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Al centro della missione della chiesa non ci sono solo le famiglie

 

Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare. Se uno pensa di essere religioso, ma poi non tiene a freno la sua lingua e inganna se stesso, la sua religione è vana. 27 La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo. (Giac. 1:25-27)

 

Giacomo scrive “alle dodici tribù che sono disperse nel mondo” (Giac.1:1), sono le chiese cristiane più antiche di cui abbiamo memoria, quelle di origine giudaica. Le uniche chiese locali che già ai tempi di Giacomo, Pietro e Paolo potevano da subito “vantare” una struttura familiare come le nostre chiese di oggi, basate sulla trasmissione dei principi spirituali dell’ebraismo, vivificato e trasformato dal messaggio dell’Evangelo (Matt. 13:52).

 

In questo contesto diventa ancora più forte, se ce ne fosse bisogno, la prima parte della “definizione” che fornisce Giacomo della “religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre”: non ha nulla a che fare con le famiglie. Non ha nulla a che fare con i figli di credenti. Non ha nulla a che fare con il matrimonio.

 

E’ un motto, un principio, un’esortazione completamente proiettata verso l’esterno dei nuclei familiari della chiesa locale, affinché si prendano cura di coloro che NON hanno una famiglia che se ne prenda cura: “gli orfani e le vedove”.

 

Ed è vero che dal contesto sappiamo che Giacomo aveva in mente soprattutto un aiuto di tipo pratico (si veda Giac. 2) ma il verbo utilizzato risulta assolutamente generale: “soccorrere”. La parola usata nella lingua generale significa “visitare, prendere cura”.

 

Implica sia un soccorso di tipo pratico/sociale/materiale, sia un soccorso di tipo spirituale. D’altronde nel capitolo 1 Giacomo ha parlato di rigenerazione spirituale (nuova nascita, v.18), di purezza (v.21), della Parola di Dio (v.25), della spiritualità che supera le prove (v.12), di saggezza (v.5).

 

Giacomo di sicuro non ha in mente soltanto il soccorso pratico o la cosiddetta “azione sociale” a favore degli orfani. Vuole vederli innanzitutto salvati in Cristo Gesù, così come ogni vero cristiano lo desidera per qualsiasi essere umano (vd. 1 Tim 2.4). D’altronde “soccorrere” è sinonimo di “salvare” e la cura delle anime è sempre la cosa più importante: “la Parola che è stata piantata in voi, (…) può salvare le anime vostre.” (Giac.1:21)

 

Dov’è la nostra “religione pura e senza macchia”? E’ davvero una parte integrante delle nostre priorità spirituali il soccorso di coloro che NON hanno genitori cristiani? Gli “orfani spirituali” sono in cima ai nostri pensieri, così come richiesto da Giacomo, oppure abbiamo altre preoccupazioni più importanti, altre urgenze, altri progetti?

 

Ci interessa la salvezza di quei giovani che non hanno papà o mamma credenti?

 

“Chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare” (Giac.1:25)

 

Francesco Cataldo

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