Ti è mai capitato di essere triste? Un litigio con un amico caro, una brutta giornata a lavoro, la vista di qualcosa di brutto…e così via, potremmo continuare a citare episodi che possono renderci tristi. Tutti in vari momenti delle nostre giornate e delle nostre vite ci troviamo a provare tristezza.
La tristezza è un’emozione di base, ed è tra quelle che sperimentiamo precocemente nella vita. Il neonato è già in grado di provare emozioni come la tristezza. Il bambino tende ad esprimerla con il pianto e comincia così a farne esperienza.
Poi crescendo potrà dare voce ad essa attraverso la parola e condividere tale emozione con chi ha vicino.
Non è un’esperienza relativa solo al tempo di oggi, da sempre l’uomo è stato in grado di provare emozioni. Lo testimonia anche la Bibbia, dove si parla di esperienze umane e anche di tristezza. Nel Salmo 42 il re Davide esprime il suo sconforto e cerca ristoro in Dio. Al verso 5 dice: “perché ti abbatti anima mia? Perché ti commuovi dentro in me? Spera in Dio perché lo celebrerò ancora.”
Sin dai tempi antichi era così e continua ad attraversare tempi e culture. L’espressione sul volto che identifica la tristezza è identica anche in contesti socio-culturali differenti. Cambia piuttosto il modo di manifestare ed esprimere l’emozione in relazione alla cultura di appartenenza.
È una sensazione che ci attraversa e poi lascia il posto ad altre emozioni, esse funzionano in modo armonico e si alternano continuamente. Essere tristi quando ci sono dei motivi interni o esterni è sano ed è funzionale. Le emozioni infatti sono delle risposte a stimoli esterni o interni.
Sentire la tristezza ed esprimerla fa bene e potere trovare sostegno negli altri e nel Signore aiuta ad attraversarla.
Quando la tristezza diventa depressione
La tristezza, quindi, è sana, è fisiologica. Il nostro corpo è fatto per sperimentare tutta una serie di emozioni, tra cui la tristezza. Essa però può diventare un motivo di sofferenza. Pensa se ogni giorno la tristezza diventasse costante, se ti accompagnasse in ogni cosa e ti facesse vedere il mondo come un posto ingrigito, privo di colori. Ecco, questa è la versione meno sana della tristezza.
Ma in questo caso parliamo di tristezza?
Se vi è una condizione di apatia, abulia, isolamento, ciò indica uno stato di sofferenza. E se ci sono alcuni di questi elementi insieme e per la maggior parte del tempo potrebbe trattarsi di un disturbo depressivo, cioè un disturbo dell’umore. L’umore è costantemente basso, si perde il piacere di fare le cose e la mente viene dominata da pensieri negativi. Si tende spesso ad usare in modo inopportuno il termine depresso, si tende a dire ‘sono depressa’ ma senza avere cognizione della problematica. Magari chi lo usa è un po’ triste o svogliato quel giorno ma ciò non ha niente a che fare con la depressione.
Spesso non sembra ci sia una motivazione valida per essere così abbattuti, ti sei mai sentito dire ‘perché stai così? Hai tutto!’ eppure succede di sentirsi così anche se apparentemente si ha tutto; e non devi sentirti sbagliato per questo. È legittimo sentirsi così, può capitare a tutti.
Si può tornare a gioire?
Se ti senti triste ed invochi il Signore, Egli ti aiuta e allo stesso modo può aiutarti ad uscire dalla depressione. “Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore spezzato e salva gli spiriti oppressi” (Salmo 34:18).
Il testo biblico non usa il termine depressione ma rende benissimo l’idea di cosa significhi attraverso altri termini, come essere oppressi e tramite varie esperienze di vita citate.
Essa può raggiungere il culmine e farti pensare che non valga più la pena di andare avanti. Il nemico vuole farti credere che è troppo difficile, che non ce la puoi fare e che la soluzione migliore sia abbandonare questa vita.
Il Signore, invece, vuole farti vedere cose meravigliose, vuole darti modo di sperimentare la Sua opera di liberazione in te e darti un motivo per cui andare avanti. Non solo ciò ti farà apprezzare le piccole cose, i Suoi doni giornalieri, tutte le cose che Gli appartengono e che ci ha donato ma anche ciò per cui vale veramente la pena resistere alle difficoltà, alle sofferenze della vita. Egli ci ha promesso la vita eterna: la tristezza e il pianto non ci saranno più.
Il nemico vuole che la nostra anima si perda, il Signore vuole riscattarla. Contro la morte della nostra anima il Signore vuole offrirci la vita. Vuole far rivivere il nostro spirito, vuole dare vita alla nostra anima.
Egli ha messo la speranza dell’eternità, il Signore non solo ridà speranza nel domani e in ciò che sarà ma dona una speranza ancora più importante e unica, quella dell’eternità. Ci fa confidare nella vita eterna, in qualcosa che va oltre la vita terrena.
Solo “fissando lo sguardo su Gesù”, come è espresso in Ebrei 12:2, puoi riuscire a non farti schiacciare dagli eventi della vita o dai pensieri negativi.
Se senti che l’esperienza che stai vivendo ha a che fare con la depressione parlane con qualcuno, cerca aiuto e sostegno in chi ti sta vicino, anche al Pastore della tua comunità e agli Anziani della chiesa. Rivolgiti al Signore in preghiera. Egli ascolta le nostre richieste e aiuta chi ha lo spirito abbattuto e va a Lui chiedendo aiuto. Se ti senti apatico, privo di forze e pensi di non farcela sai che il Signore può risollevarti.
Prova a fare tutto il possibile, se è necessario rivolgiti a un professionista e inizia un percorso di cura. Potrebbe servire un po’ di tempo per uscirne e ritrovare la voglia di fare.
Mettere insieme cura dello spirito, cura dell’anima e cura anche del proprio benessere quotidiano possono essere tutti elementi che favoriscono il percorso di guarigione.
Ricorda anche che se ti rivolgi con fiducia al Signore, se è nella sua volontà, Egli può liberarti all’istante e donarti la gioia.
“Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21:4)
Ester Bilello