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Amore è …

 

E se l’amore fosse, in fondo, qualcosa di estremamente pratico?

 

L’amore è uno di quegli argomenti trattati da tutti e da sempre. Migliaia di libri, film e canzoni parlano d’amore, persino quei cioccolatini col bigliettino dentro, che a volte conservi come segnalibro profumando per giorni di nocciola e cacao.

 

Siamo tutti diventati “curatori di rubriche”. Dalla ragazzina che pubblica video quotidiani su “what’s in my bag” o su come mettere l’ombretto, a mia mamma, puntale con le sue vignette di buongiorno e buonanotte su WhatsApp. E in questa folla di consigli e di parole l’argomento preferito rimane l’amore, forse perché rappresenta anche il nostro bisogno più grande.

 

Una bella descrizione di cosa sia l’amore l’ha fatta l’apostolo Paolo scrivendo ai Corinzi. Pigra, invece di alzarmi dalla sedia e prendere la Bibbia, ho cercato il brano su internet. “Inno dell’amore”, ho digitato, e l’amico Google, prontamente: “forse cercavi inno all’amore”.

 

Giusto, così si chiama, ho sbagliato, però questa piccola sfumatura mi è servita da spunto per far partire la mia riflessione. Paolo inneggia all’amore, in questo caso, con le sue parole, ma lo fa anche con i fatti, in tante occasioni…e noi? Noi romanticoni, e il nostro seguito di versetti biblici e frasette che pubblichiamo ogni giorno? La nostra vita è soltanto un “cantare e promettere”o una serie di gesti concreti, di fatti, una vita di amore? Ma soprattutto, come possiamo davvero amare?

 

Potremmo fare mille opere benefiche, (“se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri” – 1 Corinzi 14:3a) o enormi sacrifici personali (versione mitigata del “se dessi il mio corpo a essere arso” 1 Corinzi 14:3b), ma non sarebbero necessariamente gesti d’amore, specie quando servono soltanto per mettere a posto la coscienza e non nascono da un sentimento sincero. Amore può essere un apparente “poco”, però di qualità.

 

Pochi di noi vivremo una vita simile a quella di Paolo (e pochi saremmo in grado di reggerla!), e quindi amare può sembrare meno entusiasmante, quasi noioso! Amare è più semplice, forse, ma a volte più difficile. Come in quella storia biblica di un uomo che voleva essere guarito dalla lebbra ma gli sembrava assurdo che bastasse tuffarsi in un piccolo fiume, così a volte crediamo che amare sia soltanto compiere gesti plateali. Amore è anche “essere presenti”, ascoltare, rispondere.

 

Amore è passare del tempo con quel vecchietto che non può più venire in chiesa, leggergli qualcosa, e arrampicarsi faticosamente su per una conversazione che in realtà è un monologo, perché lui non parla più, e il silenzio è imbarazzante.

 

Amore è avvicinarsi a quel “pesante” ragazzetto che si tortura la vita con domande dottrinali che gli rubano perfino il sonno. Quanta voglia di urlargli contro per scuoterlo, una volta per tutte, e dirgli: “Pronto? Ci sono! Incontriamoci, prendiamo un caffè e parliamone, non sei così contorto, e ci sono passato anch’io”. (Se non dorme meglio una camomilla, ndr.)

 

Amore è sopportare quell’amico d’infanzia, con le sue fisime, paranoie e difetti, consapevole di averne mille anch’io, ma con la fiducia che Gesù è morto per noi. Da Lui traggo il mio esempio ed è Lui, più di ogni altro, che mi insegna ad amare.

 

Amore è cercare di capire come ragionano i giovanissimi di oggi, studiarne il linguaggio, la logica e la cultura (per quanto stramba possa sembrare) per provare ad aiutarli meglio …

 

“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei come …” un pessimo cantante che ha alle spalle un bravo fonico e dei buoni effetti … ma non riuscirei ad andare lontano … perché l’amore è di più, “è paziente, non si vanta, spera ogni cosa, crede ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore … non verrà mai meno.

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