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Fede ai Tempi del Coronavirus

 

Sono ormai diverse settimane che media e giornali non parlano d’altro: un nuovo virus sta mettendo a repentaglio la vita di milioni di persone, avendo conseguenze non ancora quantificabili anche per l’economia mondiale.

 

L’ormai famoso Coronavirus sta anche provando non poco la tenuta mentale di tutti i cittadini, che si ritrovano a fronteggiare una preoccupazione che spesso si traduce in paura, se non addirittura in panico.

 

Tra una raccomandazione e l’altra, mentre virologi e politici lavorano strenuamente per garantire sicurezza e informazione, ognuno cerca il proprio modo per esorcizzare la preoccupazione e vivere più serenamente.

 

I complottisti parlano di una macchinazione internazionale dando ascolto a fonti non verificate e causando allarmismi controproducenti e stati d’ansia esagerati, gli scettici fanno finta che non stia accadendo nulla e compiono gesti spesso irresponsabili… e poi ci siamo noi: i Cristiani!

 

Basta fare una veloce carrellata tra i profili social dei “cristiani” per leggere come ognuno di loro stia vivendo la propria fede ai tempi del Coronavirus. Ma saranno tutti pensieri biblici?

 

Ecco dunque cinque pensieri NON biblici sulla fede ai tempi del Coronavirus, tratti da altrettanti versetti biblici interpretati male:

 

1. IO SONO FIGLIO DI DIO, NON POSSO AMMALARMI”

 

“Nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna si accosterà alla tua tenda” (Salmo 91:10).

 

I versetti biblici chiamati in causa per sostenere che il cristiano non possa contrarre nessuna malattia né tanto meno il Coronavirus sono infiniti. Ma è veramente così?

 

Senza dare spazio a troppe polemiche teologiche, basta leggere i racconti della Bibbia e dei Cristiani ricordati nel Libro degli Atti, per accorgerci che non c’è nulla di più sbagliato (cfr. II Timoteo 4:20).

 

Anche il “grande” Paolo si ammalò (e non fu mai guarito) eppure chi avrebbe il coraggio di affermare che non era un uomo di fede? Gesù ci insegna che, seppur non apparteniamo al mondo, siamo comunque nel mondo (Giovanni 17:16) e dunque come tutti gli altri esseri umani siamo sottoposti alle diverse difficoltà che coinvolgono i nostri simili. Dio, infatti, fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Matteo 5:45).

 

2. IO HO FEDE, NON MI SERVONO LE PRECAUZIONI

 

“Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: […] prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male” (Marco 16:18).

 

Possiamo affermare che mai questo verso della Bibbia è stato così tanto nella bocca (e sulle tastiere) dei Cristiani come nelle ultime settimane. Lo stiamo usando nel modo giusto? Gesù ci insegna che possiamo vivere in modo scellerato, senza fare attenzione o senza prendere delle precauzioni per salvaguardare il nostro corpo, solo perché siamo Cristiani e dunque godiamo di un’assicurazione gratuita sulla vita? Assolutamente no!

 

Il pensiero di Dio riguardo il nostro corpo è chiaro: “Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi (1 Corinzi 3:16).

 

3. BISOGNA RISPETTARE LA BIBBIA, ABBASSO IL GOVERNO!

 

“Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio” (Atti 4:19).

 

Questo verso della Bibbia rischia di diventare uno slogan anarchico, autorizzato dalla credenza che i Cristiani devono onorare Dio senza tener conto della legge degli uomini. Nulla di più sbagliato, soprattutto in tempi di Coronavirus!

 

La Bibbia insegna a rispettare le autorità e pregare per loro perché sono stabilite da Dio (cfr. Romani 13:1-7). Inoltre siamo chiamati ad essere rispettosi delle leggi civili se queste non contrastano con l’insegnamento biblico.

 

Consideriamo che, ad oggi, le uniche prescrizioni promulgate dai legislatori riguardano norme e accortezze igienico-sanitarie e logistiche, non abbiamo nessun motivo di progettare una rivolta. La chiusura delle chiese non è in alcun modo dovuta al divieto di professare pubblicamente la nostra fede.

 

4. APOCALISSE!

 

“Ravvedetevi”.

 

L’invito al ravvedimento è sicuramente attuale e deve essere costantemente annunciato dalla Chiesa; tempi come quelli che stiamo vivendo sono sicuramente delle buone occasioni per predicare il Vangelo e testimoniare della nostra fiducia in Dio.

 

Tuttavia, la fede al tempo del Coronavirus, ci sta facendo rispolverare tutta una serie di brani dell’Antico Testamento e dell’Apocalisse per affermare che Dio ha mandato questa epidemia per punire il mondo malvagio. Dio non ha bisogno di “punire”, Lui, “dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo ch’egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti”(Atti 17:30-31).

 

Al netto di quest’ultima considerazione, dobbiamo anche ribadire che la natura in tutte le sue manifestazioni risente –  in senso negativo – della realtà del peccato e della corruzione (cfr. Romani 8:18-23). Siamo nel tempo della grazia e della speranza della redenzione, in cui Dio vuole che “tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4).

 

Nessuno si deve sentire autorizzato a catalogare fenomeni come il Coronavirus come castighi di Dio; piuttosto ognuno ha la responsabilità di sfruttare ogni occasione per essere di testimonianza e di rispondere a chiunque ci interroga sulla nostra fede (1 Pietro 3:15).

 

5. APOCALISSE 2!

 

“Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori” (Marco 13:8).

 

Forse suggestionati dalle antiche predizioni Maya, pensiamo di poter calcolare quanto tempo manchi al ritorno di Gesù sulla base degli avvenimenti attorno a noi. Possiamo veramente calcolare il tempo che rimane prima del ritorno di Gesù sulla base delle diverse catastrofi naturali o epidemiologiche? Facciamo qualche considerazione a riguardo.

 

Se potessimo spiegare l’imminenza del ritorno di Gesù sulla base del numero di guerre o di malattie mortali, cosa dovevano pensare i Cristiani vissuti nel Medioevo quando le epidemie procuravano centinaia di migliaia di morti o i Cristiani della prima metà del Novecento durante le guerre mondiali?

 

Già i Cristiani del primo secolo erano convinti che il ritorno di Gesù sarebbe avvenuto nell’immediato, tanto che l’Apostolo Paolo quando parla di questo avvenimento si annovera sempre tra i “viventi” (cfr. 1 Tessalonicesi 4:15,17; 1 Corinzi 15:52). Questo non significa che Paolo fosse solo un illuso che forniva false speranze. Piuttosto, il suo proposito era mantenere viva la suprema Speranza (Romani 8:24-25).

 

Banditi i luoghi comuni tipici di una Fede occasionale e fatta di slogan più che di continua e costante comunione con Dio, affidiamoci con fede a Dio anche in questi tempi difficili, consapevoli che possiamo vivere in modo santo anche senza scivolare in estremismi vari.

 

Ricordiamoci infine due cose importanti.

 

Non possono essere le contingenze temporanee, che siano tragiche o felici, a determinare la vitalità della nostra fede; ma solo “chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (Matteo 24:13).

 

In circostanze come quella presente il nostro comportamento e gli atteggiamenti sono lo specchio della nostra fede davanti ai nostri familiari, colleghi, vicini di casa. Preghiamo di essere sempre una luce affinché “vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:16).

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