“Ma ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l’uomo. Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, OMICIDI…”
(Matteo 15:18-19)
L’istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto come parola dell’anno 2023 “femminicidio”. Il motivo che ha portato a questa scelta è stato “per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale”. Infatti la violenza di genere continua e le notizie riguardanti i crimini commessi in Italia continuano ad argomentare le testate giornalistiche nazionali. La campagna di comunicazione #leparolevalgono voluto dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana per promuovere l’uso corretto e consapevole della lingua, ha deciso di porre l’attenzione degli italiani sul fenomeno della violenza per promuovere una riflessione collettiva e costruttiva su una tematica socio-culturale e di attualità.
Le dichiarazioni della direttrice scientifica Valeria Della Valle, insieme a Giuseppe Patota del Vocabolario Treccani, portano a una profonda riflessione: “non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale: quanto è presente nell’uso comune, in che misura ricorre nella stampa e nella saggistica? Purtroppo, nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere. Il termine, perfettamente congruente con i meccanismi che regolano la formazione delle parole in italiano, ha fatto la sua comparsa nella nostra lingua nel 2001 (e fu registrata nei Neologismi Treccani del 2008): da allora si è esteso a macchia d’olio quanto il crimine che ne è il referente».
LA NATURA E IL PESO DELLA PAROLE ESPRESSE
La Bibbia invita ognuno di noi a valutare le parole espresse, infatti esse riflettono quello che abbiamo nel cuore. In Matteo 15:18 Gesù dichiarerà “ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l’uomo”. La definizione del termine “Femminicidio” sul vocabolario online Treccani ci impone un’attenta analisi delle parole alla luce della Parola di Dio:“femminicìdio s.m. [comp. del s.f. femmina e -cidio]. – Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo.”
Le parole espresse, le dichiarazioni enunciate, i paradigmi inespressi sono generatrici di atteggiamenti e azioni di cui ognuno di noi è autore e promotore; il femminicidio si presenta come l’uccisione di una donna che in precedenza ha subito violenze fisiche, psicologiche, economiche, sessuali e stalking da parte di soggetti maltrattanti che hanno “impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo”.
La Parola di Dio è chiara nel chiedere a noi di amare, la Bibbia presenta una verità inequivocabile: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1 Giovanni 4:8); la conoscenza di Dio conduce ogni individuo a vivere un amore equilibrato e vero che si esprime verso ogni persona. Nonostante queste indicazioni, il marchio impresso alla donna dalla concezione culturale plurisecolare rischia di offuscare il messaggio espresso nella Parola di Dio.
PRESUNTA INFERIORITA’
In Genesi 1:27 la Scrittura dichiara che “Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creo maschio e femmina”. Entrambi i sessi portano in sé, individualmente, l’immagine di Dio, questa è una chiara indicazione che siamo uguali nell’essere e nella dignità. L’importanza che ognuno di noi possiede nel progetto di Dio non deve essere influenzata da presunte inadeguatezze o inferiorità espresse dall’essere donna, Dio ha impresso l’impronta della Sua immagine (e somiglianza divina) su entrambi gli individui: maschio e femmina. Ognuno di noi rispecchia l’immagine del solo vero Dio, questo dimostra che non esiste inferiorità presunta.
INFONDATA INFERIORITA’
In Genesi 2:23 la Scrittura dichiara che “L’uomo disse: Questa finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo”. L’uomo subito dopo la creazione della donna comprese che con lei condivideva la sua stessa natura e questo comportò l’esclamazione in oggetto. Eva non era oggetto di infondata inferiorità, ma era stata estratta da una parte di lui e quindi condivideva la stessa natura e rispecchiava come lui l’immagine di Dio. La Scrittura rivela il piano di Dio nei riguardi della creazione appena analizzata: “Non è bene che l’uomo sia solo; io gli faro un aiuto che sia adatto a lui” (Genesi 2:18). Il termine “adatto a Lui” ( ebr. Kenegò) significa “come lui”, “corrispondente a lui”, “conciliabile con lui”. La natura della donna corrisponde a quella dell’uomo e questo dimostra la loro uguaglianza, annullando il concetto di infondata inferiorità.
SUBORDINAZIONE RISPETTO ALL’UOMO
La Scrittura presenta questa virtù della sottomissione ricordando il valore del reciproco aiuto che all’interno della coppia dovrà essere realizzato: “io gli faro un aiuto che sia adatto a lui” (Genesi 2:18). La relazione matrimoniale è la più intima tra le relazioni umane, è basata sull’amore e sulla volontà di unirsi in una sola persona. La coppia diventa un organismo relazionale in cui ogni componente svolge in modo perfetto il ruolo e le responsabilità affidate, la relazione matrimoniale consiste sia nell’essere “uno” che nella differenziazione dei ruoli, dovrà dunque esserci una buona dose di reciprocità e di interdipendenza. Nella relazione tra uomo e donna la Scrittura invita il marito ad avere un livello qualitativo di amore molto ambizioso: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei…chi ama sua moglie ama se stesso” (Efesini 5:25,28).
“Ciò che esce dalla bocca viene dal cuore”
Le parole espresse ci permetteranno di riconoscere la natura dei sentimenti nascosti nella persona difronte a noi, questa analisi ci guiderà nel gestire il coinvolgimento in eventuali relazioni tossiche e pericolose. Una relazione tossica è caratterizzata da disequilibrio all’interno della coppia, e si caratterizza per la presenza di infelicità, mancanza di rispetto, di supporto e continua sollecitazione manipolatoria verso un senso di colpa che sminuisca la nostra autostima; questo tipo di relazioni non favoriscono la nostra crescita personale ma generano insicurezza: “Le parole degli empi insidiano la vita, ma la bocca degli uomini retti procura la liberazione” (Proverbi 12:6). La parole espresse possono produrre vita in chi le ascolta oppure preludio di morte se celano le tenebre del male, l’invito della Parola di Dio è: “Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita” (Proverbi 4:23).
NON SOTTOVALUTIAMO LA POTENZA DELLE PAROLE perché in esse si trovano la natura dei sentimenti di ogni persona: “Dalla medesima bocca escono benedizione e maledizione…non dev’essere così” (Giacomo 3:10). Permettiamo alla Parola di Dio di operare nella profondità del nostro cuore: “Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace…essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12)
Gioele Puopolo