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Giovani e soldi

 

Quattro rischi associati alla gestione del denaro

 

Giovani e soldi. Potrebbe sembrare, questa, una curiosa associazione, considerato che in età giovanile la maggior parte delle persone non maneggia molti soldi (tutt’altro!). Pensandoci bene, però, troviamo che sia appropriato fare alcune riflessioni sul binomio giovani-denaro, in quanto:

 

– al di là di quanto mediamente c’è nel tuo portafogli, ciò che conta è il tuo rapporto con i soldi, quello, cioè, che il denaro rappresenta per te. Un uomo può avere tanti soldi (ovviamente guadagnati in modo lecito!) e non preoccuparsene o averne pochi ed esserne “ossessionato”;

 

– nella fase adolescenziale e giovanile vengono a formarsi (e a rafforzarsi) quegli orientamenti che, probabilmente, caratterizzeranno la propria visione della vita e che determineranno il modo di gestire i soldi;

 

– la Bibbia parla diffusamente di risorse economiche, nei Vangeli persino un versetto su dieci. Su trentotto parabole narrate da Gesù, sedici hanno a che fare con il denaro e il possesso di beni.

 

Vediamo ora quattro problemi di natura spirituale legati alla gestione dei soldi:

 

1) “… HO LE MANI BUCATE” (prodigalità)

 

La prodigalità è l’inclinazione a spendere con eccessiva facilità, senza saggezza. Tutti noi dovremmo chiederci: sperpero quello che mi entra in tasca o la mia è una gestione attenta del denaro? Sono sicuro che stai pensando al figlio prodigo della parabola del Vangelo (Luca 15:11-32).

 

Il giovane in questione fa fuori l’eredità del padre, prosciugando tutte le ‘proprie’ risorse finanziarie (secondo il fratello maggiore, ha prosciugato un vero e proprio patrimonio con le prostitute). Naturalmente, quello del figlio prodigo è una caso limite, ma ci offre uno spunto per chiederci se (su piccola scala) abbiamo anche noi la tendenza spendere in fretta e male quello che abbiamo.

 

La vita ci insegna (o ci insegnerà, se ancora non siamo autonomi dal punto di vista finanziario) quanto sia importante riuscire a far quadrare i conti per arrivare a fine mese e, possibilmente, a mettere da parte qualcosa per imprevisti o emergenze future. La formica ci ricorda di essere attivi e previdenti (Proverbi 6:6-11).

 

2) “SONO I MIEI SOLDI!” (avarizia)

 

L’avarizia è stata definita come “un continuo vivere in miseria per paura della miseria”. L’avaro ha un eccessivo attaccamento al denaro, con una ‘moderazione’ nello spendere che non è per nulla moderata! Comunemente si parla di tirchieria, etichetta che si applica esclusivamente agli altri…

 

Attenzione, però: forse starai pensando a qualche conoscente classificabile come taccagno o spilorcio pensando che l’avarizia non ti riguardi o, perlomeno, non sia per te un grosso problema. Esaminiamo noi stessi e chiediamoci sinceramente se siamo avari, pur definendoci elegantemente ‘parsimoniosi’.

 

Gesù ci mette in guardia dall’avarizia (Luca 12:15) e l’apostolo Paolo ritiene che essa sia intollerabile per un credente (Efesini 5:3), essendo una forma di idolatria (Efesini 5:5). Che dire? Che nel Cielo non ci saranno avari? (1 Corinzi 6:10). Diciamolo pure, dato che lo dice Dio!

 

L’avarizia ci porta a pensare soltanto a noi stessi, come se fossimo il sole intorno a cui ruotano tutti i pianeti, mentre dovremmo pensare anche alle necessità degli altri! Il Nuovo Testamento insegna che l’attuazione dell’ottavo comandamento (non rubare) è il punto di partenza, e non di arrivo per un credente: ” Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno” (Efesini 4:28).

 

Non dobbiamo fare come il giovane ricco (Marco 10:17-27), per il quale le cose (i suoi “molti beni”) sono al primo posto e valgono più di Dio e degli altri! La Parola di Dio ci insegna ad essere sensibili alle necessità:

della nostra famiglia ( “Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un incredulo” – 1 Timoteo 5:8);

della chiesa (” Perciò ho ritenuto necessario esortare i fratelli a venire da voi prima di me e preparare la vostra già promessa offerta, affinché essa sia pronta come offerta di generosità e non d’avarizia” – 2 Corinzi 9:5);

del prossimo in senso ampio (“Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” – Galati 6:10).

 

3) “CON I SOLDI NON COMPRI TUTTO … SOLO L’ESSENZIALE!” (materialismo)

 

Il materialismo è quel comportamento che dà valore solo ai piaceri e ai beni materiali. È la ricerca spasmodica di appagamento attraverso quello che si può ottenere materialmente. La domanda per capire se siamo anche noi affetti da questo “morbo” è: che cosa mi rende più felice? I miei acquisti online? II periodo dei saldi e i vestiti che posso comprare? Quello che possiedo?

 

Oppure puoi dire sinceramente che quello che ti rende felice è Dio e tutto quello che ha a che fare con Lui?

 

L’imprenditore agricolo protagonista di una delle parabole narrate da Gesù (Luca 12:13-21) pensava che il relax, il benessere, la buona tavola e il divertimento potessero soddisfare totalmente la sua anima, ma si sbagliava!

 

Quella persona pensava di essere ricca, perché economicamente le cose andavano alla grande come non mai, ma non si rendeva conto di essere spiritualmente povero.

 

Quell’uomo pensava di festeggiare chissà quanti compleanni, quando invece il suo tempo sulla terra sarebbe scaduto di lì a poco: quella notte stessa avrebbe reso conto della sua vita a Dio!

 

I soldi non sono tutto. Gesù, infatti, dice: “Non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita”. La vita (vera) è altro. Ciascuno di noi deve stare attento a non coltivare un certo tipo di amore impersonale e pericolosissimo: l’amore del denaro, di cui la Bibbia dice che è radice di ogni specie di mali” (1 Timoteo 6:10).

 

4) “E SE NON DOVESSERO BASTARMI?” (ansietà)

 

Gesù ha promesso ai Suoi discepoli che il Padre celeste avrebbe sempre provveduto loro il necessario, e che, quindi, non c’era motivo di stare in ansia per il cibo e l’abbigliamento (Matteo 6:31,32).

 

Il Signore ha detto, inoltre, che il Padre conosce ciò di cui abbiamo bisogno, e ci incoraggia ad affidarci a Lui per ogni necessità giornaliera (o “pane quotidiano” – Matteo 6:11).

 

La Bibbia dice: “La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Ebrei 13:5). Quanti bisogni potrebbero indurci ad essere costantemente agitati! E quanti ‘presunti bisogni’ (basta pensare alla pubblicità, che induce o ne genera molti, al punto che arriviamo a domandarci: “come faccio a vivere senza? Devo assolutamente comprarlo o farmelo regalare!”).

 

Siamo felici per quello che abbiamo! Questo tipo di felicità non è innata, ma si impara e si coltiva (Filippesi 4:11). E se la possediamo siamo veramente ricchi (poiché essa è un grande guadagno – 1 Timoteo 6:6), affidandoci a Dio per quanto riguarda ciò che non abbiamo e che è ragionevole chiederGli.

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