Sempre più cristiani nel mondo si stanno lasciando attrarre dal Vangelo della Prosperità secondo cui Dio li vuole sempre e comunque ricchi e in salute. Ma Dio vuole davvero questo per i Suoi figli?
In questo articolo cerchiamo di capire perché questo “vangelo” non corrisponde alla buona notizia biblica e di come, anzi, la distorce e la sminuisce facendone un modo per usare Dio secondo i propri interessi.
Cos’è il Vangelo della Prosperità?
Origine e diffusione
Il movimento risale all’Ottocento e l’origine va cercata nel Nuovo Pensiero, una filosofia diffusa dallo statunitense Phineas Quimby (1802-1866) basata sulla convinzione che la mente influenza la realtà materiale, per cui ogni malattia ha origine nella mente e può essere guarita pensando nella maniera corretta. Poi predicatori come N. V. Paele (1898-1993), con il libro The Power of Positive Thinking, e E. W. Kenyon (1867-1948) contribuirono a divulgare le teorie del pensiero positivo nelle chiese evangeliche americane.
Da qui, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, inizia la fortuna del Vangelo della Prosperità vero e proprio. Predicatori milionari come K. E. Hagin (1917-2003), O. Roberts (1918-2009) e K. Copeland (1936-), diventano icone di questo movimento, conosciuto anche come Parola di Fede, secondo cui le parole possono attivare la forza della fede e così dare vita a tutto ciò che credono la Bibbia prometta ai credenti, benessere economico e salute inclusi. Anche grazie a programmi trasmessi in TV e in radio, il messaggio conosce un’eccezionale espansione nel Sud Globale, specie in Africa e Sud America.
Ma questo pensiero assume anche forme più subdole, perché tutti corrono il rischio di intendere e dare enfasi alle promesse bibliche come fa più comodo, allontanandosi invece dalla reale volontà di Dio.
Dottrina
Prendendo in prestito le parole di Costi W. Hinn, ex predicatore della Prosperità, una definizione semplice di questo “vangelo” è: “il piano di Dio è che tu viva la tua vita migliore ora. Salute, ricchezza e felicità sono sempre assicurate sulla terra a tutti coloro che seguono Gesù”.
Secondo questa dottrina, la nostra condizione di figli di Dio ci darebbe diritto ad avere sempre il meglio di ogni cosa: prosperità materiale, salute e agiatezza economica. Come? Esercitando la fede e facendo offerte alla chiesa. L’assenza di tali benedizioni nella vita del cristiano indicherebbe invece uno stato di peccato o fede insufficiente.
Ma su quali testi biblici si basa?
I predicatori della Prosperità sono noti per l’uso di passaggi biblici, estrapolati dal contesto, come “testi prova” per sostenere le loro teorie. Ecco i testi principali:
- “Io (Gesù) sono venuto perché abbiano vita e vita in abbondanza (Giovanni 10:10); Infatti voi conoscete la grazia del Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, poteste diventare ricchi” (2 Corinzi 8:9; Isaia 53).
I predicatori usano versi come questi per insegnare ad aspettarsi benessere totale in ogni campo della vita terrena perché Gesù, con il suo sacrificio sulla croce (Qual è il significato della croce?) ha pagato anche perché avessimo ricchezza economica e la salute completa. Questa teoria però sminuisce il senso del sacrificio di Cristo, spostando l’attenzione sui doni piuttosto che sul Donatore. Ma la vita abbondante e la ricchezza promesse da Gesù riguardano principalmente la realizzazione di benedizioni e ricchezze spirituali nei luoghi celesti (Efesini 1:3). Di fatto promettono la vita abbondante che Gesù offre, senza Gesù. Sembra quindi che il problema della teologia della prosperità, non è che prometta troppo, ma troppo poco.
- “In verità vi dico che chi dirà a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto. Perciò vi dico: tutte le cose che domanderete pregando, credete che le avete ricevute e voi le otterrete” (Marco 11:23-24).
Nella Bibbia (Cos’è la Bibbia?) sono tantissimi i versi sulla fede e i risultati che ne derivano (Matteo 7:21; Giovanni 14:14; Romani 5:1; 1 Giovanni 5:5; Galati 2:20; Ebrei 11:6). I predicatori della Prosperità se ne servono per insegnare che la fede è una forza da usare per ottenere ciò che vogliamo da Dio.
Passare dal confidare in Dio per i nostri bisogni legittimi a strumentalizzare Dio per ricevere quello che noi desideriamo è facile; ma pensare di “controllare Dio” non ha nulla a che fare con la fede biblica. Infatti Dio è sovrano, sostiene tutte le cose e agisce secondo la Sua volontà (Giobbe 42:2-6; Salmi 115:3; Romani 11:36; 12:2; Efesini 1:11; Giacomo 4:13-16); un aspetto che sembra del tutto trascurato nel messaggio della prosperità.
Fede non è fare un’offerta per ricevere qualcosa che credi ti spetti. La fede è un dono di Dio (Efesini 2:8-10) che si esprime attraverso una completa fiducia e obbedienza a Dio. Fede è credere che Dio è e può ogni cosa, e fidarsi che la Sua volontà è sempre buona, gradita e perfetta (Ebrei 11:6; Romani 12:2).
Cosa dice davvero la Bibbia?
