Alla ricerca “dell’altra metà della mela” oppure della persona prevista da Dio per il nostro futuro?
L’idea che da qualche parte ci sia la persona fatta su misura per noi è soltanto una romantica illusione? Esiste davvero l’anima gemella che molti sognano di incontrare? E’ necessario innanzi tutto stabilire cosa si intende per “anima gemella”. Molti pensano che sia “l’altra metà della mela”, senza la quale si è incompleti, incapaci di esprimere al meglio la propria personalità.
Sarebbe a dire che senza l’anima gemella è difficile, se non impossibile, realizzarsi come persona e come cristiano. Come si esprime la Bibbia in proposito?
Il desiderio di trovare il proprio compagno o la propria compagna di vita è stato predeterminato da Dio fin dalle origini. Ancor prima che Adamo peccasse, Dio aveva infatti dichiarato: “Non è bene che l’uomo sia solo; Io gli farò un aiuto che sia adatto a lui” (Genesi 2:18).
Malgrado Adamo fosse stato creato ad immagine di Dio (Genesi 1:27) e non fosse stato ancora contaminato dal peccato, Dio creò Eva e decretò che l’uomo e la donna diventassero “una stessa carne”. Prima della creazione di Eva, Dio aveva creato Adamo perfetto, perciò completo, eppure Adamo aveva bisogno di un aiuto che fosse adatto a lui.
L’idea che una coppia sia da intendersi come l’unione di due “metà” che si uniscono per formare un “intero” non trova quindi conferma nella Bibbia. Secondo il progetto di Dio, il matrimonio fra un uomo e una donna è piuttosto l’unione di due “interi” che si uniscono per formare un “intero” completamente nuovo che impara gradualmente a vivere una vita che ha un nuovo percorso e che si prefigge nuovi obiettivi.
Non appare dunque plausibile che l’anima gemella sia da intendersi come il “completamento” di un individuo ma piuttosto come la persona che affiancandolo gli consente di realizzare quello che Dio ha progettato per il futuro di entrambi (Ecclesiaste 4:9).
D’altra parte la Bibbia afferma che soltanto perseverando nella fede possiamo essere “perfetti e completi, di nulla mancanti” (Giacomo 1:4). Infatti l’apostolo Paolo, che pure era celibe, riferendosi a Cristo dichiarò “Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13).
E’ realistico supporre che esista una sola anima gemella? Cioè che esista un’unica persona “preconfezionata” su misura per ciascuno di noi? Sembrerebbe che la nostra priorità sia solo di individuarla. Si tratta di un’opinione che, se in teoria sembrerebbe semplificare le cose per i giovani credenti, nella pratica finisce per complicarle.
Alcuni infatti vivono nel terrore di lasciarsi sfuggire la propria unica anima gemella, di perdere un’opportunità irripetibile e di vedere perciò inesorabilmente compromesso il proprio futuro.
Altri, per sfuggire ai dubbi, possono affidarsi a improbabili segni rivelatori, visto che di sicuro nella Bibbia non trovano nome e cognome di chi devono sposare! Il pericolo è insomma quello di sconfinare in un fatalismo superstizioso che non ha niente a che vedere con la fede.
Senza rendercene conto, tendiamo a dimenticare che siamo direttamente coinvolti nella realizzazione del piano che Dio ha progettato per la nostra vita: avere fede significa credere che Dio desidera sempre ciò che è bene per noi ma sta a noi permetterGli di realizzare il Suo proponimento.
Dio attribuisce grande importanza alla scelta della persona che ci affiancherà nella vita. Se da una parte la Bibbia non conferma l’idea che ci sia un’unica e sola persona “predestinata” ad essere la nostra anima gemella (dopo la quale non ce n’è nessun’altra…), dall’altra ci fornisce i criteri secondo i quali possiamo scegliere la persona approvata da Dio, che si rivelerà essere anche quella più adatta a noi.
–Prendiamo in considerazione soltanto chi è un vero credente (2 Corinzi 6:14). Non è proprio scontato puntualizzarlo, visto che è sempre più diffusa l’idea che la diversità religiosa rappresenti un arricchimento reciproco. In realtà l’unione matrimoniale non può prescindere da una reale e profonda comunione spirituale e la migliore garanzia per la riuscita di un rapporto di coppia consiste proprio nella presenza di Dio nella vita di entrambi (Ecclesiaste 4:12b). Una persona che non ama Dio non saprà amare profondamente neppure l’altra persona cristiana che gli starà a fianco.
