Oggi parliamo di un fenomeno “culturale” che sta prendendo sempre più piede anche nel nostro Paese, riscuotendo il favore dei giovani e non soltanto. Parliamo di Halloween, per noi cristiani.
Molti giovani la trovano una festa entusiasmante, perché si possono anticipare le burle e gli scherzi del carnevale e in più, ridendo, esorcizzare le proprie paure rispetto all’aldilà. Non vogliamo rovinarti la festa, ma desideriamo informarti sulle cose che Halloween rappresenta e sulle sue origini.
Le origini di Halloween
Facciamo un salto indietro nel tempo per considerare quando e dove ha avuto origine questa festa.
Il nome “Halloween” deriva dall’inglese “All Hallowed Eve” (vigilia di tutti i santi), celebrazione stabilita dalla religione cattolica nell’anno 840 d.C. e nota anche come festa di Ognissanti. Per comprendere come questa festa sia nata e come sia entrata a far parte del cosiddetto mondo cristiano (ma a cui di cristiano, da lungo tempo, è rimasto solamente il nome), occorre fare riferimento al popolo dei celti e al loro modo di celebrare l’arrivo della stagione invernale.
Prima ancora, però, sarà bene fare un cenno proprio alla festa di Ognissanti che, dall’esterno, ha l’aria di essere una ricorrenza cristiana e perciò degna di tutto il rispetto dei credenti. Questa festa fu istituita formalmente nell’anno 840 da papa Gregorio IV, con il fine dichiarato di ricordare tutti i santi che, con una vita di onestà e bontà, si sono “meritati” il paradiso.
La chiesa cattolica insegna, inoltre, che nel giorno di Ognissanti i fedeli pregano per i morti e i morti pregano per i fedeli. La Bibbia, invece, insegna tutt’altro e cioè che si deve pregare da vivi e soltanto per i vivi. La morte, infatti, annulla la possibilità di rivedere la propria posizione davanti a Dio. È in vita che si decide da che parte stare!
Tornando ai celti, l’arrivo dell’inverno era accolto con una festa in cui si svolgevano pratiche occulte: Samhain. Secondo la tradizione celtica, infatti, quando l’estate finiva e aveva inizio l’inverno, il velo che divideva la terra dei vivi da quella dei morti si assottigliava e tanto i vivi quanto i morti potevano accedere ai mondi dell’uno e dell’altro.
Quando i romani cristianizzati raggiunsero quelle terre, probabilmente scambiarono la festa di Samhain con quella di Ognissanti, anche se non è difficile credere che le due furono riunite di proposito in una festa sola, quella di Halloween, così da non far torto a nessuno. La festa di Ognissanti, che fino ad allora era stata celebrata a maggio, fu anticipata al primo novembre, giorno in cui i celti festeggiavano il Samhain[1].
Seppure ci siano molti sforzi nel catalogare Halloween come una festa cristiana, si tratta di un’enorme forzatura creata dalle istituzioni religiose.
I simboli di Halloween
Avvicinandosi il 31 ottobre, fruttivendoli e commercianti riforniscono i loro banchi di zucche destinate alla vendita. La zucca intagliata a forma di faccia, infatti, è uno dei principali simboli di questa macabra festa.
Secondo la leggenda irlandese, Stingy Jack, un buono a nulla violento e ubriacone, una vigilia di Ognissanti anziché andare in chiesa a pregare, si prese una sbronza. All’improvviso gli comparve il diavolo, che provò a portarsi a casa l’anima di Jack. Gli propose di esprimere un desiderio prima di finire tra le fiamme dell’inferno e Jack rispose che avrebbe voluto bere un ultimo bicchierino. Dato che non aveva un soldo, però, chiese al diavolo di tramutarsi in una monetina da 6 pence. Come il diavolo acconsentì, Jack lo infilò nel suo portafoglio, che aveva una grande croce in filigrana d’argento ricamata sopra.
Ovviamente il diavolo rimase intrappolato a causa del simbolo sacro ricamato sul portafoglio. Dopo una lunga ed estenuante discussione, i due stabilirono un patto, quello di rimandare di un anno esatto la morte di Stingy Jack in cambio della libertà del diavolo. Esattamente la sera della vigilia di Ognissanti dell’anno dopo, il diavolo si presentò all’appuntamento. Jack si trovava nel suo orto, sbronzo come al solito e seduto sotto un albero di mele. Il diavolo gli chiese ancora quale fosse il suo ultimo desiderio prima di morire. E Jack rispose: “Vorrei una delle mie mele, ma sono troppo ubriaco per arrampicarmi sull’albero: potresti salirci tu?”.
