L’autenticità delle vicende riportate nei quattro Vangeli canonici è stata assai contestata. Molti critici del cristianesimo sostengono che le narrazioni evangeliche siano state inventate dalla Chiesa molto tempo dopo gli eventi che pretendono di rievocare.
Questa percezione, ampiamente condivisa, è imprecisa. Oggi, anche gli storici più scettici non daterebbero il Vangelo più antico, vale a dire quello di Marco, oltre il 70 dopo Cristo. Matteo e Luca sono di solito datati, al più tardi, rispettivamente nel 90 e nell’85 dopo Cristo.
La datazione maggiormente condivisa ritiene che la compilazione dei tre Vangeli sinottici (come sono chiamati), vada anticipata di almeno uno o due decenni rispetto a queste datazioni. È opinione diffusa che i Vangeli abbiano attinto a preesistenti fonti orali e scritte, e con ciò s’intende sostenere che le storie in essi contenute erano tramandate già da parecchi anni.
Traboccano di un’infinità di dettagli legati a quell’epoca come, ad esempio, nomi propri, date, notizie legate agli aspetti cultuali, eventi storici, costumi e opinioni del tempo. Tutti particolari che sarebbe stato difficile falsificare decenni o addirittura secoli dopo. Le narrazioni di Gesù, così come appaiono nei Vangeli, hanno quindi avuto probabilmente origine e sono state diffuse già un paio di anni dopo la Sua morte.
Per un ateo convinto questo potrebbe non provare che il contenuto dei Vangeli sia vero oltre ogni ragionevole dubbio. Ma significa quantomeno che essi ci permettono di cogliere la percezione dell’opera di Gesù da parte della chiesa del primo secolo e devono quindi essere trattati come la fonte più preziosa per valutare la Sua persona.
Lucian Balanescu, uno storico dell’antichità, afferma che molti respingono i Vangeli semplicemente perché scritti molto tempo fa. La misura del valore di un documento storico, tuttavia, non può essere la distanza cronologica che lo separa dalla nostra epoca. Noi, piuttosto, dovremmo misurare la sua distanza dagli eventi che si propone di registrare. Suggerisce quindi questo diagramma
La freccia corta a sinistra è più importante. Invece di fissarci su quanto antichi siano i Vangeli, dovremmo piuttosto concentrarci su quanto quegli scritti siano vicini al periodo in cui Gesù visse e morì. Potremmo anche aggiungere una freccia in più e notare che non vi è un divario temporale così ampio tra il momento in cui i Vangeli furono scritti e l’età dei più antichi frammenti manoscritti che ci sono pervenuti:
Il più antico papiro biblico che sia giunto fino a noi è il Manoscritto John Rylands, che risale al 125 dopo Cristo ed è un frammento del Vangelo di Giovanni.
Disponiamo altresì di frammenti, ma anche di manoscritti completi, della maggior parte dei libri del Nuovo Testamento che risalgono tra la fine degli anni 100 e i primi anni del secondo secolo. Anche se può sembrare un lasso di tempo piuttosto lungo, questo è comune a tutti i documenti antichi.
Generalmente non possediamo i rotoli originali, e gli storici lavorano sempre su copie redatte in epoche assai posteriori. Prendiamo, per esempio, gli Annali di Tacito, ampiamente considerati tra le più importanti fonti sulla storia di Roma antica dal regno di Tiberio alla morte di Nerone. Le frecce per gli Annali assomiglierebbero a queste:
Nonostante la lunghezza del tempo trascorso, il contenuto di questo testo non è solitamente messo in discussione, ancorché la copia di cui disponiamo risalga a 850 anni dopo rispetto agli avvenimenti che sono descritti. Valutazioni analoghe potrebbero essere fatte per la quasi totalità dei testi antichi su cui lavorano gli studiosi di storia.
Il Nuovo Testamento si distingue da tutti gli altri, proprio perché la seconda freccia, quella tra la sua redazione e i più antichi documenti di cui disponiamo, è insolitamente breve.
C’è poi ampia evidenza che le descrizioni di Gesù così come appaiono nel Nuovo Testamento, datate da poco tempo dopo la Sua morte, indichino con precisione il modo in cui era percepito dalla gente durante il primo secolo. Gli scettici possono non credere ai commenti dei Vangeli ma è assurdo affermare che si tratti di invenzioni posteriori.
Questo post è tratto dal libro
“Gesù Oggi”