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Cos’è l’inferno?

inferno

 

Tutti prima o poi s’interrogano su cosa accade dopo la morte, ogni uomo presto o tardi deve fare i conti con quello che Shakespeare nell‘Amleto definisce “il transito verso quella terra sconosciuta dalla quale mai nessuno ha fatto ritorno”.

 

Per chi considera la morte la fine dell’intera esistenza, vivere appieno è l’unica preoccupazione e “la vita si riduce a qualche decennio di movimento e di luce tra due tenebre” (Corrado Augias); ma chi condivide l’idea dell’esistenza dell’aldilà, di certo, la speranza è che la morte sia solo un passaggio dalla vita terrena a una condizione migliore.

 

Secondo la Bibbia sia la morte che quella terra di cui parla il poeta inglese non sono affatto sconosciute anzi, il nucleo del messaggio evangelico è proprio la vittoria sulla morte e la vita eterna che Gesù Cristo ha conquistato per l’intera umanità.

 

Nel libro di Ecclesiaste troviamo scritto che dopo la morte “la polvere torna alla terra com’era prima e lo spirito torna a Dio che l’ha dato” (Ecclesiaste 12:9). Il corpo dell’uomo diventa polvere mentre l’anima continua ad esistere. L’anima di colui che nel corso della vita ha accettato, per fede, il dono della vita eterna accede alla presenza di Dio in un luogo di beatitudine eterna; mentre quella di colui che lo ha rifiutato attende il giudizio finale che determinerà la separazione da Dio in un luogo di pena eterna (Apocalisse 20:11-15).

 

Altrettanto chiara è la Bibbia in merito a questi luoghi ultraterreni e il proposito di questo breve scritto è quello di illustrare, in particolare, come essa descrive il luogo della morte spirituale, detto comunemente inferno; una realtà spesso citata e considerata con una tale leggerezza da far pensare che probabilmente si ignora il suo reale significato.

 

L’INFERNO

 

Origine

Il termine inferno deriva dall’aggettivo latino infernus «posto sotto», una posizione spaziale ancora inferiore rispetto all’aggettivo inferus, che si riferisce alla parte più sotterranea del cosmo dove i Romani collocavano l’oltretomba che i Greci avevano chiamato Ades, dal nome del fratello di Zeus che secondo la mitologia vi regnava. Dagli antichi viene descritto come un luogo in cui giungevano le anime dei morti per essere giudicate, secondo le loro opere, dalle divinità infernali quindi mandate in altri punti dell’Ades: quello felice dei Campi Elisi oppure quello dei tormenti del Tartaro.

 

Nella Bibbia

La parola inferno non è presente nella Bibbia ed è solo a partire dal V sec. che inizia ad indicare propriamente il luogo di dannazione eterna, come tutt’ora viene comunemente inteso.

 

Nell’Antico Testamento troviamo il termine Sheol, per indicare il soggiorno dei morti, un luogo in cui finivano tutte le anime dopo la morte, ma dove i credenti avevano già l’assicurazione della gloria futura e della resurrezione (Giobbe 19:25-27; Daniele 12:1-2). Nel Nuovo Testamento il soggiorno dei morti viene chiamato Ades e nel Vangelo di Luca viene precisato che l’Ades è il luogo in cui le anime degli empi aspettano la resurrezione, il giudizio finale e la condanna eterna di Dio e che è separato, da una grande voragine, dal seno d’Abramo dove invece le anime dei giusti riposano in attesa della resurrezione per ricevere da Dio il premio finale ed eterno (Luca 16:19-31).

 

Dalla morte di Gesù Cristo in poi, quando un credente muore la sua anima va direttamente alla presenza di Dio (2 Corinzi 5:2,8; Filippesi 1:21-24); mentre quando muore un incredulo la sua anima finisce nell’Ades, già luogo di tormento e rimorso, che al momento del giudizio finale cesserà di esistere perché verrà gettato nello stagno di fuoco che è la morte seconda (Apocalisse 20:13-14). Da qui avrà inizio e luogo quello che noi definiamo inferno, dove le anime perdute, lungi dall’essere annientate, saranno tormentate nei secoli dei secoli (Apocalisse 14:10,11).

 

Le immagini utilizzate per descrivere l’inferno sono terribili:

  • il fuoco della geenna (Matteo 18:9), dal nome della valle fuori dalle mura di Gerusalemme, simbolo di eterno castigo per la profanazione che aveva visto in passato e di peccato per i rifiuti della città che qui venivano bruciati;
  • il fuoco che non si spegne mai, dove il verme non muore mai (Matteo 3:12; Marco 9:48);
  • il pianto e lo stridore di denti (Matteo 22:13);
  • le tenebre di fuori (Matteo 8:12) e la vergogna eterna (Daniele 12:2).

 

L’inferno poi è raffigurato come un luogo di memoria e di perenne rimorso per le opportunità mancate in vita, che non lascia spazio alla speranza o a seconde possibilità di salvezza (Proverbi 11:7; Luca 16:24; Ebrei 9:27)

 

LA BUONA NOTIZIA

 

L’inferno non è stato creato per gli uomini, è stato preparato per la punizione eterna di Satana e dei suoi angeli scacciati dal cielo a causa della loro ribellione (Matteo 25:41; Apocalisse 20:10). Infatti Dio non vuole che qualcuno perisca e fin dal principio ha preparato un piano di salvezza per amore di tutti gli uomini: il sacrificio dell’Unigenito Figlio Gesù Cristo (1 Pietro 1:19-20; Giovanni 3:16).

 

Non a caso Cristo è morto dicendo “E’ compiuto!” (Giovanni 19:30) perché con il Suo perfetto sacrificio sulla croce ha pagato interamente, e una volta per sempre, il salario del peccato dell’uomo e, con la sua resurrezione, ha decretato la vittoria definitiva sulla morte spirituale. Per cui è colui che nel corso della propria vita rifiuta il dono della salvezza che, in qualità di peccatore, si pone nella condizione di essere “già giudicato” (Giovanni 3:18) e di essere “respinto dalla presenza del Signore” (2 Tessalonicesi 1:9).

 

L’estrema lontananza da Dio e i tormenti a cui prima si accennava genereranno un’estrema e continua sofferenza.

 

Alla luce di queste considerazioni, il tema dell’inferno deve generare timore, ma al tempo stesso dobbiamo sentirci incoraggiati a riflettere sulla nostra condizione spirituale perché oggi siamo ancora in tempo per assicurarci la vita eterna in Cielo, un luogo di luce, gioia e riposo senza fine alla presenza di Dio e in comunione con Gesù Cristo (Apocalisse 21:4, 23; Giovanni 14:3)

 

Dio infatti ci assicura che “non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1) e dunque se scegliamo di credere in Lui, come l’apostolo Paolo, potremo riposare nella certezza che morire non potrà che essere un guadagno (Filippesi 1:21)!

Giovanna Borzillo

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