Il demonio accettò, ma appena fu in cima Jack – che era sbronzo ma decisamente furbo – velocissimo tirò fuori un coltello e incise una croce sul legno del tronco: in tal modo il diavolo non poteva più scendere. Avvenne così un’altra interminabile contrattazione; il diavolo propose a Jack di rimandare la sua morte di dieci anni, ma Jack era troppo furbo e il diavolo decise di dargliela vinta e lasciarlo in pace. Ma un anno esatto dopo, mentre se ne stava nel solito orto a cavar rape anziché in chiesa, Jack morì. Ancora con una rapa in mano arrivò in paradiso; bussò per entrare ma le porte per lui restarono chiuse.
Stingy Jack allora, sempre con la rapa in mano, scese all’inferno; ma il diavolo quando lo vide ringhiò: “Cosa ci fai qui? Mi hai imbrogliato due volte, non sopporto proprio l’idea di averti tra i piedi per l’eternità. Sparisci!”, e gli lanciò dietro un pezzo di brace incandescente. L’astuto Jack, allora, fece un buco nella rapa, ci mise la brace, ne ricavò una lanterna e si mise a camminare nell’oscurità alla ricerca di un posto dove fermarsi per sempre.
Gli irlandesi, per ricordare Jack, la notte di Ognissanti fabbricavano davvero piccole lanterne con le rape, ma quando iniziarono a emigrare in America, non avendo rape a disposizione ripiegarono sulle zucche, facilmente reperibili e decisamente più facili da intagliare.
La leggenda di Jack rende chiaro il fatto che Halloween attinga a varie espressioni di superstizione per esorcizzare la paura della morte.
Il mondo cerca degli espedienti alle proprie paure ed è chiaro che anche chi ci scherza su, in realtà, trema al pensiero della morte. Siamo saggi, sfruttiamo questa occasione per diffondere il messaggio dell’Evangelo.
Neppure i bambini fanno eccezione. Trick or treat? – Dolcetto o scherzetto? È così che si divertono nei giorni di Halloween, minacciando di fare danni a chi non dà loro nessun dolcetto. Con indiscussa innocenza i bambini si divertono a mascherarsi da diavoli, con il beneplacito dei genitori. Questi, convinti di far loro del bene esorcizzando le loro paure, li abituano invece sin da piccoli a familiarizzare con le tenebre e a considerare con leggerezza l’anima e la sua immortalità.
Anche la scuola si fa promotrice di attività legate alla festa di Halloween, sostenendo il diffondersi di idee spiritualmente malsane e incoraggiando gli alunni a divertirsi con ciò che, in realtà, l’uomo teme fortemente.
Nelle feste di Halloween che coinvolgono ragazzi e adolescenti, spesso si praticano forme di divinazione e di magia, anche soltanto per gioco, illudendosi di avere il potere sulle forze della malvagità.
La Bibbia e Halloween
Già per questi motivi potremmo dire un sonoro “No grazie!” ad Halloween, ma in quanto cristiani vorremmo fare qualche ulteriore riflessione basata sulla Bibbia.
Nella maggior parte dei casi, chi festeggia Halloween non si rende conto di familiarizzare con il mondo dell’occulto. La Bibbia però ci incoraggia: “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele” (Efesini 5:11).
Non vi rivolgete agli spiriti,né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi a causa loro. Io sono il Signore vostro Dio
Levitico 19:31
Come figli di Dio tocca a noi promuovere, invece, tutti quei valori morali e spirituali che formano ed edificano.
- Fidiamo e ubbidiamo al consiglio della Parola di Dio (Numeri 23:23; II Re 23:24);
- Distinguiamoci come luce nelle tenebre (Efesini 5:11; Filippesi 2:15; Malachia 3:18);
- Testimoniamo di Cristo con le nostre parole e la nostra condotta (Isaia 52:11; II Corinzi 6:14);
- Asteniamoci dal frequentare situazioni e ambienti che possono rappresentare rischi (I Corinzi 15:33; Efesini 5:7, 8);
- Allontaniamoci da atteggiamenti violenti e immorali (Efesini 4:19);
Nessuno ci costringe a festeggiare Halloween, e noi non possiamo sicuramente costringere chi non riconosce l’autorità di Dio sulla propria vita a non farlo. Ricordiamoci della nostra condizione prima di conoscere il Signore: eravamo anche noi spaventati all’idea di morire ma in tante occasioni siamo stati sprezzanti e spesso abbiamo rifiutato di avvicinarci a Dio.
Possiamo ringraziarLo, però, per chi ci ha parlato di Lui con amore e facendosi scivolare addosso le nostre parole offensive o di biasimo, e noi possiamo fare lo stesso.
… santificate Cristo come Signore nei vostri cuori, sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto, avendo una buona coscienza
I Pietro 3:5
Articolo tratto dal libro “Classe Biblica Young 1 – Bibbia e Società”
[1] Roberts, Brian K. (1987). The Making of the English Village: A Study in Historical Geography. Longman Scientific & Technical.