Immagina che qualcuno ti proponga questo sondaggio su WhatsApp
“Che cosa è più importante per te?
- Avere un amico.
- Essere un amico.”
Difficile rispondere, giusto? Diciamocela tutta: l’idea di trovare un vero amico ci fa saltare di gioia, perché, come esseri umani, e in particolare come giovani, sentiamo la necessità di amicizie sincere, che resistano al tempo e alle circostanze. Ma quanto, e fino a che punto, siamo disposti a metterci in gioco per essere quegli amici che noi stessi sogniamo di avere?
Insieme a te vorremmo “incontrare” più da vicino un personaggio della Bibbia che ha scelto di essere un amico, anche quando questo non andava a suo vantaggio: Gionatan. Proviamo a “costruire” la sua carta di identità:
- “Figlio del re Saul” (1 Samuele 14:1): nientemeno che un principe!
- “Guerriero coraggioso” (1 Samuele 13:3-4): suo padre poteva esserne fiero.
- “Giovane animato dalla fede in Dio” (1 Samuele 14:6-15): dunque, un esempio per noi credenti!
In quest’occasione, però, ci interessa soprattutto un suo requisito: “Amico vero”.
Da lui impareremo delle lezioni preziose…
Non puoi amare se non ti ami
Appena Davide ebbe finito di parlare con Saul, Gionatan si sentì nell’animo legato a Davide, e Gionatan l’amò come l’anima sua. […] Gionatan fece alleanza con Davide, perché lo amava come l’anima propria» (1 Samuele 18:1,3).
Nella vita di Gionatan e della sua famiglia, a un certo punto, entrò un giovane, Davide, che sembrava quasi arrivato dal nulla; eppure, Dio lo stava preparando per una missione molto delicata: quella di essere il futuro re di Israele. Il Signore, per mezzo di lui, concesse a Israele la vittoria contro il gigante Goliat: puoi leggere questa storia avvincente in 1 Samuele 17. E Gionatan? Mentre udiva Davide dialogare con Saul, sentì di essersi già affezionato a lui, anche se lo conosceva pochissimo. Un po’ come quando percepisci, quasi “istintivamente”, che con la persona che hai davanti potrai stringere un rapporto che sarà significativo per te. Ma Gionatan non si fermò a una pura sensazione: Gionatan amò Davide come la sua stessa anima.
Ci piacerebbe amare i nostri amici con questa stessa intensità! Dobbiamo, tuttavia, fare i conti con una domanda: amiamo, prima di tutto, noi stessi, la nostra anima? Non possiamo, infatti, amare gli altri come noi stessi se non amiamo noi stessi! Gesù, senza dubbio, lo sapeva bene quando ci ha comandato: «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Matteo 22:39). Ecco perché Lui vuole aiutarci ad avere una relazione sana con noi stessi prima e poi con gli altri. Con Dio possiamo ricostruire in modo equilibrato la nostra autostima anche quando questa è distrutta. Nella Sua Parola, inoltre, troviamo le istruzioni necessarie per condurre una vita pura, al riparo da comportamenti e abitudini che ci farebbero del male. Non amiamo davvero noi stessi (questo è soltanto uno dei tanti casi che potremmo menzionare) se, ad esempio, esageriamo con l’alcol (Proverbi 23:29-35). Solo se amiamo noi stessi come Dio desidera, potremo riversare un amore altrettanto benefico anche sui nostri amici.
Amore che dona
«[…] Gionatan si tolse di dosso il mantello e lo diede a Davide; e così fece delle sue vesti, fino alla sua spada, al suo arco e alla sua cintura» (1 Samuele 18:4).
La vera amicizia non è solo una faccenda di sentimenti, ma è anche una questione pratica. E Gionatan ce lo insegna. Forse penserai che, essendo un principe, di mantelli, spade, archi e cinture avrebbe potuto permettersene quanti ne voleva. Quello che, però, fa la differenza nel suo gesto è lo slancio con cui Gionatan si privò di ciò che era suo per regalarlo all’amico. Per un guerriero come lui, d’altronde, la «sua» spada e il «suo» arco dovevano assumere un valore, anche simbolico, tutto particolare, un po’ come, per un bravo violinista, il suo violino personale è un compagno inseparabile.
E noi, siamo disposti a dare per i nostri amici? Anche un’ora del nostro tempo trascorsa ad ascoltarli in un momento difficile o una mattinata in cui diamo loro una mano – e un sorriso! – mentre, ad esempio, sono alle prese con un trasloco sarà per loro una vera benedizione.
Amore obiettivo
Saul confidò a Gionatan, suo figlio, e a tutti i suoi servitori che voleva uccidere Davide. Ma Gionatan, figlio di Saul, che voleva un gran bene a Davide, informò Davide della cosa […]. Gionatan dunque parlò a Saul, suo padre, in favore di Davide e gli disse: “Non pecchi il re contro il suo servo, contro Davide, poiché egli non ha peccato contro di te, anzi il suo servizio ti è stato di grande utilità. Egli ha rischiato la propria vita, ha ucciso il Filisteo e il Signore ha operato una grande liberazione in favore di tutto Israele. Tu l’hai visto e te ne sei rallegrato; perché dunque peccare contro il sangue innocente, uccidendo Davide senza ragione?”» (1 Samuele 19:1-2, 4-5).