Sulla ricchezza
Allora Dio vuole forse che i Suoi figli soffrano e facciano voto di povertà? La Bibbia, come sempre, ci aiuta a trovare il giusto equilibrio.
Dio è il nostro Creatore, prima che nostro Padre, e si prende cura di ogni minimo dettaglio della nostra vita, inclusi i nostri bisogni materiali (Luca 12:7). Gesù stesso nei Vangeli (Vangeli: Ricchezza spirituale e salvifica per l’anima) per sette volte ripete di non preoccuparci per la nostra vita, per il cibo o gli indumenti, perché il Padre sa che ne abbiamo bisogno e ci assicura di provvedere a ogni necessità (Matteo 6:25-32; Luca 12:19-30; Ebrei 13:5). Le uniche ricchezze sempre assicurate da Gesù sono quelle spirituali inesauribili (Matteo 6:33; Luca 12:34) perché la salvezza e il benessere della nostra anima hanno la priorità (Matteo 10:28; Luca 12:20). Infatti, “che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? Che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Matteo 16:26).
La ricchezza materiale, frutto di un guadagno onesto e gestita con responsabilità, può essere una benedizione, ma non è la cifra che contraddistingue il favore di Dio sul credente, perché Gesù stesso mette in guardia dai pericoli del farsi tesori sulla terra: “perché dov’è il tesoro, lì sarà il cuore” (Matteo 6:19-21; Marco 10:23-27; Luca 12:15-34; 14:33). Allo stesso modo, l’apostolo Paolo avverte più volte i credenti di non alimentare il desiderio di arricchirsi, ma di vivere sobriamente e concentrare la propria vita su obiettivi celesti perché l’amore per il denaro è radice di tutti i mali (1 Timoteo 6:9-17; Romani 12:16; Colossesi 3:2).
Come può un predicatore incoraggiare le persone ad arricchirsi, rendendole ancora più incapaci di entrare nel regno di Dio? (Marco 10:23-27; Luca 8:14)
Paolo, in completo disaccordo con quanto proclamano i predicatori della prosperità, spiega che lo scopo principale della ricchezza e del lavoro che lui per primo svolgeva, non è quello di accumulare e tenere per sé, ma di avere qualcosa da donare a chi ne ha bisogno, compresi coloro che lavorano per il progresso del Vangelo (Efesini 4:28; 1 Timoteo 6:17-19; 2 Corinzi 9:8, 9:9-12); per essere canali della Grazia di Dio. La prosperità quale reale benedizione di Dio non è mai fine a sé stessa!
Sulla salute
Discorso analogo si può fare riguardo alla salute. La Bibbia in ogni sua parte infatti ci assicura che per fede Dio guarisce ancora, perché non è cambiato (Salmo 103:3; Matteo 8:16-17; Giacomo 5:14-16; Ebrei 13:8), ma spetta a Lui stabilire quando e come. A volte per alcuni credenti trascorrono anni prima di sperimentare la guarigione, per altri basta una preghiera, per altri ancora il Signore si usa dei medici, in altri casi le persone saranno liberate solo una volta in cielo (Apocalisse 21:4). È vero, in certi casi la malattia deriva dal peccato (Giacomo 5:13-16), in altri può essere ricondotta a forze demoniache (Luca 13:11), ma nel complesso la malattia fa parte della vita su una terra che è stata rovinata dal peccato. Come abbiamo già detto riguardo alla fede, quando preghiamo dobbiamo fidarci di Dio, sapendo che Egli opera secondo i Suoi scopi celesti (Giovanni 11:4).
Infatti, a differenza di quanto dicono quei predicatori, il Nuovo Testamento pone maggiore enfasi sulla necessità che i cristiani soffrano per la loro fede, che su una loro possibile prosperità materiale. Gesù, poi Paolo e Pietro, testimoniano, anche con la propria vita, che i cristiani devono entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni (Matteo 10:22, 10:34-36; Luca 14:33; Giovanni 15:20; 16:33; Atti 14:22; Romani 8:16-18; 2 Timoteo 3:12; 1 Pietro 4:12-14). Insieme alla garanzia di avere la forza per sopportare la sofferenza (1 Corinzi 1:6, 10:13), troviamo spiegato il motivo per cui è necessaria, e gli scopi che Dio intende realizzare tramite le afflizioni del credente: essere conforme alla Sua immagine (2 Corinzi 3:18), crescere nella fede e nella conoscenza di Cristo (Efesini 4:13), essere di testimonianza (Filippesi 1:12).
“Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l’opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti” (Giacomo 1:2-4).
Conclusione
Possiamo concludere che il Vangelo della Prosperità vende (letteralmente) promesse illusorie e fuorvianti tipiche di una falsa dottrina (2 Timoteo 4:3-5; 2 Pietro 2:1-3).
Secondo la Bibbia infatti, la volontà di Dio non è che i Suoi figli siano sempre ricchi e sani, ma che realizzino e mantengano il dono della vita eterna e la certezza della gloria eterna alla presenza del Dio vivente, cose che richiedono che la fede sia provata, che siano sperimentate le benedizioni spirituali promesse nella Sua Parola. Solo comprendendo questo potremo godere della vera prosperità: essere contenti in qualunque circostanza e qualunque cosa possediamo (Filippesi 4:4-13).
Giovanna Borzillo