Non sentite che caldo che fa? Si dice che le stagioni non siano più come una volta e che sia tutta colpa del riscaldamento globale.
Il clima sta cambiando! È un dato di fatto, un problema reale che negli ultimi 30 anni ha destato non poca preoccupazione a livello mondiale.
“In climatologia con il termine cambiamenti o mutamenti climatici si indicano le variazioni del clima della Terra, ovvero variazioni a diverse scale spaziali (regionale, continentale, emisferica e globale) e storico-temporali (decennale, secolare, millenaria e ultra millenaria) di uno o più parametri ambientali e climatici nei loro valori medi: temperature (media, massima e minima), precipitazioni, nuvolosità, temperature degli oceani, distribuzione e sviluppo di piante e animali. […] Variazioni nell’attività solare, nella composizione atmosferica, nella disposizione dei continenti, nelle correnti oceaniche o nell’orbita terrestre possono modificare la distribuzione dell’energia e il bilancio radioattivo terrestre, alterando così il clima planetario” (cit. Wikipedia).
La terra è da sempre soggetta a cambiamenti climatici secondo le cicliche variazioni naturali, ma a parere della comunità scientifica ormai anche all’uomo spetta un ruolo rilevante. La sua influenza cominciò con lo sviluppo dell’agricoltura e la conseguente deforestazione, passando per la rivoluzione industriale fino ad oggi.
Secondo la teoria del Riscaldamento globale, le grandi quantità di anidride carbonica (CO2), metano ed altri gas serra emessi dall’attività umana e dal consumo di combustibili fossili, stanno modificando la composizione dell’atmosfera e causando un incremento delle temperature medie della Terra.
Questi gas, mediante l’effetto serra, trattengono naturalmente il calore rilasciato dalla terra (e proveniente dal sole) verso lo spazio, ma il loro costante aumento sta determinando un’amplificazione di tale effetto e quindi un surriscaldamento climatico a livello globale.
Oltre all’effetto serra dobbiamo aggiungere anche gli effetti causati dal cosiddetto “buco dell’ozono”, ovvero della mancanza localizzata intorno al Polo Sud del sottile strato di gas ozono che funziona da filtro naturale contro i raggi UV (ultravioletti) e che ha portato negli anni all’aumento dello scioglimento dei ghiacciai.
Alcuni degli effetti sono ormai noti e sono interconnessi tra loro: il riscaldamento degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare, l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore e dei periodi di siccità, l’aumento per numero e intensità di alluvioni, tempeste e uragani (Global climate change – NASA).
Il problema è quindi reale e comporta una delle sfide più grandi che l’umanità dovrà fronteggiare nei prossimi decenni.
Una sfida globale: cosa si sta facendo?
Dal protocollo di Kyoto nel 1997 al più recente accordo di Parigi del novembre 2015 (Accordi internazionali sull’azione per il clima) sembra che gli Stati vogliano proprio fare qualcosa per limitare il riscaldamento globale. Oltre 190 Paesi hanno deciso di aderire, purtroppo non tutti sono unanimi sull’urgenza della situazione: tra i primi quelli caratterizzati da sistemi insulari come le Figi, destinati ad essere sommersi, e tutte le Nazioni dell’UE, restano invece fuori gli USA, la prima potenza industriale del mondo.
Gli accordi sul clima sono entrati in vigore alla fine del 2016, quando hanno ratificato almeno 55 paesi che rappresentano minimo il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra. Il piano di azione a lungo termine prevede di ridurre fortemente le emissioni di gas serra e di mantenere l’aumento della temperatura media globale “ben al di sotto” dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, fino a limitarlo ulteriormente a 1,5°C.
È proprio il caso di dirlo: è un tema caldo! Considerando che l’attuale incremento è di 1,1°C, il limite di 2°C sembra un buon obiettivo ed è visto come il punto critico da non superare per evitare conseguenze irreversibili per il pianeta. Questa allerta risulta comprensibile se si pensa a tutti i fenomeni già in atto.
Alcune ricerche invece sostengono che questi obiettivi siano irraggiungibili perché anche se i paesi soddisfacessero tutti gli impegni, il mondo continuerebbe a essere minacciato da aumento medio globale delle temperature di almeno 4°C (Il riscaldamento del pianeta non si fermerà).
Secondo questa idea sarà inutile qualsiasi sforzo dal momento che il cambiamento climatico rientra tra molteplici fattori/eventi naturali interplanetari (variazioni biochimiche sulla superficie terrestre e perdita di energia termica dal nucleo, aumenti della luminosità del Sole e perturbazioni da parte di altri corpi del sistema solare) che determineranno la fine futura del pianeta.
C’è però da registrare il fatto positivo che, sulla base di diverse osservazioni satellitari, è stato dimostrato che il buco dell’ozono negli ultimi anni sta regredendo; gli accordi di Kyoto hanno quindi aiutato almeno a ridurre questa minaccia portando a minori emissioni di quei gas che riducevano l’ozono nell’atmosfera.
La prospettiva cristiana
Cosa dice la Bibbia riguardo i problemi ambientali ed i cambiamenti climatici?