L’invidia, purtroppo, inquina il cuore e fa dimenticare anche la gratitudine: Saul, che aveva tirato un sospiro di sollievo dopo la vittoria di Davide su Goliat, fu presto divorato dall’amarezza per la popolarità di cui Davide godeva, e iniziò a mettere in atto tutta una serie di tentativi per ucciderlo. Temeva, infatti, che Davide potesse “rubargli la poltrona”.
E Gionatan? Nonostante fosse un figlio rispettoso del proprio padre e del suo ruolo, non volle chiudere gli occhi davanti ai propositi omicidi di Saul, che manifestavano, peraltro, il suo graduale allontanamento dalla volontà del Signore. Gionatan prese le difese di Davide, parlando secondo verità. Fu obiettivo, senza lasciarsi condizionare dalla sua posizione di figlio del re, né dalla paura della reazione di Saul. Fu onesto, anche se sapeva che l’ascesa di Davide, voluta dal Signore, avrebbe comportato per lui una perdita: sarebbe stato Davide, non lui, a salire sul trono dopo Saul. Gionatan, però, guardava le cose con gli occhi di Dio, tanto che più avanti poté dire al suo amico: «…Tu regnerai sopra Israele, io sarò il secondo dopo di te» (1 Samuele 23:17).
E noi, riusciamo a essere obiettivi nei riguardi dei nostri amici? Sappiamo riconoscere i loro meriti, anche quando questi potrebbero mettere in ombra i nostri? E, viceversa, troviamo il coraggio di avvisarli con amore se ci accorgiamo che stanno imboccando delle strade rischiose? Oggi, forse, non gradiranno i nostri avvertimenti, ma domani potrebbero ringraziarci per le nostre parole “scomode”, dettate, però, da un amore sincero: «Chi ama ferisce, ma rimane fedele» (Proverbi 27:6).
Amore che incoraggia
Davide, sapendo che Saul si era mosso per togliergli la vita, restò nel deserto di Zif, nella foresta. Allora Gionatan, figlio di Saul, si alzò e andò da Davide nella foresta. Egli fortificò la sua fiducia in Dio e gli disse: “Non temere; poiché Saul, mio padre, non riuscirà a metterti le mani addosso […]”» (1 Samuele 23:15-17).
La gelosia di Saul verso Davide si trasformò in un odio accanito che costrinse il giovane a fuggire a lungo senza sosta per preservare la sua vita. Affaticato e senza l’orizzonte di una soluzione, Davide si ritrovò nel deserto: un luogo che forse meglio di ogni altro rappresenta la sua dolorosa condizione. Ma ecco, nel deserto, uno spiraglio di speranza: Gionatan, l’amico fedele, lo raggiunse e rafforzò la sua fede in Dio. Lo incoraggiò, rinnovando la sua speranza nel Signore che vegliava sul suo cammino.
E noi? Sappiamo essere degli incoraggiatori, anche quando la fede dei nostri amici sta tremando? Sappiamo rimanere accanto a loro se la vita li mette a dura prova, per rialzarli non con discorsi motivazionali e frasi fatte, ma con parole che ricordino loro la Parola perfetta, quella di Dio? «L’olio e il profumo rallegrano il cuore; così fa la dolcezza di un amico con i suoi consigli cordiali» (Proverbi 27:9).
E Davide?
Al termine di questo nostro incontro con Gionatan, potresti chiederti: “E Davide?”. Sembrerebbe, infatti, almeno fino a questo punto della storia, che sia stato solo Gionatan a prendere l’iniziativa: Gionatan si legò a Davide, Gionatan donò, Gionatan si spese per Davide contro i propri interessi, Gionatan lo incoraggiò… Davide si trovò a ricevere, ricevere e ancora ricevere dall’amico. E forse ti viene da pensare che la loro sia stata un’amicizia sbilanciata e che questo, in fondo, sia ingiusto.
Giunse, però, il tempo in cui Davide “passò dall’altra parte”. Gionatan, purtroppo, non ebbe l’opportunità di vivere quel tempo, in quanto morì in battaglia nello stesso giorno di suo padre Saul (1 Samuele 31:1-6). Ci rattrista che Gionatan non abbia mai potuto essere il secondo dopo Davide, come aveva immaginato. Ma ci rincuora scoprire che Davide, diventato re, non dimenticò di essere grato al suo amico. «Davide disse: “C’è ancora qualcuno della casa di Saul, al quale possa fare del bene per amore di Gionatan?”» (2 Samuele 9:1). Qualcuno c’era ancora: era Mefiboset, unico figlio superstite di Gionatan, rimasto zoppo in tenerissima età. Con Mefiboset Davide fu straordinariamente generoso (2 Samuele 9:5-13): la morte di Gionatan non aveva cancellato la riconoscenza di Davide.
Aggiungiamo, quindi, una “ciliegina sulla torta” della vera amicizia: la gratitudine. Se nel ritratto di Gionatan riconosci qualcuno dei tuoi amici, ringrazia Dio per questo e manifesta anche al tuo amico la tua riconoscenza. Ma non fermarti a questo: prova a essere tu un amico… come Gionatan, anche se ti sembra di non avere amici così. La tua amicizia sarà contagiosa!
Valeria Mangraviti