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Cristiani e Israele: Qual è l’Approccio Giusto?

 

Parlare di Israele non è semplice. Il rischio di scivolare sulla classica buccia di banana è molto concreto. Ecco perché, anche alla luce delle molte (tristi) notizie che ci stanno giungendo in questi giorni, vogliamo provare a fare ordine nei nostri cuori e nelle nostre menti, così da capire quale deve essere il nostro rapporto relativamente alla questione. Prima di ogni cosa, bisogna partire da un presupposto che non dobbiamo mai dimenticare: Israele è il popolo di Dio.

 

Nel Pentateuco, leggiamo: Tu sei un popolo consacrato al SIGNORE tuo Dio. Il SIGNORE ti ha scelto, perché tu sia il suo popolo prediletto fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra (Deuteronomio 14:2). Una simile verità non possiamo dimenticarla.

 

Due estremi sbagliati

 

Detto questo, gli atteggiamenti del credente in merito a Israele possono sintetizzarsi il più delle volte in questo modo: da un lato coloro che ignorano, dall’altro coloro che esaltano. Ma la verità non si trova in nessuno di questi due “schieramenti”. I primi, talvolta a causa di una scarsa conoscenza biblica, altre volte a motivo dell’influenza che i media esercitano, ignorano l’argomento, cadendo anche in posizioni di disprezzo che mal si conciliano con l’argomento. Come credenti, non possiamo dir male di quanto Dio ha benedetto. Il Signore disse a Balaam: Tu … non maledirai quel popolo perché è benedetto (Numeri 22:12).

 

I secondi, invece, si muovono in direzione completamente opposta: sono coloro che possono essere definiti come “israelolatri”. Costoro sono membri di associazioni pro-Israele, partecipano a tutti i convegni possibili e immaginabili su Israele, organizzano raccolte fondi per questo popolo, chiamano gli ebrei “fratelli” (ma dimenticano che non hanno accettato Gesù come personale Salvatore), approvano a priori qualsiasi decisione ebraica (dimenticando che non dobbiamo confondere il piano profetico scritturale con la politica di uno stato), fanno frequentemente pellegrinaggi “mistici” a Gerusalemme, indossano la kippah, festeggiano le feste ebraiche, si salutano con shalom e così via.

 

Insomma, si assume un comportamento ossessivo, privo di qualsiasi visione scritturale che tenga conto dell’intero messaggio biblico e non solo di ciò su cui ci si vuole focalizzare.

 

Una storia miracolosa

 

Certamente, la storia di Israele (anche quella recente) è una storia entusiasmante. Dio muove ancora oggi le vicende storiche per realizzare il suo piano, anche e soprattutto in relazione Israele: Egli, con la sua potenza domina in eterno; i suoi occhi osservano le nazioni; i ribelli non possono insorgere contro di lui! (Salmo 66:7). Approfondendo l’argomento (ma non possiamo farlo qui), possiamo scoprire che negli ultimi 150 anni nella regione israeliana è avvenuto un grande miracolo o, meglio ancora, una serie di grandi miracoli.

 

Lo storico (non credente) Benny Morris ha scritto a tal proposito: “Fin qui, i sionisti (i sostenitori dell’esistenza dello Stato d’Israele) hanno potuto considerarsi i vincitori dello scontro. Ogni vittoria può essere spiegata alla luce di fattori concreti e specifici, ma nell’insieme il successo dell’impresa sionista appare quasi miracoloso. Come descrivere altrimenti il radicarsi, in un paese inospitale, in un impero non amico e in una popolazione ostile, di una piccola e mal equipaggiata comunità di qualche decina di migliaia di ebrei russi? Come descrivere lo sviluppo di quella comunità, sia pure all’ombra delle baionette britanniche, nonostante la crescente opposizione e violenza arabe? E la vittoria contro la coalizione araba del 1948? La nascita di un paese solido e vitale? Le vittorie in altri quattro conflitti?”.

 

Come comportarsi

 

Ma allora come dobbiamo comportarci per evitare posizioni errate? Anche in questo caso, l’equilibrio biblico è la nostra fonte di ispirazione e di guida comportamentale. Primo di tutto occorre pregare per questo popolo: Pregate per la pace di Gerusalemme! Quelli che ti amano vivano tranquilli. Ci sia pace all’interno delle tue mura e tranquillità nei tuoi palazzi! Per amore dei miei fratelli e dei miei amici, io dirò: La pace sia dentro di te! (Salmo 122:6-8). Allo stesso tempo, però, non possiamo dimenticare gli arabi, anch’essi bisognosi di salvezza: Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini (1 Timoteo 2:1).

 

In secondo luogo, non possiamo dimenticare che – come qualcuno ha già detto – “Israele è l’orologio di Dio”. Quando vediamo immagini come quelle di questi giorni o ci giungono notizie “allarmanti” non dobbiamo meravigliarci: tutto ciò fa parte del piano di Dio.

 

Oggi i tempi sono difficili e ci stiamo avvicinando alla fine. Negli ultimi tempi, Israele sarà protagonista sulla scena mondiale e all’interno del suo territorio avranno luogo degli avvenimenti tremendi. Gli ebrei saranno attaccati da tutti e il terreno si sta già preparando. Si stanno ricreando le condizioni spirituali per una giustificazione, o quanto meno una “umana comprensione”, dell’odio contro gli ebrei.

 

Le mostruosità di giovani educati all’odio e spinti a uccidere sé stessi insieme a uomini, donne e bambini colpevoli soltanto di essere ebrei non sollevano indignazione, non fanno quasi più notizia. Molti si lasciano ingannare dall’idea di giustizia con cui si presenta la “lotta di liberazione” della Palestina dagli ebrei “usurpatori”. Noi, come credenti, dobbiamo vigilare. Ricordiamo che dietro la scontro tra Israele (nome scelto da Dio) e Palestina (nome scelto da un imperatore romano) c’è un vero e proprio scontro spirituale.

 

Possa il Signore aiutarci ad essere equilibrati, rifiutando ogni forma di estremismo, da un lato e dall’altro. Ciascuno di noi possa portare avanti il grande mandato verso ogni uomo, ebreo, mussulmano o di qualsiasi altra etnia sia: Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente (Matteo 28:19, 20).

Simon Pietro De Liso

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