Le frasi che più ricorrono tra i giovani cristiani, in risposta a critiche e giudizi altrui, sono solitamente queste:
- “Solo Dio può giudicarmi”;
- “Sta scritto: non giudicare”;
- “Ciò che mi interessa è quello che ho detto, non quello che tu hai capito”.
E altre risposte simili, che fungono da scudo contro esterni attacchi gratuiti.
Ma quanto conta il giudizio altrui? Diciamo tutto e niente. È vero che non bisogna preoccuparsi troppo del giudizio altrui, ma è altresì vero che ogni persona dovrebbe essere, in primis, giudice di sé stessa.
Confrontando la coscienza con la testimonianza e con la reputazione, l’una con l’altra come nel diagramma illustrato sopra, sarà possibile elaborare un sobrio giudizio su sé stessi, anziché sulla vita altrui. La coscienza dice cosa sia giusto e cosa no (non è sempre affidabile, ecco perché c’è bisogno della fondamentale guida dello Spirito Santo).
La testimonianza altro non è che il sentimento in azione: quindi il parlare, l’agire, e di conseguenza il rapporto con gli altri. E infine c’è la reputazione, cioè il parere altrui verso (o contro) la propria persona.
È giusto seguire la propria coscienza oppure andare dove porta il cuore?
La coscienza non sempre è abile a discernere cosa sia giusto da cosa invece sia sbagliato. Provate a educare un bambino alle ruberie, insegnategli che per vivere e nutrirsi bisogna rubare ai ricchi. Questo diventerà adulto con la consapevolezza che ciò che fa non è sbagliato, anzi vedrà in quelle persone ricche il male della società, ritenendo i suoi atti giusti e giustificati.
Cosa dice la Bibbia sulla coscienza?
La Bibbia dice che la coscienza viene educata, allenata:
“Per questo anch’io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.” (Atti 24:16)
Impegnarsi nell’educare la propria coscienza secondo i parametri di Dio produrrà una buona testimonianza.
La testimonianza è conseguente alla coscienza.
La testimonianza è per l’appunto ciò di cui testimoniano non solo le parole ma l’intera vita. Se realmente una persona vive in Cristo, ogni sua parola, azione e desiderio testimonierà a Suo favore. Questo di certo richiederà un costante impegno, soprattutto nella preghiera e nella lettura quotidiana della Bibbia.
“Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù…” (Atti 4:13)
Come avere una reputazione impeccabile?
Anche alle nozze dell’imperatore ci sarà chi, non avendo gradito il dolce, deciderà di stroncarlo con una cattiva recensione.
La propria reputazione non sarà sempre ritenuta buona da tutti. Se la nostra vita rispecchierà gli insegnamenti biblici, possiamo essere certi dell’approvazione di Dio, anche se gli uomini ci reputano diversamente. La Bibbia avvalora questa tesi con eclatanti esempi, ne citeremo solo alcuni.
Una cattiva reputazione davanti agli uomini ma buona davanti a Dio.
Pensiamo agli apostoli, perseguitati da sacerdoti e autorità locali, nonostante recassero la Buona Notizia del Vangelo. Onorati e approvati da Dio, perché facevano la Sua volontà, ma disprezzati dagli uomini che non accettavano il messaggio evangelico.
“Siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti.” (1 Corinzi 4:13).
Una buona reputazione davanti agli uomini ma cattiva davanti a Dio.
L’aggettivo “farisaico” prende origine per l’appunto da un gruppo di Giudei che si prefisse di vivere una vita santa, scaduti poi invece nell’ipocrisia dovuta all’ostentazione di virtù e ricchezze. Per gli uomini potevano essere persone impeccabili dal punto di vista morale e religioso ma davanti a Dio, che guarda ai sentimenti profondi del cuore, risultavano ipocriti.
“Nel suo insegnamento Gesù diceva: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ed essere salutati nelle piazze.»” (Marco 12:38)
Una buona reputazione davanti agli uomini e davanti a Dio.
Infine c’è chi fa del bene, magari in silenzio, non attirando particolare attenzione sulla propria persona. L’agire per il bene, secondo la volontà di Dio riportata nella Bibbia, può risultare “dietro le quinte”, in maniera magari impopolare, ma è prezioso agli occhi del Signore e sicuramente avrà dei risvolti benefici per gli altri. Anche in questo modo si può servire Dio. Ne fu esempio il centurione di Capernaum.
“Un centurione aveva un servo, molto stimato, che era infermo e stava per morire; avendo udito parlare di Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo servo. Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli merita che tu gli conceda questo; perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga.»” (Luca 7:2-5).
Semplici istruzioni bibliche a riguardo.
“Ma tu desideri che la verità risieda nell’intimo: insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore. Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia, ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate. Distogli lo sguardo dai miei peccati, e cancella tutte le mie colpe. O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga. Insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i peccatori si convertiranno a te.” (Salmi 51:6-13)
La “sana preoccupazione” quotidiana sia quella di essere approvati dal Signore, Egli indicherà come seguirLo attraverso la Bibbia, affinché sia coinvolta la propria coscienza per onorarLo in ogni cosa. Di conseguenza anche la testimonianza personale avvalorerà sempre di più la presenza di Cristo nella propria vita, e la reputazione dichiarerà l’appartenenza a Dio.
Coscienza, testimonianza e reputazione brilleranno della luce di Dio!
Raffaele Donisio