Le risposte negative da parte di Dio non sempre sono così negative.
La nostra vita, spesso, è caratterizzata da domande che necessitano di risposte, e non sempre queste sono di nostro gradimento.
C’è una sillaba, composta da due semplici lettere, che ci risulta particolarmente indigesta: “no”!
Eppure, tante volte, anche le risposte negative possono esserci utili.
Con Dio, nostro Creatore e nostro Padre celeste, il concetto è pressoché simile: possiamo chiederGli tutto, ma Egli non sempre ci dà una risposta affermativa. Tuttavia, anche i responsi negativi di Dio possono avere un risvolto positivo.
Dio ci ricorda il dono più importante
Nella Parola di Dio, possiamo leggere la storia di Paolo. Proprio lui, uno degli apostoli più efficienti, con quattro viaggi missionari all’attivo e ben tredici epistole scritte, si ritrova con un problema serio, una “spina nella carne”, e chiede a Dio guarigione. La risposta è sorprendente: “Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza»” (2 Corinzi 12:8,9).
Spesso, travolti dalle tante possibilità che ci offre la vita, puntiamo ad avere di più anche nel percorso spirituale. Siamo chiari: è lecito – oserei dire doveroso – porsi sempre degli obiettivi anche nel cammino verso il cielo; questi, però, non devono farci dimenticare l’inizio: la grazia, l’esaudimento più importante che Dio avrebbe mai potuto darci.
È vero, Dio a volte ci dice “no”, ma ci ricorda il suo “sì” più importante: la salvezza!
Dio ci rinnova il mandato
Leggendo le storie dei profeti dell’Antico Testamento, una che colpisce è quella di Elia.
Quest’uomo di Dio è reduce da una brillante vittoria. Il Signore ha appena manifestato la Sua gloria facendo scendere fuoco dal cielo, e lui ha ucciso 850 profeti idolatri.
La regina, però, gli invia una minaccia di morte, ed “Elia, vedendo questo, si alzò, e se ne andò per salvarsi la vita … s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a mettersi seduto sotto una ginestra, ed espresse il desiderio di morire, dicendo: «Basta! Prendi la mia vita, o Signore, poiché io non valgo più dei miei padri!». Poi si coricò, e si addormentò sotto la ginestra”. (1 Re 19:3-5)
Elia chiede di morire, e Dio come gli risponde?
Gli invia un delivery, una consegna a domicilio con un coupon gratis per doppia focaccia e bibita: “Allora un angelo lo toccò, e gli disse: «Àlzati e mangia». Egli guardò, e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre calde, e una brocca d’acqua. Egli mangiò e bevve, poi si coricò di nuovo. L’angelo del Signore tornò una seconda volta, lo toccò, e disse: «Àlzati e mangia, perché il cammino è troppo lungo per te»”. (1 Re 19:5-7)
Infatti, il profeta per quel cibo camminerà 40 giorni e 40 notti, finché non arriverà all’appuntamento con Dio, dove “una voce giunse fino a lui, e disse: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Io sono stato mosso da una grande gelosia per il Signore, per il Dio degli eserciti, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti; sono rimasto io solo, e cercano di togliermi la vita». Il Signore gli disse: «Va’, rifà la strada del deserto, fino a Damasco; e quando vi sarai giunto, ungerai Azael come re di Siria; ungerai pure Ieu, figlio di Nimsci, come re d’Israele, e ungerai Eliseo, figlio di Safat da Abel-Meola, come profeta, al tuo posto”. (1 Re 19:13-16)
Proprio quando Elia vorrebbe morire, Dio gli ricorda che ha ancora bisogno di lui. Nell’epoca in cui si colloca la vicenda, i profeti avevano un ruolo fondamentale pure nell’ambito politico perché facevano da guida anche ai re, per cui la morte tanto desiderata da Elia sarebbe stata un danno per il popolo.
Analogamente, questo a volte succede a noi. Crediamo che la nostra assenza sia un vantaggio per tutti, ma Dio ci ha scelto, ci ha affidato un mandato, non vuole rinunciare a noi, e talvolta è costretto a rifiutare qualche nostra richiesta per ricordarcelo.
Sapete qual è la cosa più interessante di questa storia? Elia, alla fine della sua vita terrena, non sperimentò affatto la morte (il suo fu un caso quasi unico), perché scese dal cielo “un carro di fuoco e dei cavalli di fuoco … ed Elia salì al cielo in un turbine” (2 Re 2:11). Lo ritroveremo qualche secolo dopo a conversare con Gesù, insieme a Mosè, sul monte della trasfigurazione. (Matteo 17:1-8)
Dio vuole farci ragionare
Qualche decennio più tardi, troviamo un episodio analogo. Profeta diverso, ma stessa richiesta e stessa risposta.
Giona riceve da Dio l’incarico di avvertire il popolo di Ninive (nell’attuale Iraq) che dopo 40 giorni sarebbe morti tutti; il profeta, dopo aver disubbidito, passando per la Spagna e soggiornando 3 notti all’interno di un pesce, adempie il suo compito e annuncia la distruzione ai Niniviti.
Sorprendentemente, il popolo si ravvede e Dio perdona, annullando la catastrofe.
