una nuova vita capace di perdonare, amare, accogliere, cibare, e condurre altre anime al servizio del Re.

 

MA COME AIUTARE GLI IMMIGRATI?

 

Quello che Dio ci chiede di fare è alla nostra portata.

 

  1. Vestiti

Raccolte di vestiario e coperte sono un ottimo mezzo per venire incontro alle necessità degli stranieri bisognosi di aiuto.

 

  1. Cibo

Ospitati nelle varie strutture di accoglienza, i rifugiati e/o immigrati in condizione di necessità non hanno bisogno solo di cibo, ma interessarsi alla loro cultura culinaria e metterli in grado di preparare le loro pietanze sarebbe un gesto molto apprezzato e costruirebbe ponti tra culture differenti.

 

  1. Lezioni di italiano ed educazione civica

Non conoscendo la lingua e le leggi del Paese ospitante, per gli immigrati si pongono tanti ostacoli da superare. Tenere delle lezioni di italiano e educazione civica permette loro di muoversi meglio in una società come la nostra. Aiutare gli stranieri a capire meglio la nostra cultura è anche un modo per far comprendere loro più chiaramente la nostra fede, e quello che Gesù ha fatto per noi.

 

  1. Sostegno emotivo

Gli immigrati sono in molti casi giovani in fuga dalla miseria, dalla persecuzione e dalla guerra; hanno lasciato in patria genitori, mogli e figli; hanno attraversato difficoltà ed umiliazioni inimmaginabili prima di approdare sulle coste di un paese straniero; hanno visto morire amici e familiari durante il tremendo viaggio. Il minimo che possiamo fare è simpatizzare con loro.

 

  1. Cura spirituale

La parte più importante rimane la cura delle anime. Ogni uomo ha bisogno del suo pane spirituale. Matteo 4:4 dice: “Ma Egli rispose: «Sta scritto: Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio.»” Bibbie e Nuovi Testamenti sono regali sempre ben accetti e i momenti di preghiera sono, molto spesso, rispettati anche dai musulmani. Attrezzarsi per offrire loro l’interpretazione durante le nostre riunioni o dedicargli degli incontri in lingua inglese, potrebbe fare la differenza per la loro salute spirituale.

 

UNA GRANDE OPPORTUNITÀ

 

Molti di questi immigrati sono Musulmani, provenienti da paesi a maggioranza islamica, nei quali convertirsi al cristianesimo è estremamente pericoloso, ed è quasi impossibile sentir parlare di Gesù; oppure sono cristiani costretti a vivere la loro fede in segreto o esponendosi alla persecuzione.

 

Numerose persone arrivano nel nostro paese: qui possiamo parlargli di Gesù con estrema libertà! (Vedi articolo “Come parlare di Gesù ad un Musulmano”). Che splendida opportunità per coloro che, con gli occhi del Signore, sapranno scorgere non più ospiti indesiderati ma persone che hanno una straordinaria opportunità di incontrare Dio; non più un fastidio del quale liberarsi il prima possibile ma “folle stanche e sfinite, come pecore senza pastore” da accogliere con amore e compassione (Matteo 9:36).

 

Beato colui che li accoglierà…perché avrà accolto il Signore!  “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi minimi fratelli, l’avete fatto a Me.” (Matteo 25:40)

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