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Basta pensare positivo per essere felici?

 

Nel 2016, il 94% dei Millennials (nati tra gli anni ‘80 e 2000) dichiarava di impegnarsi attivamente nel migliorarsi per raggiungere uno stato di benessere[1]. Non mancano certo risorse sulla crescita personale: libri e corsi di self-help promettono di riscoprire il proprio valore e trovare la felicità, anche attraverso “nuove” tecniche di pensiero positivo.

 

Negli ultimi anni sta spopolando, specie su TikTok con miliardi di visualizzazioni, la pratica del manifesting e dell’uso della legge dell’attrazione, che insegna come puoi ottenere tutto ciò che desideri attraverso la forza di volontà esercitata dalla mente.

 

Naturalmente non c’è nulla di sbagliato nel desiderare di migliorare sé stessi, ma affidarsi a tecniche simili, potrebbe rivelarsi pericoloso, oltre che illusorio. Vediamo perché.

 

Cos’è il manifesting

 

Il manifesting è una pratica che oggi si sta diffondendo particolarmente ma ha origini più antiche, anche se vaghe. Infatti risalirebbe almeno all’inizio del secolo scorso, con la pubblicazione di The Science of Getting Rich di Wallace D. Wattles. Rientra nella corrente ottocentesca del pensiero positivo e si basa sulla legge dell’attrazione, secondo cui la forza dei pensieri regola quello che ci succede perché la mente avrebbe il potere di attirare quello che desidera convogliando le energie positive dell’universo.

 

Si tratta quindi di una forma di meditazione: devi focalizzare e visualizzare l’immagine dell’obiettivo desiderato come se lo avessi già raggiunto, seguendo regole di concentrazione e verbalizzazione.

 

Tuttavia questa “legge” non ha alcun fondamento scientifico.

È più che altro una suggestione psicologica: se sei convinto che qualcosa accadrà, alteri il tuo comportamento fino a farlo avverare. Ma c’è di più, questo tipo di ricerca basata sulla forza di volontà si rivela presto inefficace e spesso porta a percorsi “spirituali” o energetici, ancora più pericolosi, fatti di riti con tarocchi, astri e numeri, fino a sfociare nella stregoneria.

 

Cosa dice la Bibbia

 

Pensare bene

La Bibbia ci incoraggia a pensare bene, non positivo: “Tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri” (Filippesi 4:8).

 

Quello che pensiamo indubbiamente influenza le nostre azioni, il nostro modo di affrontare la realtà. Per cui è importante stare attenti a ciò che pensiamo, ma per realizzare un reale e duraturo cambiamento è necessario avere la mente di Cristo (1 Corinzi 2:16), una mente rigenerata dalla Sua grazia (Romani 12:2). Avere la consapevolezza costante di chi è Dio, della Sua perfetta volontà per noi, e di chi siamo noi come Suoi figli, fa la differenza!

 

 

Secondo la Bibbia la mente non ha alcun potere soprannaturale attrattivo e creativo. Anzi, la Bibbia ci incoraggia a sottomettere la mente a Cristo, non alla nostra volontà: “…facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10:5). Infatti la nostra mente è un organo potente ma vulnerabile, è un campo di battaglia, il bersaglio preferito dei dardi infuocati di Satana (Efesini 6:16): la menzogna, la tentazione e l’accusa (Giovanni 8:44; Giacomo 1:14-15; Apocalisse 12:10); ed è lì che vengono prodotti cattivi pensieri (Marco 7:21). La nostra forza di volontà da sola non può contrastare tutto questo (Romani 7:19). Abbiamo bisogno di Cristo che è l’unico che può assicurare il nostro benessere mentale perché da Lui dipende ogni cosa e da Lui viene ogni dono perfetto (Giacomo 1:17). Pensieri di autosufficienza o fiducia in altre “forze” sono solo bugie che cercano di allontanarti dalla Verità (Che cos’è verità?)!

 

Parlare bene

La Bibbia ci incoraggia a parlare bene, non positivo. Quello che pensiamo si traduce in parole per cui è importante anche come concretizziamo i pensieri, come gli diamo vita: “Morte e vita sono in potere della lingua; chi l’ama ne mangerà i frutti” (Proverbi 18:21).

 

Però bisogna stare attenti alle distorsioni. Infatti i predicatori del Vangelo della prosperità si sono ispirati alle teorie del pensiero positivo per giustificare l’idea secondo cui le parole positive, una volta dichiarate, attivano la fede e fanno accadere le cose. Per approfondire consiglio di leggere Dichiarare e decretare: siamo davvero noi a decidere? che chiarisce il valore del dichiarare: non esistono formule che fanno ottenere meccanicamente qualcosa, solo la fede e l’ubbidienza alla Parola di Dio convalida le nostre parole e trova giusta risposta. La parola è una conseguenza della fede, non viceversa!

 

Il vero benessere

 

L’interesse sempre crescente per le pratiche di auto-aiuto evidenzia il bisogno di affidarsi a qualcosa di più grande per decifrare il senso della vita e trovare la felicità. Ma abbiamo visto come queste pratiche siano illusorie, perché la nostra mente, da sola, è fragile e inaffidabile; e come siano pericolose perché portano a percorrere strade che allontanano dalla Via, dalla Verità e dalla Vita: Gesù Cristo! (Giovanni 14:6)

 

 

Come fare allora? Inizia una relazione con Cristo, che più di tutti ti ama e conosce ciò che è meglio per te. Solo quando gli affiderai i tuoi pensieri e ti fiderai dei Suoi pensieri di vita per te, scoprirai il vero benessere e vedrai un autentico miglioramento!

 

«Infatti Io so i pensieri che medito per voi», dice il Signore, «pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza». (Geremia 29:11)

Giovanna Borzillo

[1] cfr. Never Good Enough: Why Millennials Are Obsessed With Self-Improvement (Forbes, 2016)

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