Tutti contenti? Nemmeno per sogno!
“Giona ne provò gran dispiacere … Allora pregò e disse: «O Signore, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all’ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato. Perciò, Signore, ti prego, riprenditi la mia vita; poiché per me è meglio morire piuttosto che vivere». Il Signore gli disse: «Fai bene a irritarti così?» … Dio, il Signore, per calmarlo della sua irritazione, fece crescere un ricino che salì al di sopra di Giona per fare ombra sul suo capo. Giona provò una grandissima gioia a causa di quel ricino. L’indomani, allo spuntar dell’alba, Dio mandò un verme a rosicchiare il ricino e questo seccò. Dopo che il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un soffocante vento orientale e il sole picchiò sul capo di Giona così forte da farlo venir meno. Allora egli chiese di morire, dicendo: «È meglio per me morire che vivere». Dio disse a Giona: «Fai bene a irritarti così a causa del ricino?». Egli rispose: «Sì, faccio bene a irritarmi così, fino a desiderare la morte». Il Signore disse: «Tu hai pietà del ricino per il quale non ti sei affaticato, che tu non hai fatto crescere, che è nato in una notte e in una notte è perito; e io non avrei pietà di Ninive, la gran città, nella quale si trovano più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?»”. (Giona 4:1-11)
Giona vuole morire, ma Dio prova a farlo ragionare. È questo che tante volte succede a noi: chiediamo al Signore qualcosa ed Egli non ce la concede perché vuole lavorare la nostra mente.
Quando si ragiona su una cosa, si comprende meglio, si cresce, si allarga la nostra prospettiva e, chissà, magari col tempo, comprendiamo che quella cosa che chiedevamo era lecita, ma non aveva ancora maturato il suo tempo opportuno.
Dio usò un albero per far capire a Giona quanto Gli sarebbe costato far morire 120.000 persone. Magari ora ci sta dicendo “no” perché vuole portarci un po’ più vicino alla Sua visuale.
Dio vuole salvarci
E arriviamo al “no” che ha cambiato la storia, il più importante. Il più difficile che Dio abbia dovuto dire, ma al tempo stesso il più glorioso!
Il genere umano era condannato alla perdizione eterna, ma Dio ha provveduto alla salvezza, donando Suo Figlio come sacrificio umano per i peccati. Gesù Cristo, però, quale vero uomo di 33 anni, sapendo a quale sofferenza andava incontro, chiese al Padre se quella morte fosse davvero necessaria. Poco prima del Suo arresto, angosciato da ciò che lo attendeva, “in ginocchio pregava, dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta». Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo” (Luca 22:41-43).
Gesù chiese al Padre di evitarGli la croce; la risposta di Dio fu questa “Quando furono giunti al luogo detto «il Teschio», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra” (Luca 23:33).
Che buffo! Elia e Giona volevano morire e Dio non l’ha permesso; Gesù, invece, chiese di allontanarGli il calice della morte, ma Suo Padre dovette bocciare questa richiesta.
Se Cristo non fosse morto, saremmo morti – eternamente – tutti noi, perché, con la Sua morte e risurrezione, per noi si è aperta la porta della Grazia. Ecco che ritorna il “sì” più grande di qualche rigo precedente, la Grazia che Dio ricordava a Paolo e a tutti noi: quello è l’unico “no” che Dio non dirà mai a nessuno, perché “Dio … vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:3,4).
Dio è onnisciente, vede più lontano di noi. Perciò, se a volte ci dice di no, è proprio per salvarci. Magari quella persona che tanto credi sia la tua anima gemella, tra qualche anno si rivelerà la rovina tua e dei tuoi figli; il lavoro che tanto sogni potrà portarti in futuro alla bancarotta e al fallimento, oppure – cosa più importante – quello svago che tanto ti appassiona ti porterà lontano da Dio; una proporzione da tenere bene in mente: “che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” (Marco 8:36).
Non è facile accettare un “no”, ma accanto a quelli di Dio troviamo sempre e comunque dei motivi che ci sono di conforto: Dio dice di no, però ci “rinnova il contratto”, ci porta a ragionare, ci salva.
Inoltre, Dio ci dà una risposta negativa, ma non per questo ci abbandona; anzi, ci assiste: mandò un angelo a cibare Elia (1 Re 19:5), fece crescere un ricino per calmare Giona (Giona 4:6) e inviò un angelo a rafforzare Gesù (Luca 22:43) durante la Sua agonia.
Dio dice di no ma ugualmente benedice. Egli è nostro Padre e, come ogni buon padre, non sempre può accontentare i Suoi figli, ma vuole sempre il loro bene.
E anche noi dovremmo imparare a benedire Dio, nelle risposte a noi gradite e in quelle che proprio non ci sembrano buone. Giobbe, l’uomo che forse ha ricevuto la prova più difficile da superare, dopo la perdita di tutte le sue ricchezze e la morte di dieci – dieci! – figli, esclamava: “il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
Quanto più possiamo farlo noi!
Cerchiamo di apprezzare tutte le risposte divine ricordando che nessuno potrà amarci più di Dio: anche i “no”, così, diventeranno meravigliose opportunità di crescita.
Emilio Sabatelli