Storia delle Religioni

Ecumenismo: unità o compromesso?

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Te ne sarai accorto da qualche tempo ormai: riviste, telegiornali, web e magari anche alcune voci in chiesa parlano di movimento ecumenico. Forse è il termine che va più di moda quando si parla di religione! Ma ecumenismo… ecumenismo… di che si tratta?

 

Il termine ecumenismo è usato per identificare quei movimenti che mirano a superare le divisioni fra tutte le religioni (cristiane e spesso anche non cristiane).

 

Sulla carta sembra essere un progetto incoraggiante e positivo che mira al bene della chiesa di Cristo, ma la cosiddetta proposta ecumenica esige moltissima cautela e riflessione da parte di tutti coloro che vogliono veramente seguire Gesù.

 

Partiamo dal presupposto che la vera Chiesa è l’insieme di coloro che, avendo riconosciuto Cristo come proprio Salvatore, sono stati perdonati e rigenerati grazie al sacrificio di Gesù, per grazia mediante la fede. Quanto detto in due righe è l’elemento essenziale che unisce gli autentici cristiani su tutta la terra.

 

Cosa dobbiamo condividere?

 

Dobbiamo condividere la fede!”, grideranno gli entusiasti dell’ecumenismo. Ma fermati un momento a riflettere: cosa significa “condividere la fede”? Quando offriamo un culto a Dio secondo la Sua volontà, il Signore è in mezzo a noi perché siamo riuniti nel Suo nome e Lo adoriamo in spirito e verità.

 

Il pensiero di Dio riguardo alla comunione fraterna esclude l’esistenza di qualsiasi sorta di idolatria. Se unire le diverse chiese o “confessioni” cristiane nell’ecumenismo significa rinnegare questo principio, allora sarebbe meglio ripensarci: non rappresenterebbe soltanto una perdita di tempo, ma sarebbe un’offesa a Cristo stesso.

 

“Ma come?”, diranno gli stessi sostenitori dell’ecumenismo, indignati. Molti, tentando di difendere le proprie opinioni,  ti accuseranno di settarismo, ma da parte nostra si tratta soltanto del desiderio di rimanere coerenti con l’insegnamento biblico: come possiamo condividere la nostra fede con chi adora un Dio diverso dal nostro? L’intera Bibbia mette in guardia sulla gravità di un simile errore!

 

L’apostolo Giovanni conclude la sua prima Lettera ripetendo ancora una volta a tutti noi cristiani di oggi: “Guardatevi dagl’idoli.” (1 Giovanni 5:21).

 

 

Si può davvero avere una comunione spirituale “ecumenica”?

 

L’unità dei credenti necessita una fede comune. Uno scopo comune vuole un’unità di intenti, in senso interiore e spirituale.

 

Come puoi sperare che Dio manifesti la gloria della Sua Persona, se accanto a te c’è chi glorifica qualcun altro (come avviene di solito nel contesto ecumenico)? “Idolo” è, per definizione, qualsiasi cosa prenda il posto che spetta soltanto a Dio nella nostra adorazione.

 

Davvero: come possiamo illuderci che Dio possa benedirci, mentre preghiamo insieme a chi innalza Maria o tanti altri santi?

 

Secondo la Parola di Dio, non può esserci alcuna comunione spirituale tra il credente che segue davvero Gesù e un qualsiasi cristiano nominale.

“…che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?” (2 Corinzi 6:14)

 

Dio desidera semplicemente proteggere i Suoi figli dall’errore: l’apostolo Paolo scrive che l’unità va cercata nel corpo di Cristo, cioè fra coloro che sono davvero Suoi discepoli:

“Vi è un corpo solo e un solo Spirito…”

 

e dichiara con fermezza che questo corpo trova la sua unità soltanto perché:

“V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti”. (Efesini 4:4-6)

 

C’è un solo Dio e c’è un’unica fede che unisce tutti i veri cristiani sotto il Suo nome. Certo, Dio non desidera che i credenti rimangano isolati, ma d’altra parte non si accontenta di una unità formale, di facciata, come quella dell’ecumenismo. Sarebbe ancora e soltanto “religione” nel senso negativo del termine. Dio si aspetta invece una relazione con Lui che sia sincera, schietta, priva di compromessi.

 

E’ possibile realizzare una reale comunione spirituale con fratelli di altre denominazioni?

 

Certo che è possibile! La “comunione fraterna” è una condivisione basata sulla Parola di Dio e realizzata secondo la volontà di Dio. Questa riguarda innanzi tutto coloro che appartengono alla tua comunità locale (di qualsiasi età! ? ) ma sicuramente non si limita soltanto ai cristiani di una specifica chiesa o famiglia di chiese.

 

Hai mai notato che, durante l’esposizione di una predicazione o fra i libri esposti nella libreria della tua chiesa, vengono citati o compaiono nomi di cristiani del passato come Charles Spurgeon, John Wesley, Dwight Moody e tanti altri ancora?

 

Non è mica un segreto: non erano credenti pentecostali! Eppure questi credenti continuano ad essere stimati ancora oggi per la loro fede autentica e per il frutto che hanno portato alla gloria di Dio.

 

La salvezza non è una prerogativa di uno specifico tipo di chiesa, bensì un’opera che Dio compie a prescindere dalla chiesa che frequenti, in favore di quanti si accostano a Lui con fede e Lo riconoscono come unico vero Salvatore.

 

In giro per il mondo ci sono anche oggi fratelli e sorelle che, pur appartenendo a chiese e denominazioni diverse, condividono la nostra stessa fede in Cristo e nella Sua Parola, accettano la salvezza per sola fede e sola grazia e che affermano l’importanza della conseguente santificazione personale, “senza la quale nessuno vedrà il Signore” (Ebrei 12:14). Quando le condizioni sono propizie, non esiste un divieto da parte di Dio di avere comunione con questi fratelli per glorificare insieme il nostro unico Signore, mediante un unico Spirito.

 

Ovviamente, però, esistono anche ragioni specifiche, particolari, per le quali potrebbe essere raccomandabile avere molta prudenza prima di stringere rapporti di comunione con giovani di altre famiglie evangeliche: se hai dubbi a tal proposito, meglio chiedere consiglio al tuo pastore o al tuo responsabile dei giovani!

 

Perché in fondo quella comunione che piace davvero a Dio è quella di un’unità di fede senza compromessi, volta all’arricchimento spirituale e all’avanzamento della Sua (Vera) Chiesa. Ogni altra attività che non presenti questi presupposti potrebbe risultare dannosa per la nostra vita spirituale e autorizzerebbe gli altri che conosciamo ad andare avanti nel proprio errore.

 

Come in qualsiasi altro ambito della tua vita, non aver paura di rimanere nelle tue convinzioni se nella tua coscienza sei sicuro di essere nella volontà di Dio: fai la differenza dove sei e Gesù ti userà per cambiare davvero il mondo che ti circonda!

 

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