Fede&Scienza

Fede e Scienza: quello che non sappiamo

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Sapiente non esiste nessuno. Non m’illudo di sapere ciò che non so. Socrate

 

Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano. Isaac Newton

 

Io credo che tutti gli scienziati autentici abbiano considerato se stessi come Newton: sapevano che non sappiamo nulla, ma anche che nel campo già coltivato della scienza tutto è incerto.
Karl Popper (considerato il più grande metodologo della scienza del 1900)

 

Se qualcuno pensa di conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere.
Apostolo Paolo, Prima epistola ai Corinzi

 

Agostino da Ippona non lo sapeva.
Martin Lutero, neppure.
Neanche Tertulliano o Wesley o Spurgeon.
Nemmeno i pionieri del Movimento Pentecostale.
E sai una cosa? Gli apostoli Paolo e Pietro ne sapevano ancora meno.

 

Nessuno nella storia del Cristianesimo ha mai saputo con certezza cosa implicano sul piano scientifico i dettagli delle prime pagine di Genesi. Nel testo non ci sono frasi nascoste, messaggi segreti, sfumature illuminanti nella lingua originale che rivelino che velocità abbia oggi la luce, come si sia formata la maggior parte dei fossili a nostra disposizione o quali siano le leggi che segue il ramo della geologia che si chiama stratigrafia.

 

Certo, ci sono delle verità assolutamente chiare e, quindi, certe per chiunque legga Genesi 1.

 

Dio è sovrano su ogni cosa.
Dio è buono.
Ne occorrono altri?
L’uomo è stato creato dopo che il resto della creazione già esisteva, per avere dominio su di essa.

 

Esistono affermazioni che possono essere fatte con certezza da chiunque legga e creda nel primo capitolo del libro della Genesi. Ma esiste anche una grande quantità di dettagli su cui si accaniscono oggi gli studiosi interessati al tema delle “origini”, che non sono indiscutibili se messi alla prova di una lettura del testo onesta e priva di pregiudizi.

 

Ed è per questo che ad oggi come nella storia del Cristianesimo non emerge un’interpretazione davvero dominante.

 

• Una buona parte degli scritti dei cristiani dei primissimi secoli dopo Cristo cercò di dare un significato alla durata dei “giorni” di Genesi 1 – cioè se siano giornate di 24 ore o ere – ma le opinioni da subito furono discordanti. Giustino Martire (Dialogo con Trifone, 81), Ireneo di Lione (Contro gli eretici V, 23:2) e Cipriano di Cartagine (Trattati XI, 11) ritenevano che i giorni corrispondessero ad epoche di centinaia di anni ciascuna, sulla base del verso 4 del Salmo 90 “Perché mille anni sono ai tuoi occhi come il giorno di ieri ch’è passato, come un turno di guardia di notte”. Altri come Ambrogio (Esamerone X, 37), Basilio di Cesarea (Esamerone, II omelia, 8) e Giovanni Damasceno (Sulla vera fede II, 7) ritenevano invece il testo di Genesi si riferisse a giorni di ventiquattro ore.

 

• Agostino da Ippona ha riflettuto a lungo e in diverse opere su questo problema, arrivando a concludere che Genesi 1 fosse sospeso nell’atemporalità, cioè fuori dal tempo nel quale è lecito parlare di “prima” e “dopo” e del concetto di durata. Così si esprimeva (De Genesi ad litteram imperfectus liber III, 8): “Comunque stia la cosa si deve certamente ammettere per fede – anche se supera la nostra intelligenza – che ogni creatura ha un inizio e che il tempo stesso è una creatura e perciò ha un inizio e non è coeterno al Creatore.”

 

• Al tempo della Riforma Protestante o nell’ambito del Movimento Pentecostale, come anche all’interno della stessa nazione, l’interpretazione di Genesi 1 è sempre stata tutt’altro che unanime.

 

Accettare che alcune questioni non siano chiaramente rivelate attraverso la Parola di Dio implica che la ricostruzione di questi fatti dal punto di vista scientifico e storico è affidata in buona parte alla nostra intelligenza di esseri umani, che inevitabilmente è fallibile.

 

Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, le cose rivelate sono per noi.
Deuteronomio 29:28

 

Come in altri ambiti della scienza, della filosofia ed in genere del sapere umano, per i cristiani è lecito ipotizzare teorie che coniugano nel modo più coerente ed armonioso tutte le verità assodate. Quindi, non occorre scoraggiare lo studio, la ricerca scientifica, la creatività, il confronto culturale su temi che sono ricollegabili al significato da dare al primo capitolo della Genesi. È sbagliato, piuttosto, pensare di poter arrivare a certezze indiscutibili laddove Dio non ha chiaramente parlato o pretendere di avere garanzie a tal proposito. Quello che risulta fondamentale è l’attitudine mentale e di cuore:

 

– da un lato, l’esercizio di ricercare risposte plausibili e in qualche misura convincenti anche sul piano scientifico è doveroso (soprattutto per gli “addetti ai lavori”, cioè per chi studia queste discipline o lavora in questo ambito) anche per mostrare agli increduli che la Bibbia ha risposte che sono razionali e plausibili sul piano scientifico;

 

– d’altra parte, Dio ci chiede precisi atti di fede nel nostro percorso con Lui. Cioè ci sono passaggi, eventi, verità che richiedono da parte nostra la fede di un bambino mentre ci accostiamo ad essi. Prima di essere studenti, laureati o addirittura scienziati, siamo cristiani: questa fede, questa semplicità è parte integrante della nostra identità. È Gesù che ha invitato quel bambino a porsi al centro dei discepoli, per indicarlo come modello per ogni cristiano

 

Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli”. Matteo 18:2-4

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