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Covid-19: chi si prende cura dei medici?

Foto di un medico che prega

 

Testimonianze di alcuni professionisti sanitari aiutati da Dio per affrontare l’emergenza sanitaria sul posto di lavoro. 

 

Abbiamo chiesto ad alcuni professionisti sanitari cristiani che stanno vivendo la pandemia in prima linea, di raccontarci come Gesù sta dando loro forza per andare avanti in questa emergenza senza precedenti. Stiamo vivendo tutti la seconda ondata di contagi della pandemia da Covid19 e ognuno di noi, a vario titolo, sente il peso di questa grave tragedia sanitaria che ha letteralmente investito i paesi di tutto il mondo.

 

Come credenti non abbiamo solo imparato ad affrontare ogni momento difficile rimanendo aggrappati al nostro meraviglioso Signore, ma molti di noi hanno anche imparato da questa situazione qualcosa di importante per la propria fede.

 

Il nostro pensiero, tuttavia, oggi va a tutti i professionisti sanitari che non solo stanno lavorando senza sosta per dare risposta alla grande emergenza sanitaria in corso, ma sono anche testimoni tutti i giorni di decessi, grandi sofferenze e tanta solitudine fra i reparti dei luoghi di cura in cui lavorano.

 

I professionisti sanitari, inoltre, hanno dovuto fare spesso scelte difficili, dovendo fronteggiare una grossa emergenza con risorse limitate. Terapie non disponibili, posti letto mancanti, forniture non sufficienti e nel frattempo il pianto dei pazienti e dei loro cari che non possono accedere alle strutture per restare vicino ai loro affetti.

 

“Il primo giorno nel reparto Covid è stato devastante. Lo scafandro in testa, il camice di protezione, il visore davanti gli occhi e la mascherina che ti taglia la faccia e ti impedisce di respirare. La paura di non riuscire ad affrontare la situazione, di non essere all’altezza, di ammalarmi o di contagiare i miei cari. L’allontanamento volontario da loro per proteggerli. Niente abbracci, niente baci, niente carezze. Quanta mancanza!”

(Testimonianza di un’infermiera professionale dell’Ospedale Mauriziano di Torino.)

 

Tutti i sistemi sanitari regionali sono chiamati in causa per proteggere e aiutare i propri professionisti e per mettere in atto politiche e strategie di prevenzione a favore del personale sanitario ed evitare il peggio come, ad esempio, sindromi di burnout, esaurimento emotivo e diversi disturbi mentali critici. Insomma, si stanno mettendo in campo tutte le risorse possibili e le idee realizzabili per “prendersi cura di chi si prende cura”.

 

Spesso come credenti identifichiamo Gesù come “il Medico dei medici”, intendendo questa frase in modo superlativo, cioè che il nostro Signore è il medico migliore che ci sia. Ed è vero. Però, pensandoci bene, è anche corretto dire che Gesù è il Medico dei medici, cioè Colui che si prende cura dei professionisti sanitari che ripongono in Lui la loro fiducia.

 

Egli li accompagna, li sostiene in momenti difficili e dona loro nuove forze per affrontare il duro lavoro che li vede protagonisti tutti i giorni.

 

A questo proposito abbiamo chiesto ad alcuni amici, professionisti sanitari credenti, membri dell’associazione Progetto A.M.I.C.O., di raccontarci la loro personale esperienza a contatto con l’emergenza pandemica e come il Signore li sta aiutando a superare tali difficoltà, nella speranza che tutti noi possiamo essere incoraggiati dall’opera di Dio in questi contesti così difficili e sensibilizzati a pregare per tutti coloro che si stanno dando da fare per fronteggiare l’emergenza.

 

Cosa hanno visto i tuoi occhi durante questi mesi di pandemia?

 

Virma, un medico geriatra di Sarzana (La Spezia), ci racconta che nella prima fase della Pandemia, come professionista, aveva la sensazione di non avere il controllo di ciò che stava succedendo intorno. Non aveva certezze, neppure dalla comunità scientifica.

