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Che cos’è verità?

 

“Pilato gli disse: «Che cos’è verità?» E detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei …”  (Giovanni 18:38-39)

 

Pilato rivolge questa importante domanda a Gesù durante un “processo farsa”, condotto con testimoni bugiardi e risolto con una condanna a morte dal retrogusto di “comodo politico”.

È ancora più curioso che Pilato dopo aver pronunciato tale domanda si volti ed esca visto che di fronte a lui c’era l’Uomo che solo poco tempo prima affermò Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6). Pilato pone questa domanda senza lasciare a Gesù il tempo di rispondere.

 

Verità e Realtà

 

Che cos’è allora la verità? Per trattare questo argomento non possiamo fare a meno di citare una storia divertente.

 

Tanto tempo fa l’ammiraglio Tal dei Tali a bordo della sua portaerei, notò nella notte una luce che brillava all’orizzonte, presa la radio chiamò e disse: “Sono l’ammiraglio Tal dei Tali a bordo della nave ammiraglia della marina, vi chiedo di spostarvi di 10° a babordo perché siete in rotta di collisione!”.

 

Dall’altra parte una voce timida gli rispose: “Buonasera ammiraglio sono il guardiamarina Tizio, mi spiace ma le devo chiedere di spostarvi voi di 10° rispetto alla vostra rotta…”. L’ammiraglio con tono perentorio gli rispose: “Figliolo forse non hai ben capito con chi parli, io sono l’ammiraglio Tal dei Tali e questa è la nave ammiraglia della marina, io non cederò la mia rotta a qualcun altro quindi vi ordino, caro ragazzo, di spostarvi di 10° a babordo immediatamente!!”. Dall’altra parte una voce mesta replicò: “Beh ammiraglio io sono un semplice guardiamarina, ma sono anche il guardiano del faro se volete proseguire fate pure!”.

 

Questa semplice storia ci fa e comprendere quanto sia importante conoscere la verità perché essa plasma la nostra visione della vita, il nostro pensiero, la nostra cultura e la società in cui viviamo ed è spesso la motivazione dietro alle scelte concrete che compiamo ogni giorno; se travisata può condurre la nostra vita al naufragio intellettuale e morale!

I due concetti di realtà e verità sono quindi centrali e strettamente connessi tra loro; la realtà è tutto ciò che ci circonda e richiede una spiegazione; siamo naturalmente curiosi di scoprire tale spiegazione essendo dotati degli strumenti razionali per farlo. La verità, invece, è tutto ciò che si attiene, si riferisce, alla realtà che descrive.

Se vi mostrassimo queste quattro famosissime citazioni di Einstein sapreste dire quali e quante sono vere o false?

 

 

Prendetevi qualche minuto per controllare e scoprirete che sono tutte false, come la maggior parte delle citazioni che circolano sui vari social network.

 

Pensate che secondo studi recenti l’85% degli utenti internet sono stati vittima di fake news e che secondo queste indagini le falsità si diffondono con una velocità dieci volte superiore rispetto ai fatti reali, quindi è importante accertarsi delle verità in cui si crede perché esiste una sola realtà e la sua descrizione non può che essere univoca!

 

Come possiamo indagare la realtà per giungere alla verità?

 

A fare da collante tra questi due concetti ne serve un terzo che è quello di conoscenza che descrive la quantità di verità che abbiamo assimilato dalla realtà.

 

Si tratta di un bene molto importante, basti pensare al tempo e alle risorse investite per ottenerla (anni di studio, reparti di ricerca aziendali), condividerla o anche nasconderla (brevetti e misure di sicurezza), ma il concetto stesso di conoscenza è un qualcosa che ha affascinato nei secoli tanti pensatori.

 

Nel suo significato più tipico la conoscenza è intesa come un ciclo: 1) osservazione della realtà; 2) formulazione di un’ipotesi e 3) la sua verifica. Questo processo è alla base del metodo induttivo e anche del metodo scientifico galileiano. Più recentemente la conoscenza è stata definita come linsieme delle verità di cui abbiamo una convinzione giustificata.