Ciò che più si avvicina agli scenari futuri e ai disastri ambientali è descritto nelle profezie dell’Apocalisse (capitoli 6-18; cfr.16:8-11,17-21) e nei profeti (es. Isaia 24:3-6,18).
In prospettiva di questi eventi catastrofici che colpiscono l’umanità, c’è chi vede in Dio un signore crudele e ingiusto che colpisce indistintamente buoni e cattivi, bisognosi e ricchi. Per altri tutto ciò che sta accadendo e che accadrà secondo le previsioni è conseguenza della “punizione di Dio” per le cattive azioni dell’uomo ed è “giusto” che sia così, si rassegnano a tale interpretazione in attesa della preannunciata Apocalisse.
E il diluvio universale? È vero che nell’Antico Testamento Dio punì un’umanità totalmente corrotta e malvagia, ma quando le acque si ritirarono Dio promise, che non avrebbe più colpito l’uomo e la terra in quel modo (Ge 9:9-11). Dopo il diluvio infatti ristabilì l’ordine del mondo e benedisse di nuovo l’uomo, come aveva già fatto quando lo aveva creato.
È pure vero che anche se Dio “è pietoso, perdona l’iniquità e non distrugge il peccatore. Più volte trattenne la sua ira e non lasciò divampare tutto il suo sdegno,” (Sl 78:38), ma alla fine dei tempi, il giudizio sarà solo su coloro che avranno rifiutato Dio e che “distruggono la terra” (Ap 11:18) nel senso più lato dell’espressione, questo a dimostrazione del fatto che ci sarà un temine alla Sua tolleranza/grazia. (1 Te 5:9-10).
Una responsabilità verso Dio
Secondo un’idea più coerente con il complessivo pensiero biblico, crediamo piuttosto che il benessere della terra e di tutto ciò che è in essa sia da sempre responsabilità dell’uomo a cui ne è stata affidata la cura (Ge 1:26-31), Dio infatti ha concesso agli uomini il “dominio” della terra (cfr Ge 1:26), ha permesso di gestire e custodire ciò che di buono aveva fatto in modo da onorarLo (Sl 8:6-8; Eb 2:7-9).
Dio ha posto il futuro della terra sotto l’autorità dell’uomo. Quando Adamo ed Eva si opposero al Signore, respingendo tutte le Sue istruzioni, fecero cadere rovina, sofferenze e privazioni anche su tutto il creato. Ciò che affrontiamo oggi è semplicemente il risultato della condotta irresponsabile ed egoista tipica dell’uomo corrotto dal peccato (Ge 3:14-24; Ro 8:19-22).
Una responsabilità verso il prossimo
Sicuramente ai tempi d’oggi non avremo mai visto Gesù battersi per i diritti ambientali o proclamare un “eco-vangelo”, ma certamente il suo comportamento ed i suoi insegnamenti ci ispirano a comportarci in maniera responsabile non solo verso il creato, ma soprattutto verso le Sue creature.
In quanto cristiani il nostro principale obiettivo non è la salvaguardia dell’ambiente, ma annunciare l’Evangelo e dimostrare concretamente agli altri i nostri sentimenti con una condotta coerente e con azioni rispettose nei confronti di ciò che Dio ci ha affidato sia direttamente che indirettamente. La nostra attenzione nei confronti dell’ambiente dimostra il nostro interesse per il benessere del prossimo e delle generazioni future.
“Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù.” (Filippesi 2:3-5)
Un impegno personale: come comportarsi?
La responsabilità dell’uomo e quindi del cristiano è quello di prendersi cura del proprio pianeta, di amministrare le risorse naturali con saggezza e umiltà in modo da rispettare ed aiutare così anche gli altri.
Non c’è niente di male nell’ adottare un comportamento “verde” ed ecologico, potremo dare il nostro buon esempio. Non c’è niente sbagliato nel preferire forme di energia alternative e rinnovabili, questo ridurrà le nostre “emissioni inquinati”. Soltanto non diventi questa la nostra “religione”.
Il nostro scopo non è la salvezza del pianeta terra, ciò non è nemmeno in nostro potere. I cambiamenti climatici, le catastrofi ambientali potranno più o meno intensificarsi, ma il focus principale resterà quello di diffondere il messaggio che ha il potere di salvare le anime (Gv 3:16).
Certamente dalla Bibbia sappiamo da sempre che l’uomo avrebbe affrontato tempi spaventosi e che molti degli eventi odierni dimostrano l’imminenza dell’Apocalisse. Gesù stesso disse: “Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi” Mt 24:6-7
Dio ha preannunciato la fine di questo pianeta, ma Egli stesso ricreerà la natura. Ci sarà un nuovo cielo ed una nuova terra e tutto sarà ristabilito secondo un piano preciso (2 Co 5:17; Ga 6:15; Ap 21:1,5)., ma il cristiano non deve allarmarsi o temere quanto avverrà: Dio è sovrano su ogni cosa e vivremo su questo pianeta finché Lui vorrà.
Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, (Salmo 46:1-2)