 

“Questo era destabilizzante! Terapie, modalità e tecniche di isolamento, linee guida per la presa in carico della malattia, tutto cambiava con una rapidità incredibile! In un mondo in così rapida evoluzione sapere che il Signore è lo stesso oggi come ieri (tratto da Ebrei 13:8) mi ha infuso serenità. I miei “occhi materiali” in questi mesi hanno visto tanto dolore sia dei pazienti sia dei parenti. Hanno visto tanta solitudine. Hanno visto tanta paura del contagio come dell’instabilità sociale ed economica. Ringrazio Dio di avere anche degli “occhi spirituali”, perché sono stati uno strumento che mi ha aiutato a sopravvivere in questo tempo.”

 

Anche Patrizia, medico cardiologo di Milano, racconta che durante questi mesi è stata testimone diretta di come un piccolo virus invisibile agli occhi umani abbia messo in ginocchio l’umanità e spogliato gli uomini di scienza da tutte le proprie certezze, convinzioni e abitudini.

“… siamo costretti a vestirci con camici monouso, a portare mascherine FFP2 soffocanti, guanti, visiere per almeno 8 lunghe ore e ad osservare una serie di procedure… nonostante tutte le misure adottate, il contagio tra i pazienti e medici è stato inevitabile.”

 

Antonio, Tecnico Necroscopista a Parma, ci spiega cosa ha vissuto in questo periodo e le sue parole sono davvero toccanti. Uno dei compiti del lavoro di Antonio è quello di prelevare le salme dei vari reparti per portarli nella camera mortuaria. Purtroppo in poco tempo il suo spazio di lavoro è stato riempito di cadaveri.

 

Non dimenticherò mai quello che i miei occhi hanno visto a Marzo 2020! … Morivano così in tanti al giorno che cominciammo ad occupare tutto il pavimento, le barelle non riuscivano a contenere i morti, dopo due giorni lo spazio per poggiare i cadaveri era finito, scrivevamo su nastro adesivo con un pennarello il loro nome. I parenti non avevano modo di poter vedere i propri cari. Molti entravano in ospedale pensando di tornare presto a casa, ma la realtà che era posta loro dinanzi era la morte. Credo di essere stato nella fossa dei leoni ed il Signore ha turato la loro bocca (tratto da Daniele 6:22).”

 

Manuel, infermiere a Piacenza, ci descrive invece il suo senso di impotenza di fronte all’emergenza.


“Io e i miei colleghi spesso ci sentivamo impotenti e a volte non sapevamo che fare. Ma la cosa peggiore che il Covid ha portato è stata la solitudine per i pazienti. Isolati in una stanza vedevano unicamente noi, coperti da delle tute bianche, con delle visiere in fronte, che gli portavamo delle pastiglie, prendevamo loro i parametri e monitoravamo la loro saturimetria con la speranza che il loro respiro non peggiorasse. Molti di loro dagli allarmi dei macchinari percepivano che c’era qualcosa che non andava ed avevano paura. Ho visto molti anziani non riuscire a contattare i propri familiari, non sapendo usare bene i telefoni. Quando possibile li aiutavamo noi, ma non ne avevamo sempre il tempo. Mantenere la calma non è stato facile.

 

Come ti ha aiutato il Signore nello svolgimento della tua professione?

 

Virma ci racconta che nonostante i suoi occhi siano stati testimoni di tanto male, Dio le ha dato occhi spirituali per farle scoprire che Egli stava trasformando questa grande difficoltà in un’opportunità di crescita spirituale.


“Ho riscoperto la possibilità di fare della mia casa un luogo di culto e di preghiera, più di quanto non facessi prima. Pur lavorando molto più di prima, mi sono ritrovata spessissimo a casa a pregare, non contava la stanchezza che avessi addosso. Per me questa è diventata una necessità oltre che un’abitudine! La preghiera è diventata la mia ancora con mio piacevole stupore. Nella preghiera ho trovato e trovo forze nuove che vengono dal Signore… Ho inaspettatamente vissuto molti giorni in cui mi sono recata al lavoro con gioia, un sentimento sicuramente controtendenza in una situazione come questa, ma che riconosco venire da Dio. Da questa gioia è scaturita la voglia e il desiderio di condividere la mia Speranza con chi una speranza non ce l’ha, la Luce che splende in me con chi vive nel buio.”

