Se sei un fan dei picchiaduro a incontri hai atteso senz’altro con curiosità, e forse con un pizzico d’impazienza, il recente evento del 18 maggio, giorno del debutto europeo di Injustice 2, il sequel del pluripremiato videogioco di combattimento Injustice: Gods Among Us pubblicato circa quattro anni fa da Warner Bros.
Sfogliando virtualmente i dodici capitoli della storia principale di Injustice 2, sei catapultato, in veste di spettatore e al contempo protagonista dell’azione, in un universo tra il fantascientifico e il surreale in cui prende corpo una serie incalzante di scontri che coinvolgono oltre una trentina di personaggi firmati DC Comics: non soltanto i supereroi dei fumetti che per decenni hanno conquistato giovani e meno giovani, da Batman a Superman a Flash, ma anche temibili supercriminali come Atrocitus, Brainiac e Gorilla Grodd.
Nel cangiante scenario di Injustice 2, puoi assumere, di volta in volta, le parti dell’uno o dell’altro contendente, personalizzandone sia l’aspetto sia le strategie di attacco e di difesa attraverso le molteplici risorse delle ‘scatole madri’ guadagnate nel corso della partita.
Non mi addentro nei risvolti tecnici del gioco, anche perché… l’esperto in materia sei tu. Vorrei, piuttosto, riflettere un po’ con te sulla concezione etica che orienta la condotta degli ‘eroi’ di Injustice 2 e disorienta, di primo acchito, gli amanti dei classici DC Comics vecchio stampo.
I supereroi del 2017, infatti, ormai sono ben lontani dai loro predecessori novecenteschi, da quei paladini del Bene assoluto, tutti d’un pezzo, che si opponevano senza esitazioni ai supercattivi, incarnazione di un Male altrettanto assoluto: li vediamo ora lottare fra di loro, allearsi con i supercriminali, pensare e agire secondo logiche non molto diverse da quelle dei loro tradizionali nemici, i ‘cattivi’.
Questo inquietante ripensamento dei supereroi, a dire il vero, è solo l’ultima tappa di un processo iniziato circa trent’anni fa: pietra miliare fu la prima edizione del fumetto Watchmen, uscito a puntate tra il 1986 e il 1987, in cui la rassicurante rappresentazione eroica dei personaggi si sbriciolava sotto il peso della domanda filosofica “… ma per cosa combattono i buoni? Che cos’è questo Bene a cui aspirano?”.
Stiamo parlando di un’opera così importante da essere, ancora oggi, l’unico romanzo grafico ad aver vinto un premio Hugo e ad essere stato inserito nella lista di TIME Magazine dei “100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi“. La sua influenza si estende su tutta la produzione contemporanea di fumetti, film e videogiochi che si ispirano ai supereroi… anche il nuovo Injustice!
Per esempio, più recentemente, nel 2006, la saga Marvel Civil War e poi, l’anno scorso, il corrispondente film hanno portato alla ribalta verso il largo pubblico la tematica dello scontro intestino fra i supereroi, non più uniti in nome di un Bene comune.
Concentriamoci, però, su Injustice 2, e mettiamo a fuoco, da una prospettiva evangelica, un paio di aspetti della ‘filosofia di vita’ che fa da sfondo all’azione. È vero, è solo un videogioco, ma …
1. “Lines once clearly defined become blurred” (“le linee di confine, un tempo ben definite, divengono confuse”). A quali linee di confine si allude nello story trailer di Injustice 2? Proviamo a rispondere con le parole del supercriminale Black Adam: “il bene e il male non sono concetti immutabili. Sono definiti da chi detiene il potere”.
Svuotando di senso e di valenza oggettiva la distinzione fra bene e male, il supercattivo non fa che rilanciare, ‘in pillole’, una posizione filosofica la cui espressione più compiuta va rintracciata nel saggio Al di là del bene e del male: preludio di una filosofia dell’avvenire (1886) del filosofo Friedrich Nietzsche: la netta antitesi fra bene e male altro non sarebbe che una zavorra del cristianesimo, un peso da lasciarsi alle spalle in favore di un’etica nuova, tutta modellata a immagine dell’uomo e della sua “volontà di potenza” e di autodeterminazione.
Questo azzeramento del valore assoluto del bene e del male risulterebbe conseguenza di quella che Nietzsche etichettava come la “morte di Dio”, la negazione – o, in termini nietzschiani, l’uccisione – dell’Essere che nella tradizione giudaico-cristiana è venerato come “il padre, (…) il giudice, (…) il rimuneratore”.
Rimosso Dio dal proprio orizzonte, l’uomo si apre in apparenza a una libertà illimitata, ma, a ben vedere, come ammetteva il filosofo Jean-Paul Sartre, si scopre “condannato a essere libero”, alla deriva nella propria solitudine, senza appigli né rifugi. Anche sulla scena di Injustice 2, come su quella di Injustice: Gods Among Us, Dio non sembra trovare spazio o, più esattamente, sono i controversi supereroi della saga a occupare il Suo posto.
