Un’occasione per riflettere su questa festa … e per raccogliere una sfida
Il Natale è uno di quegli argomenti su cui si può discutere per ore perché internet ci fornisce non poche informazioni sulle origini e il significato di questa festa diffusa in tutto il mondo: troppe, troppe informazioni. C’è il rischio di perdersi. Cercheremo di essere sintetici e affrontare il tema da quattro punti di vista diversi, “sfidando” tutti (anche gli evangelici stessi) a riflettere con attenzione sul Natale a livello personale:
1. Il punto di vista biblico
L’evangelista Luca, scrittore noto per la cura riservata ai dati storici, non fissa il giorno né il mese della nascita di Gesù (Luca 2:1-7) perché la Parola di Dio vuole evidenziare non la data, bensì il modo in cui avvenne e soprattutto lo scopo della Sua venuta (Matteo 1:18, 21; Luca 1:35).
Nessun testo biblico ci chiama infatti a festeggiare periodicamente la nascita di Gesù (mentre ci chiama a celebrare senza fissa periodicità la Cena del Signore, che ricorda la morte e la promessa del ritorno di Gesù) e anzi, ci invita a dimenticarci qualsiasi celebrazione che sia legata a uno specifico giorno o mese del calendario.
In Galati 4:9-11 è scritto ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, di cui volete rendervi schiavi di nuovo? Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Io temo di essermi affaticato invano per voi!
Il rito della celebrazione del Natale è il risultato di una stratificazione di tradizioni che risalgono a diverse culture mediorientali, nordeuropee e persino del capitalismo del 1900. Per esempio, la Coca Cola è fiera di aver contribuito a disegnare Babbo Natale come lo immaginiamo oggi. E noi non mettiamo in dubbio la creatività e le capacità artistiche di tutti coloro che hanno contribuito a modellare questa festa così apprezzata in tutto il mondo, ma siamo onesti: tutto il folklore che accompagna il Natale non ha nulla a che vedere con il messaggio di Gesù.
Non festeggiamo il Natale perché il “Festeggiato” ci ha comunicato quel che desidera, e non è questo!
2. Il punto di vista celebrativo-spirituale
Qualcuno pensa “che male c’è se io insieme a tanti altri che nel mondo si ritengono cristiani dedichiamo un giorno specifico a ricordare la nascita di Gesù? Quel giorno ci concentreremo particolarmente sul valore di questo evento, dandogli noi un valore spirituale”. Questa opinione ha due problemi: che Gesù ci invita piuttosto ad essere veri adoratori, cioè ad adorare “in spirito e in verità” (Giov.4:23), lontani da rituali concepiti da ideatori umani, lontani da immagini, lontani da tutto ciò che non sia la pura acqua della Parola di Dio e il contatto diretto, per mezzo della preghiera, con lo Spirito del Dio vivente.
E poi: nelle nostre chiese cantiamo spesso un canto che fa “E fu un giorno di festa, e fu un giorno di festa il giorno che incontrammo Gesù… è sempre un giorno di festa, è sempre un giorno di festa, anche oggi noi siamo con Lui”. Altro che una volta l’anno! Che Gesù sia nato nei nostri cuori lo ricordiamo davvero ogni giorno, mica vogliamo aspettare il 25 dicembre! Amico: adora Gesù. Ogni giorno. Davvero.
Non festeggiamo il Natale, perché per noi è festa ogni giorno!
3. Il punto di vista evangelistico
Bisogna ammettere che il Natale crea un’opportunità evangelistica davvero particolare, che dobbiamo imparare a saper cogliere. Per almeno 24 ore (di più), tutto il mondo si ferma in onore del nostro Signore e Salvatore.
Certo, abbiamo già detto che il modo in cui lo fa, e che lo faccia solo una volta l’anno, è più che discutibile. Però, che occasione! Per ricordare perché il nome di Gesù è così importante, perché ha cambiato la storia, perché merita tanto onore… stanno celebrando (in modo sbagliato) il nostro Salvatore!
Diciamolo allora:
Non festeggiamo il Natale perché Gesù merita di più! (e se permetti ti spieghiamo il perché…)
4. Il punto di vista dell’amore
Si fa presto a dire di non festeggiare il Natale e tutto sommato è facile per chi non lo ha mai festeggiato in vita sua. Ma occorre rendersi conto che per molte famiglie è veramente l’unico momento in cui forse verranno messe da parte le ragioni dei litigi e degli scontri e ci si abbraccerà serenamente, e si sorriderà intorno a una tavola imbandita di cibi ricchi e appetitosi.
Forse in alcuni contesti disagiati per alcuni ragazzi è l’unica occasione di ricevere un dono o un po’ di affetto. Prima di “buttare via” la tradizione del Natale, chiediamoci cosa possiamo fare per compensare questo vuoto, perché è normale che ci sia questo bisogno di affetto e di generosità nel cuore dell’uomo.
Gesù ama e dona generosamente il Suo amore in modo disinteressato, e l’ha fatto fino a morire sulla croce per noi, garantendo che avrebbe provveduto quindi a ogni altra nostra necessità (Romani 8:32).
Ma anche noi siamo chiamati ad amare nello stesso modo: nella chiesa (cristiana ed evangelica) ogni giorno dovrebbe essere possibile trovare affetto e generosità in figli di Dio disposti a prendersi cura di chi hanno davanti, chiunque egli sia (Luca 14:12-14) ed in qualsiasi giorno dell’anno (Atti 2:42-47). Perché la Bibbia afferma che mediante il nostro amore rendiamo visibile il Dio invisibile, che è amore (1 Giov. 4:12).
Non festeggiamo il Natale perché non vogliamo limitare la larghezza del nostro amore a un solo giorno, ma amarti veramente, ogni giorno, come Gesù ama noi.