 

Patrizia descrive la sua lotta giornaliera con un sentimento di angoscia di fronte a tutto quello che sta succedendo, ma anche la sua vittoria grazie alla Parola di Dio:
“Devo ammetterlo, se non avessi avuto Dio nella mia vita, credo che l’ansia e la paura mi avrebbero vinto… In mezzo a questo scenario tetro, l’unica certezza che ho è il Signore. Ogni giorno chiedo a Dio la Sua protezione e quando la preoccupazione mi assale mi ricordo la Sua Parola: “L’anima mia, dal dolore, si consuma in lacrime; dammi sollievo con la tua parola.” (Salmo 119:28)

 

Antonio ci racconta di come la situazione lavorativa che ha vissuto lo ha profondamente segnato. Di fronte a tutta quella morte stava vacillando, ma ha cominciato a invocare il Signore della vita ed Egli ha subito risposto inviando nel suo cuore una pace sovrannaturale.


“Ho cominciato ad avere dei cedimenti e compresi subito che avrei dovuto pregare più intensamente, avevo paura di contagiarmi e a mia volta di contagiare la mia famiglia. Eppure mi successe qualcosa di meraviglioso, mentre andavo a lavoro pregavo per tutto il tempo e … una pace mi possedeva a tal punto da non farmi realizzare la condizione lavorativa. La Parola che mi sostenne per tutto il periodo il Signore me la rivelò prendendola dal Salmo 121. Tutto il Salmo mi sostenne, ma i versetti 1 e 2 sono stati fondamentali. Ero certo che il Signore mi stesse sostenendo con quei versetti. “Alzo gli occhi verso i monti… Da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra”. Si, quell’aiuto mi ha permesso di superare ogni difficoltà.

 

Infine Manuel ci descrive come questa emergenza lo abbia spinto a riflettere sulle fragilità umane e quanto si è sentito profondamente bisognoso di Gesù: senza di Lui nessuno di noi potrebbe fare nulla.

 

“Avevo alcune certezze che col Covid si sono frantumate ma Dio è stato capace di tirare fuori qualcosa di buono da me. Quando leggevo e pregavo riuscivo ad affrontare bene la mia giornata, ero calmo, gentile, resistevo a diverse tentazioni. Col Signore si resiste, si vince, si trionfa sul male. Il Signore è amore…

Questa malattia ha portato nel mondo solitudine e disperazione. Ringrazio Dio di avere Gesù nella mia vita perché io queste cose non le ho mai provate. Certo, anche io ho dovuto separarmi dai miei cari per proteggerli, ma avevo la certezza che Gesù era sempre con me e non mi abbandonava, che mi amava.

Nonostante questa malattia abbia reso noto quanto l’essere umano sia vulnerabile, ciò che per me è spunto di riflessione è che Gesù è risorto dopo aver sconfitto la morte ed il peccato sulla croce. Voglio dare onore e gloria al Signore perché Lui è la mia vita, fa parte di me. Gesù disse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6).

 

Ringraziamo tutti coloro che hanno condiviso con noi le loro storie; siamo convinti come loro che Dio, anche e soprattutto in momenti difficili come questi, si prende sempre cura dei Suoi figli. Di fronte a situazioni più grandi di noi come la pandemia, Dio offre sicurezza, serenità nel cuore e una pace sovrannaturale, che va al di là di ogni logica razionale. Questa particolare cura di Dio è per tutti noi, sia che siamo professionisti sanitari sia che siamo pazienti.

 

“Nella mia angoscia invocai il Signore, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi. Mi liberò dal mio potente nemico, da quelli che mi odiavano, perch’eran più forti di me”. (Salmo 18:6,17)

 

“Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza”. (Salmo 23:4)

 

“E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”. (Filippesi 4:7)

 

Silvano Santoro

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