Facendo riferimento a particolari esperienze, alcuni ritengono che i principi biblici possano ammettere delle eccezioni. Se, ad esempio, un credente si lega sentimentalmente a qualcuno che non condivide la loro fede e in seguito quest’ultimo si converte, giungono alla conclusione che questa scelta rientri nel progetto di Dio. Presumono che al fine di salvare un’anima, Dio possa tollerare o giustificare la violazione di un Suo decreto.
Dimenticano che “la Parola del nostro Dio dura per sempre” (Isaia 40:8), non ammette ripensamenti e non si contraddice. Il fatto che per un atto di pura misericordia Dio sappia trarre il bene dal male (Genesi 50:20) non ci autorizza a ritenere che i Suoi decreti ammettano eccezioni e tanto meno ci autorizza a sottovalutare le disastrose conseguenze di un nostro eventuale atto di disubbidienza. Il matrimonio è una scelta di vita che comporta una vita di scelte.
– Fidiamoci di Dio (Geremia 29:11). Non è nella natura umana sottomettersi a una volontà diversa dalla propria. Soltanto la fede ci consente di sottomettere la nostra volontà alla volontà di Dio. Non si tratta di rassegnazione o di un’accettazione passiva ma di una scelta consapevole: ci fidiamo perché sappiamo che desidera il nostro bene perciò scegliamo di fare la Sua volontà. Fidarsi di Dio significa permettere a Dio di realizzare in noi e attraverso di noi i Suoi desideri. Impegniamoci a consolidare il nostro rapporto personale con Lui, permettiamoGli di orientare i nostri passi e le nostre aspettative non andranno deluse (Proverbi 3:5-6).
– Non lasciamoci trasportare dall’impazienza (Proverbi 18:2). I sentimenti svolgono un ruolo importante ma è necessario imparare a gestirli senza lasciarsi travolgere (Proverbi 28:26). Il fatto di poter contare sull’aiuto di Dio piuttosto che autorizzarci a pensare di poter comprendere e valutare tutto in una volta o entro i tempi stabiliti da noi, dovrebbe indurci alla prudenza e all’autocontrollo. Spesso la volontà di Dio si manifesta progressivamente, in funzione della nostra capacità di recepirla e accettarla (Giobbe 35:14). Perciò piuttosto che sognare il nostro futuro, preoccupiamoci di non sprecare il nostro presente. La vita da single non soltanto può contribuire a formare il nostro carattere in vista di una vita di coppia ma ci consente di vivere esperienze spirituali irripetibili (1 Corinzi 7:32-33).
– Non diamo eccessivo valore all’aspetto esteriore (Proverbi 31:30). L’attrazione fisica è necessaria ma conviene considerare che la bellezza è passeggera e che non è da preferirsi alle qualità interiori. Non accontentiamoci di una persona che si definisce cristiana o che dimostra semplicemente dei sani principi morali. Se vogliamo che la nostra anima gemella sappia realmente contribuire al nostro progresso spirituale, è necessario che manifesti una reale vita spirituale e un sincero impegno per Dio e per la Chiesa.
– Non rincorriamo segni rivelatori. Le conferme sono necessarie ma lasciamo che sia Dio a stabilire i tempi e i modi con cui si manifesteranno. Non aspettiamoci che Dio debba manifestare la Sua volontà necessariamente attraverso segni e prodigi. A volte siamo tanto preoccupati di evitare un eventuale errore da dimenticare che Dio non si aspetta che seguiamo passivamente le Sue direttive ma desidera che i Suoi insegnamenti vengano interiorizzati fino a diventare personali convinzioni. Fare la volontà di Dio significa agire in base a scelte consapevoli che procedono da una personale e costante relazione con Lui.
– Ribaltiamo la nostra prospettiva (Filippesi 2:3-4). Siamo portati a pensare che la nostra “anima gemella” sia la persona che saprà soddisfare le nostre esigenze e che non deluderà le nostre aspettative. Poiché riteniamo che la nostra felicità dipenda dalla realizzazione dei nostri desideri, ci chiediamo: saprà rendermi felice? Secondo la Bibbia dovremmo innanzi tutto chiederci: saprò renderla felice? La propria felicità non può prescindere dalla felicità dell’altro (Atti 20:25). D’altra parte non possiamo illuderci che Dio approvi la persona capace soltanto di appagare il nostro io. Sarebbe deleterio per entrambi. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti piuttosto a superare i nostri limiti, ad esprimere le nostre potenzialità e soprattutto a rafforzare la nostra fede. La vera garanzia di un’unione sta nell’amare Dio più di quanto si ami l’altro: prima ancora di essere uno dell’altro si è entrambi di Cristo (Romani 14:7-8).
Gruppo giovani- Chiesa di Lecce, via De Mura 35