 

Per fare un esempio famosissimo pensiamo ad un lago abitato da cigni. Potremmo passare molto tempo ad osservare questo lago e gli animali presenti e notare che i cigni sono degli uccelli con il collo lungo di stazza media e dotati di un piumaggio bianco. Da questa osservazione potremmo dedurre che tutti i cigni condividano queste caratteristiche e convincerci di questa verità giustificata dall’osservazione, ma poi un giorno accade qualcosa di imprevisto e nel lago appare un cigno nero. Questo evento fa si che la nostra precedente teoria venga messa in discussione perché la realtà sta informando e correggendo la conoscenza che abbiamo di essa.

 

 

Questo esempio fu addotto da Karl Popper, uno dei pensatori più influenti del ‘900, che nei suoi studi ha dato una definizione più stringente di conoscenza includendo il concetto di falsificabilità, ovvero ogni buona ipotesi è quella che cerca di confutare una teoria piuttosto che cercare di confermarla, perché la conoscenza cresce e si migliora man mano che eliminiamo tutte le convinzioni errate che abbiamo.

 

Come si applicano questi concetti alla nostra fede?

 

Per alcuni di noi il rapporto tra fede e scienza viene vissuto come una dicotomia inconciliabile o un discorso che preferiremmo evitare. Tuttavia questo argomento è impossibile da ignorare perché viviamo in una società incline a considerare le scienze come la risposta ad ogni quesito, l’araldo di una nuova era in cui il sapere vincerà su ogni problema pratico dell’umanità e in cui la spiritualità è relegata ad un ruolo culturale e intimo non sempre legato alla realtà.

 

In realtà nessuno dei due ambiti (la fede e la scienza) è in grado da solo di fornire evidenze sufficienti a descrivere appieno la realtà. La fede non ha lo scopo di spiegare rigorosamente tutti i fenomeni naturali e la scienza non può indagare ciò che non appartiene al mondo naturale.

 

La fede senza indagine razionale rischia di diventare “superstizione” o tradizione culturale, la scienza disgiunta dal mondo immateriale crollerebbe perché poggiata su di esso (pensiamo ad esempio alle leggi della logica, all’esistenza di un universo matematicamente indagabile).

 

Le scienze umane non possono confutare l’esistenza di Dio perché questo problema va al di là della loro capacità di indagine, d’altro canto non è possibile dimostrare scientificamente l’assoluta esattezza e verità dell’esperienza cristiana: fede e scienza non sono chiamate a perseguire questi obbiettivi, tuttavia entrambe possono beneficiare del supporto dellaltra per meglio indagare la realtà!

 

Le regole scientifiche sono il frutto di studi accurati e di elaborazione mentale, questa capacità intellettuale è stata donata da Dio all’uomo ed è riflesso di quella Sua immagine impressa  in ciascuno di noi; la scienza diventa un potente strumento per comprendere il come” e il cosa” ci circonda, la fede è “un’impresa spirituale” che trova il suo centro nel conoscere il chi” e il perché” della realtà e il suo scopo è condurci a Dio e alla fede salvifica in Cristo Gesù che è morto e risorto per donarci questa possibilità.

 

Lo stesso Dio che ha creato la realtà, ci invita a scoprire la verità dandoci la conoscenza di sé in Cristo Gesù. Su quella croce realtà e verità si sono incontrate. Quel Dio che la fede ci permette di conoscere personalmente è entrato nella storia, ha lasciato traccia di Sé nella Bibbia e anche tra gli elementi del mondo, ed è pronto anche a soddisfare il nostro desiderio di razionalità.

 

Qual è dunque la conoscenza che conta davvero? Lasciamo l’ultima parola alla Scrittura:

 

perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.”  (2 Corinzi 4:6)

 

Che cos’è verità? Forse vi siete posti questa domanda, non fate come Pilato ma rimanete alla presenza di Gesù in preghiera e chiedete a Lui la risposta, potrete trovarla nella Sua benedetta Parola. 

Alessandro Bocci

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