Che dire, però, di un Superman che, dopo aver involontariamente ucciso, in preda alla follia innescatagli dal Joker, la moglie e il bimbo che lei portava in grembo, si trasforma in uno spietato e disperato dittatore in cerca di vendetta, pronto ad assoldare feroci supercriminali per imporre a suo modo l’ordine? Ti fideresti di un ‘dio’ che, come recita lo storytrailerdi Injustice 2, “becomes tyrant, becomes outcast” (“diventa un despota, diventa un reietto”)?
Starai pensando, forse, che non è il caso di prendere troppo sul serio la trama di un videogame e che, in fondo, con Injustice 2 vuoi solo divertirti un po’ a cuor leggero.
Mentre giochi, però, colgo l’occasione per darti una notizia ben più entusiasmante di qualche ora di svago ed emozioni: il Dio a cui ho affidato la mia vita, il vero Dio, non è come Superman e i suoi ‘amici’! Ha le idee molto chiare sulla differenza tra il bene e il male (Isaia 5:20), e in Lui puoi trovare la guida che cerchi per uscire dal buio delle tue incertezze, perché “Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre” (1 Giovanni 1:5).
Egli non si accontenta di lasciarti al bivio tra “la vita e il bene” da un lato e “la morte e il male” dall’altro (Deuteronomio 30:15), ma vuole indicarti la strada: “scegli dunque la vita, affinché tu viva, (…) amando il Signore, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui” (Deuteronomio 30:19-20). Se Dio desidera guidarti, perché dovresti fare a meno di Lui?
2. Sulla necessità che gli uomini hanno di una guida, peraltro, è d’accordo anche Superman. In un confronto con Batman, il quale sostiene che non si può vincere il crimine con altri crimini, il tiranno si esprime così: “gli umani hanno bisogno di una guida. Dobbiamo salvarli dalla loro natura”.
Assodato che il Superman di Injustice 2 non sarebbe certo il candidato più adatto al ruolo di leader del mondo, possiamo interrogarci sulla visione della natura umana che emerge dalla saga. È significativo, al riguardo, un passaggio dell’incontro fra il Joker, che ricompare con il suo ghigno sinistro pur essendo morto per mano di Superman, e la sua alleata di un tempo, Harley Quinn, passata dalla parte del ‘buon’ Batman.
Con agghiacciante sarcasmo, il Joker, rievocando alla ragazza il suo passato da assassina, sentenzia: “la tua vera natura, sepolta sotto il terreno, (…) gratta, gratta, gratta per uscire: quella che sgozzava i suoi amici e lo trovava spassoso”.
La natura umana, dunque, è ritratta a tinte fosche: la sua inclinazione alla distruzione di ogni ostacolo che essa incontri sulla via dell’autoaffermazione e, in una parola, la sua tendenza al male sono a fatica arginate da freni quali le convenzioni sociali e il senso dell’opportunità, ma irrompono prepotenti non appena questi freni siano un po’ allentati.
Ti stupirai, probabilmente, scoprendo che, sulla natura umana, la Bibbia non è più ottimista di Superman o del Joker. Ecco la diagnosi, tutt’altro che trionfalistica, che Dio comunica al profeta Geremia: “il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno” (Geremia 17:9).
Diversi secoli dopo, Gesù rincara la dose: “è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi” (Marco 7:21)… e l’elenco continua. In questo quadro senza luce, la disperazione sembra dietro l’angolo: ogni tentativo di riscatto dell’uomo si rivela una battaglia persa in partenza, visto che il cuore umano è, nella sua essenza più profonda, una fabbrica di male.
E non è sufficiente, a dispetto di quanto affermava Platone, conoscere e volere il bene per praticarlo, dal momento che, come confessa l’apostolo Paolo, “il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio” (Romani 7:19).
Potremmo anche chiudere qua la nostra riflessione e non deprimerci oltre, ma… non finisce qui! Come un medico sapiente, Dio non ha soltanto diagnosticato la malattia, ma ha pure provveduto una cura infallibile: un… trapianto di cuore! “Vi darò un cuore nuovo (…); toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne” (Ezechiele 36:26).
Per questo trapianto non devi metterti in lista: ti basterà invocare Colui che sulla croce ha portato tutto il mio e il tuo male per regalarci un cuore nuovo, trasformato dal Suo amore, finalmente capace di compiere il bene. Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto uomo per arrivare proprio a te e a me.
Egli è davvero God among us, Dio in mezzo a noi, l’unico in grado di salvarci dalla nostra natura. Fai di Lui l’eroe della tua vita!