Emozioni: unione di corpo e mente
La parola emozione è conosciuta e molto usata ma sai da dove deriva? Viene dal latino “ex” cioè fuori e “moveo” cioè agito, muovo. Quindi emozione indica movimento, muovere fuori, agitare, vibrare.
E’ una reazione breve e intensa che si genera in risposta ad un evento interno o esterno e che porta con sé modificazioni fisiologiche. Ogni emozione ha un correlato fisiologico: ad esempio se siamo impauriti si verificano l’accelerazione del battito cardiaco e del ritmo respiratorio, la sudorazione del palmo delle mani, l’aumento della motilità intestinale e tensione muscolare.
Uno stato emozionale ha due componenti: una componente “corporea” che è la caratteristica sensazione fisica che proviamo durante un’emozione; l’altra è la consapevolezza di star provando una determinata emozione. Ad esempio, se una persona cara per il cui ritorno siamo stati in ansia ci compare dinanzi, noi sentiamo il nostro cuore sobbalzare, il respiro allargarsi, le gambe farsi molli e a livello cognitivo siamo consapevoli di essere felici.
Le emozioni sono profonde, coinvolgono tutto il nostro essere, anche il cervello; le aree cerebrali come amigdala e ipotalamo riguardano la componente corporea, i lobi frontali si attivano per la componente cosciente.
Emozioni e sentimenti sono la stessa cosa?
Le emozioni sono più brevi e intense dello stato d’animo.
Generalmente si parla di emozioni di base: gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto, sorpresa. Ekman, famoso studioso di micro-espressioni, le definì universali, perché comuni a tutte le culture.
Ad esempio, la gioia significa sentire energia e voglia di fare. Si esprime spesso col sorriso. Possibili manifestazioni di allegria: sorrisi, entusiasmo, curiosità, voglia di cantare, leggerezza. Nella Bibbia in Proverbi 15:13 viene citata la gioia: “Il cuore allegro rende gioioso il volto,…”. E’ proprio così, se sei allegro è visibile anche dall’espressione del volto.
Alcuni parlano anche di emozioni complesse, dette tali perché richiedono cognizione ed iniziano a manifestarsi verso la metà del secondo anno di vita. Ad esempio la vergogna, la rassegnazione, la gelosia, la nostalgia, il rimorso, la delusione, la colpa.
Impariamo da bambini
Il bambino apprende le emozioni, comincia a dare piano piano un senso attraverso le figure di riferimento che si prendono cura di lui. I neonati iniziano ad esprimersi attraverso il pianto e il sorriso. Esistono vari tipi di pianto e sorriso, diversi in base a ciò che sta provando. Il caregiver aiuta il bambino a dare senso all’esperienza (se è pianto di base solitamente per fame, pianto di rabbia, pianto di dolore).
Impariamo piano piano a riconoscere le emozioni in noi e negli altri.
Sviluppiamo ciò che viene definita la competenza emotiva, capacità di riconoscere le emozioni, esprimerle e gestirle.
I bambini con genitori attenti alle emozioni sanno gestire meglio il turbamento emotivo da soli. Quando genitori hanno un atteggiamento punitivo e sprezzante nei confronti delle emozioni, i bambini rimangono impacciati.
Sentimenti e fede per forza in contrasto?
Sono le emozioni il problema o la nostra risposta ad esse? La soluzione è ignorare le nostre emozioni?
La rabbia è un problema? O può esserlo la nostra reazione alla rabbia che sentiamo? Se ti arrabbi per qualcosa di ingiusto è sbagliato?
L’importante è andare sempre a Dio e chiederGli di aiutarci a gestire la rabbia che spesso si esprime nella nostra quotidianità e trasformarla. Diverso dal lasciarsi travolgere da una rabbia incontrollata, un’aggressività distruttiva che non fa a bene a te o agli altri.
Nel Salmo 34 al versetto 4 Davide ci invita a rivolgerci al Signore, come ha fatto lui che ha portato la sua paura. Dio ti libera. Non è buono lasciarsi trasportare dalle paure, se chiediamo aiuto a Gesù, Egli ci aiuterà a superare la paura.
In Matteo 26: 37-39 Gesù, in agonia nel Getsemani, prova tristezza, angoscia. Cosa fa? Prega Dio affinché sia fatta la Sua volontà.
Vogliamo ringraziare Dio perché ci ha dato la capacità di provare le emozioni; chiederGli di aiutarci ad andare a Lui ogni volta che ci sentiamo impauriti, arrabbiati, frustrati e di mostrarci cosa può insegnarci attraverso quel sentimento e attraversarlo, onorandoLo.
È con noi nella sofferenza
Gesù ci insegna anche a rispettare i sentimenti altrui. Consola i discepoli che sono dispiaciuti per Lui. Gesù sapeva a cosa serviva quel dolore ma ciò non gli ha permesso di sminuire il dolore dei discepoli (Giovanni 16:20). Diede loro speranza, la certezza che la sofferenza si sarebbe trasformata in gioia.
Gesù, fattosi uomo, provò emozioni come noi. Era con Marta e Maria in occasione della morte di Lazzaro, e pianse con loro (Giovanni 11:35). Egli fa lo stesso con noi, ci è vicino nel pianto, nel dolore. E ci invita a fare lo stesso con chi ci sta vicino: “Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono” (Romani 12:15).
In Ebrei 4:14 è scritto che Egli simpatizza con noi, ci compatisce, non nel senso che prova pena ma partecipa in maniera profonda alle nostre sofferenze.
Pianse anche quando si stava recando per l’ultima volta a Gerusalemme, a motivo dell’incredulità dei Giudei e sapendo anticipatamente quanta sofferenza ci sarebbe stata in quella città (Luca 19:41-44)
E tu credi che Dio può aiutarti a gestire le emozioni? Sei pronto ad affidarti a Lui perché trasformi la tua vita?
Ester Bilello