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Dichiarare e decretare: Siamo davvero noi a decidere?

 

Potresti aver visto un video in cui delle persone proclamavano con grande sicurezza che determinate condizioni o avvenimenti si verificassero nella loro vita. Forse hai partecipato personalmente a eventi in cui un leader carismatico comandava che avvenissero determinate cose e tutti intorno a lui gridavano: “Amen!”. Tutti questi comandi avvenivano con una formula quasi sempre uguale: “Dichiaro che…”, “Io decreto e dichiaro che…”. A un certo punto forse ti sarai chiesto: “Ma funziona davvero così?”.

 

Dichiaro perciò ottengo?

 

In alcuni ambienti, “dichiarare e decretare” qualcosa significa portarlo allesistenza forzatamente. “Dichiarare” significa affermare (ad alta voce) un fatto e “decretare” significa esprimere un comando autorevole. Questa fraseologia ha radici carismatiche ed è molto simile alla “confessione positiva” praticata tra i seguaci del vangelo della prosperità. Coloro che sono coinvolti nel movimento “dichiara e decreta” sostengono che se qualcuno decreta o dichiara qualcosa, allora questo accadrà. Uno dei maggiori esponenti di questo fenomeno, afferma: “Puoi avere qualsiasi cosa tu dica … otterrai sempre nella tua vita ciò per cui credi e ciò che dici”.[1]

 

A sostegno di questa pratica vengono spesso presentati alcuni brani della Bibbia come:
In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: ‘Togliti di là e gettati nel mare’, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto. Perciò vi dico: Tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute e voi le otterrete.” (Marco 11:23, 24)

 

Leggendo questi versetti senza considerarne il contesto, si potrebbe pensare che basta decretare e dichiarare qualcosa per far sì che avvenga. Bisogna considerare che Gesù non sta suggerendo una formula, ma sta dando un insegnamento importante sulla fede. Gesù inizia il Suo insegnamento dicendo: “Abbiate fede in Dio!” (Marco 11:22) ed è in linea con altre Scritture sulla preghiera, per esempio Ebrei 11:6: Ora senza fede è impossibile piacergli, poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano”.

 

A volte i sostenitori di questa pratica ne sostengono l’efficacia senza scomodare troppo la Bibbia con un’analogia forzata: Poiché l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, allora, come Dio, possiamo parlare e far accadere le cose. Con la Parola Dio ha portato allesistenza le cose, quindi chi ha fede può fare lo stesso.

 

In effetti, è vero che l’uomo è fatto a immagine di Dio (Genesi 1:27) tuttavia, i sostenitori del “decretare e dichiarare” sbagliano nelle applicazioni pratiche di questa verità.

 

Dichiaro perciò realizzo?

 

Essere fatti a immagine di Dio non significa avere le stesse capacità di Dio. Essere fatti a immagine di Dio significa che partecipiamo, anche se in modo limitato, alla natura di Dio, cioè ai Suoi attributi morali o comunicabili (ad esempio bontà, saggezza, amore, santità, giustizia), e quindi possiamo avere comunione spirituale con Lui.[2] Essere fatti a immagine di Dio significa che possiamo riflettere gli attributi di Dio, non che possiamo fare le cose che solo Dio può fare, come creare cose dal nulla o esercitare lonnipotenza (Genesi 1:3, 6, 9, 14, 20, 24, 26).

 

Chi segue la formula “dichiaro e decreto” fa affermazioni come: “Dichiaro e decreto che sarò guarito dalla mia malattia” o “Dichiaro e decreto che la mia famiglia sarà sana e prospera”. Dicendo questo, crederà che la sua dichiarazione verbale, unita al potere e all’autorità di Dio in lui, gli garantirà buona salute e prosperità, ma il problema è che, per quanto sincere e altisonanti, le nostre parole possono dichiarare, ma non causare.

 

Inoltre, quando andiamo in giro a “decretare” le cose, rischiamo di anteporre la nostra volontà a quella di Dio. In pratica, si sostituisce la preghiera con la pretesa. Gesù ci ha insegnato a pregare perché sia fatta la volontà di Dio e ci ha dato un esempio perfetto di come dovrebbe essere la preghiera:

 

Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno’”
(Luca 11:2)

 

Padre, se tu vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta”
(Luca 22:42).

 

Invece di pregare il Signore per ottenere la guarigione o altre necessità secondo la Sua volontà, questo movimento insegna a ripetere la formula “decreta e dichiara” nella convinzione che la positività della fede porterà a risultati altrettanto positivi, ma non c’è nulla di biblico che giustifichi questo ragionamento.

 

Invece di recitare formule per ottenere qualcosa, dovremmo pregare il Signore sottomettendoci alla Sua volontà (Matteo 26:42). Invece di cercare di forzare la mano di Dio chiedendo ciò che vogliamo, dovremmo confidare di più nel nostro Padre Celeste che “sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate” (Matteo 6:8).

Luca Alboreto

[1] “You Can Have What you Say”, hopefaithprayer.com, Lezione 25, visitato il 31/3/20

[2] Allen P. Ross, Bible Knowledge Commentary: Genesi, a cura di John Walvoord e Roy Zuck, David C. Cook, 1989, p. 29

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