Cultura&Attualità

I Saldi della Fede

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Quest’anno sono andato al Centro Commerciale più grande di Roma il primo giorno dei saldi estivi.

 

Per un pomeriggio ho navigato in mezzo al flusso di persone che brulicava nei negozi, alla ricerca di qualche occasione. Dopo un pomeriggio immerso nella folla, ero abbastanza stanco e ho portato con me, tra una busta e l’altra, qualche riflessione.

 

Ovviamente il periodo dei saldi può essere il momento giusto per trovare articoli di qualità risparmiando qualcosa e, allo stesso tempo, un momento in cui fare molta attenzione a come gestiamo i nostri soldi, ma i saldi possono essere un’interessante metafora di come spesso gestiamo la nostra vita cristiana.

 

Consumismo

 

I saldi, come il Black Friday o le varie festività (Natale, San Valentino, Pasqua) sono il simbolo del consumismo. Quello che compriamo ai saldi spesso ha vita breve, viene “consumato” in fretta.

 

Anche se parliamo di vestiti o scarpe, basta l’arrivo di un nuovo trend ed ecco che i vecchi capi diventano obsoleti, dopo averli indossati con entusiasmo per una breve stagione li lasciamo impolverare nell’armadio o li buttiamo.

 

Spesso la nostra vita spirituale funziona così, la consumiamo. Dopo aver ricevuto una grande benedizione in una determinata occasione, la usiamo giusto il tempo che ci serve, ma in poco tempo comincia a prendere polvere in un angolo o, addirittura, finisce nella pattumiera. Alla fine aspettiamo la prossima data importante sul calendario per fare una nuova scorta e poi tutto si consuma nel giro di poche settimane.

 

Il flusso social ci propone contenuti cristiani che durano il tempo di leggerli, degli snack (versetti, frasi cristiane pseudo-motivazionali, reel, storie …) che consumiamo subito ma che non saziano mai la nostra vita spirituale.

 

Eppure ciò che ci dà il Signore dovrebbe essere qualcosa che “né tignola né ruggine consumano” (Matteo 6:20) ma spesso sembra il contrario, forse perché dobbiamo cambiare completamente approccio. La vita che ci vuole dare Dio è una realtà entusiasmante che non si esaurisce al primo problema, una fiamma che non si spegne alla prima ventata, perché non è legata a singole stagioni, a mode o a emotività passeggere, ma una relazione costruita giorno dopo giorno con atti concreti e scelte che cambiano davvero la rotta della nostra intera esistenza.

 

Insoddisfazione

 

Ovviamente non basta che un vestito sia in saldo, ma deve venire incontro a quello che piace a noi. Se quella camicia non si avvicina al taglio, o al colore di mio gusto, allora la lascerò stare lì.

 

Il problema è che i gusti non sono sempre gli stessi: il marketing funziona perché modella i nostri gusti e li cambia in tempi sempre più brevi, in modo che ai prossimi saldi, la prossima promozione a tempo, la prossima newsletter con codice sconto, apriamo i nostri armadi e quello che vediamo non ci piace più. Dobbiamo provare disgusto nel più breve tempo possibile.

 

Spesso succede così con tante cose che riguardano la nostra fede, viviamo una continua insoddisfazione e pensiamo di non avere mai quello che fa per noi.

Non abbiamo la chiesa che ci piace, le relazioni che ci piacciono, le attività che ci piacciono, la vita cristiana che ci piace, perché forse abili “campagne di marketing” cristiano ci hanno convinto di questo, o semplicemente perché abbiamo sbagliato punto di vista.

 

Come ha fatto Paolo a scrivere ai Filippesi “ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo … ho ricevuto ogni cosa e sono nell’abbondanza” mentre era in prigione?

 

Paolo sicuramente non era qualcuno che si accontentava della mediocrità, in tutte le sue lettere spinge i credenti a maturare, a crescere nella fede, a “cercare doni maggiori” ma con la costante soddisfazione di una vita degna e completa in Cristo e nel Vangelo.

 

Nella chiesa di Colosse, alcuni insegnanti stavano convincendo i credenti a non essere soddisfatti del Vangelo e di Cristo, ma di dover aggiungere qualcos’altro. Paolo allora gli scrive: “Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo; perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità; e voi avete tutto pienamente in lui…”

(Colossesi 2:8-10)

 

Basso costo

 

Questa è ovviamente la ragione principale per cui amiamo i saldi. Non vediamo l’ora di assistere allo spettacolo di etichette e cartelli con quel colore vivace e quel carattere bello spesso che ci rivelano la percentuale di sconto che abbatte il costo di quella maglietta che volevamo tanto comprare.

 

Vogliamo il più possibile spendendo il meno possibile.

 

Questa è diventata la filosofia con cui però troppo spesso approcciamo la nostra vita spirituale. Vogliamo benedizioni, vogliamo incarichi, vogliamo visibilità, vogliamo appartenenza, vogliamo titoli … vogliamo tutti i benefici di essere discepoli di Gesù al minimo costo.

 

Eppure Gesù è stato chiaro sul “prezzo” del discepolato:

Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me.” (Matteo 10:38)

 

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Matteo 16:24)

 

Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. (Marco 8:34)

 

Diceva poi a tutti: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua.” (Luca 9:23)

 

E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.” (Luca 14:27)

 

Questo è il prezzo per essere discepoli di Gesù. Una vita cristiana “a basso costo” non è una vera vita cristiana.

 

Nel libro “Non Sono un Fan” è riportata la testimonianza di un pastore rumeno durante il periodo della dittatura comunista:

 

Durante il comunismo, molti di noi predicavano… e la gente si faceva avanti alla fine del servizio, dicendo: “Ho deciso di diventare cristiano”. Noi replicavamo: “è bene che desideri diventare cristiano, ma vorremmo ricordarti che c’è un prezzo da pagare. Perché non riconsideri le tue intenzioni? Poiché potrebbero accadere molte cose. Potresti rimetterci parecchio e le perdite sarebbero tutt’altro che trascurabili”.

 

Alla fine di questo periodo, molti partecipanti esprimevano il loro desiderio di essere battezzati. Di solito replicavo: “è molto bello che tu voglia diventare cristiano, ma quando renderai pubblica la tua testimonianza, vi saranno delle spie che segnaleranno il tuo nome. Domani inizieranno i problemi. Calcola bene il costo. Il cristianesimo non è facile. Non è a buon mercato. Potrebbero farti degradare. Potresti perdere il lavoro. Potresti perdere i tuoi amici. Potresti perdere i vicini. Potresti perdere i tuoi figli. Potresti persino perdere la vita”.

 

Vorrei concludere questo articolo con le parole che seguono questa testimonianza:

 

È molto diverso dall’invito al quale molti di noi hanno risposto. Alla fine del sermone, il predicatore ha detto qualcosa come: “Desidero che ognuno chini il capo e chiuda gli occhi. Se vuoi diventare un cristiano, allora alza semplicemente la mano… Vedo una mano… Ne vedo un’altra…”.

Ma Gesù chiarisce che bisogna calcolare il costo.”

 

Se seguire Gesù ti costasse tutto, ne varrebbe ancora la pena?

Andrea Botturi

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