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Dio mio perchè mi hai abbandonato

corona di spine

 

Penso che quella di sentirsi abbandonati sia la peggiore delle sensazioni; quando percepiamo di non avere nessuno su cui contare, quando sembra che nessuno ci ascolti, ci capisca, ci voglia o possa aiutare.

 

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15:34) sono parole cariche di solitudine, della più grande solitudine che si possa mai provare.

 

Il Sapore Amaro Della Solitudine Di Cristo

 

A fare da sfondo al grido di Cristo è stata un’inquietante ed insolita oscurità: la Bibbia parla, infatti, di “tenebre” che avvolgevano il cielo in quelle ore, più o meno dalle 12:00 alle 15:00 (Marco 15:33). Un grido di angoscia, di tormento.

 

La solitudine del nostro Salvatore non ha termini di paragone. Nessuno è stato più solo di Gesù. La sua sofferenza emotiva non era inferiore alla sofferenza fisica. Consideriamo che Dio Padre non aveva mai lasciato il Figlio. Poco prima della crocifissione, Cristo aveva detto ai discepoli: “… mi lascerete solo, ma io non sono solo perché il Padre è con me(Giovanni 16:32). Nel luogo della tortura e dell’esecuzione, invece, il Figlio di Dio ha provato l’immensa sofferenza derivante dalla temporanea assenza del Padre; una sensazione nuova e atroce.

 

Perche’ vivere questa Solitudine?

 

Perché quest’abbandono e questa sconvolgente solitudine? Perché Gesù Cristo è morto per noi, al posto nostro. E’ diventato il nostro Rappresentante davanti alla giustizia di Dio, il nostro perfetto Sostituto nel subire la giusta condanna per i nostri pensieri, sentimenti, atteggiamenti e azioni sbagliati, peccaminosi.

 

Il profeta Isaia, del Messia che sarebbe stato inviato da Dio alcuni secoli dopo, aveva scritto: … Egli… è stato annoverato fra i trasgressori, perché ha portato i peccati di moltiera percosso da Dio e umiliato(Isaia 53:12,4).

 

Gli apostoli commentano con queste parole il sacrificio espiatorio (potremmo dire sostitutivo) di Gesù Cristo: “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” (2 Corinzi 5:21); “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24).

 

Su quella croce, utilizzata da Roma per punire i colpevoli e piegare il popolo al rispetto del potere e della legge, il Figlio di Dio diventa lAgnello sacrificale per la salvezza del mondo.

 

In Abacuc 1:13, infatti, leggiamo riguardo a Dio: “Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male, e che non puoi tollerare lo spettacolo dell’iniquità…”. Gesù doveva soffrire anche la solitudine e labbandono totali, e anche in quest’esperienza – come leggiamo nella Bibbia – è stato tentato in tutto e per tutto come noi, ma senza peccare (cfr. Ebrei 4:15).

 

Le parole di Gesu’ illuminano la nostra Quotidianità’

 

Le parole del Signore, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, sono per chi le accoglie non soltanto rassicuranti, come abbiamo visto, ma anche di grande ispirazione.

 

Bisogna riconoscere che quelle parole strazianti non potevano che avere come cornice l’oscurità di quelle ore, ma esse sono anche illuminanti, una vera e propria rivelazione quotidiana. Le parole sofferte di Cristo ci guidano, ci orientano. Pensiamo al significato letterale di “orientare”, cioè volgere ad oriente, nella direzione in cui sorge il sole … Si, quelle parole possono essere luce che spunta nel buio, sono forza per noi, speranza!

 

Dio non ci abbandonerà mai perché il nostro Signore ha vissuto il trauma della totale solitudine al posto nostro. “Se sei convinto che Dio ti abbia abbandonato non chiudere la tua Bibbia, anzi, aprila come fece il tuo Signore e cerca un testo che faccia al caso tuo” (C. H. Spurgeon).

 

Quello che Cristo dice, infatti, è ripreso dal Salmo 22, in cui il re Davide si chiede perché Dio lo avesse abbandonato, se ne stesse lontano, senza soccorrerlo, né ascoltarlo. “Lamore di Cristo per la Parola di Dio lo induce a cercare in essa unespressione adeguata al suo dolore (C. H. Spurgeon). Seguiamo il Suo esempio: amiamo la Scrittura, usando le Sue parole per esprimere i nostri sentimenti, sia nella gioia sia nell’avversità.

 

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?non è qualcosa urlato contro Dio, ma gridato a Dio. Dalle parole di Cristo traspaiono l’affetto, la conoscenza profonda, personale del Padre: “Dio mio…”.  Il pronome “mio” è come una carezza che la citazione biblica fa avvertire al cuore dell’Uomo di dolore (com’è definito il Messia in Isaia 53), provato come non mai, e a ciascuno di noi. Dio può essere anche il tuo Dio personale, se fai pace con Lui attraverso Gesù.

 

Il Peccato E’ Una Cosa Seria

 

Le Sue parole, pronunciate a fatica in croce, ci aiuteranno anche a prendere il male sul serio. Il peccato non è una categoria teologica ormai superata: è la separazione dal bene e dalla verità di Dio. Il peccato è il nostro schieramento contro il Signore, la nostra indifferenza verso di Lui, il nostro malessere spirituale per cui Cristo ha sofferto ed è morto.

 

Non è una “cosuccia”, il Signore non l’ha trattata come tale e non dovremmo farlo noi. Però il debito è stato pagato. Più di una multa per divieto di sosta, più di un’importante rata o di una mensilità d’affitto arretrata, che qualcuno paga sorprendentemente per noi: il nostro Salvatore si è offerto di pagare per tutte le nostre colpe! Bisogna riconoscere la propria situazione, affidarsi a Lui e ricevere il Suo perdono, così che, per la Sua solitudine, non ci sentiremo più soli. Mai più.

Gabriele S. Manueli

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