fbpx

Cristiani e Ambiente: Chi Può Salvare il Nostro Pianeta?

abbraccio ad un albero

 

Dopo aver introdotto il tema dell’ambientalismo e scoperto come il nostro pianeta sia un dono di Dio, ora è il momento di chiederci: chi può davvero salvarlo?

 

Torniamo all’Eden

 

Torniamo all’inizio della Bibbia e guardiamo più da vicino l’apice della creazione di Dio: gli esseri umani, compresi voi e me!

 

Guardare all’origine dell’umanità è importante non solo dal punto di vista biblico, ma anche da quello culturale. Anche per l’ambientalismo, il ruolo degli esseri umani sia nel problema del cambiamento climatico sia nella sua soluzione è molto importante.

 

La creazione dell’umanità da parte di Dio è descritta sia in Genesi 1 che in Genesi 2. Genesi 1 ci offre una visione panoramica della creazione, dai pianeti ai protoni. E l’apice si verifica il sesto giorno, con la creazione dell’umanità da parte di Dio. Qui capiamo di non essere semplicemente il prodotto del tempo, della materia e del caso.

 

L’umanità è il punto di arrivo della settimana di creazione di Dio: il disegno mirato, pianificato e perfetto dell’uomo e della donna. Tutti gli altri aspetti della creazione sono valutati con un ritornello: “Dio vide che questo era buono” (Genesi 1:10, 12, 18, 21, 25). Dopo la creazione dell’uomo e della donna, lo scrittore della Genesi ci dice che “Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono” (Genesi 1:31).

 

Genesi 2:7 descrive lo stesso evento inquadrando la scena più da vicino:

 

L’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente.”

 

Notate la cura di Dio: Adamo viene plasmato, come un modello di creta a grandezza naturale. Poi viene portato alla vita grazie al soffio divino. E la creazione di Eva in Genesi 2:21, 22 non è meno dettagliata:

 

Allora l’Eterno Iddio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; e prese una delle sue costole, e richiuse la carne al suo posto. E l’Eterno Iddio, con la costola che aveva tolto all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo.”

 

Dio non è distaccato dalla Sua creazione: non rimane tra le nuvole impartendo ordini. La creazione di Adamo ed Eva in Genesi 2 ci mostra un’opera meticolosa e curata. Gli esseri umani sono davvero stati fatti “in modo meraviglioso, stupendo” (Salmo 139:14).

 

Parte del mondo, ma unici al mondo

 

È importante tenere insieme questi due racconti della creazione in cui emerge chiaramente che l’essere umano è parte integrante della creazione. Gli esseri umani sono stati creati insieme agli animali. Sono stati creati dalla parola di Dio, proprio come tutto il resto. Polvere siamo e polvere ritorneremo (Genesi 3:19). C’è un’evidente somiglianza tra noi e il mondo che ci circonda. Siamo tutti composti dagli stessi elementi costitutivi: atomi di idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto e così via, che fanno la loro parte.

 

Ma c’è anche una chiara differenza. Gli esseri umani si distinguono in modo inequivocabile dal resto della creazione. Dio definisce “molto buona” la creazione dell’umanità, Dio annuncia in modo unico: “Facciamo l’uomo” quando dà vita ai primi esseri umani (Genesi 1:26 – il “noi” è un primo accenno alla natura trinitaria di Dio), in contrapposizione al “Sia…” con cui crea tutto il resto.

 

Sono soltanto Adamo ed Eva a ricevere il respiro divino. Ma sicuramente il segno più chiaro della differenza dell’uomo è visibile nella dichiarazione di Dio in Genesi 1:26-27. Gli esseri umani sono fatti a immagine e somiglianza di Dio:

 

Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.”

 

Sono stati versati litri d’inchiostro per cercare di spiegare cosa significa essere fatti a immagine di Dio. Se vogliamo fare una sintesi: siamo stati creati per riflettere Dio (ad esempio, nella nostra razionalità, moralità, socievolezza e creatività), per rappresentare Dio (governando amorevolmente la creazione) e per relazionarci con Dio (per conoscere ed essere conosciuti dal nostro Padre celeste). Sebbene la caduta abbia stravolto molte cose, la Bibbia chiarisce che l’umanità continua a essere a immagine di Dio.

 

Seppure questo mondo sia la creazione di Dio, Lui ha voluto renderci amministratori di questa creazione. Dobbiamo “essere fecondi e moltiplicarci, riempire la terra e renderla soggetta” (Genesi 1:28), “lavorare e custodire” (Genesi 2:15) ciò che Dio ci ha messo a disposizione.

 

Ma cosa significa esattamente? E che cosa implica?

 

Io, umano, prendo te, pianeta Terra

 

Per rispondere a queste domande, cominciamo a tirare fuori un dizionario ebraico. Il testo ebraico dell’Antico Testamento contiene molti giochi di parole intelligenti che è facile perdere nelle nostre traduzioni. In Genesi 2:7, Dio forma l’uomo (in ebraico adam) dalla polvere della terra (adam-ah). Mentre cronologicamente è la terra a venire per prima, linguisticamente adamah viene dalla radice adam. Nel versetto successivo, alla creazione di Eva, Adamo la chiama “donna” (ish-shar) perché è stata tratta dall’uomo (e qui, curiosamente, l’ebraico usa una parola diversa per indicare l’uomo: ish).

 

L’uomo (ish) è legato alla donna (ishshah), ma l’uomo (adam) è anche legato alla terra (adamah). Ci si aspetta che un marito si occupi amorevolmente della sua sposa (Efesini 5:29), ma l’uomo (e per estensione, l’intera umanità) deve anche curare la terra che abita.

 

Credere che l’uomo abbia un impatto unicamente negativo sull’ambiente (panico) o nessun impatto sull’ambiente (passività) porta inevitabilmente a una relazione tossica. Solo quando saremo consapevoli del reale significato delle nostre responsabilità allora saremo liberi di governare con amore la creazione, in maniera sostenibile sia per la vita umana sia per l’ambiente che Dio ci ha chiamato a gestire.

 

Gesù: il secondo Adamo

 

Naturalmente, questo era l’ideale, il manuale di istruzioni divino, per così dire. Purtroppo, la storia dimostra che l’uomo ha fallito nell’osservarlo, ma questa non è la fine della storia. Ecco perché entra in scena Gesù.

 

Niente avvalora il significato della creazione fisica più dell’incarnazione di Gesù. Potremmo aspettarci un Dio che non si sporchi le mani. Eppure il Creatore è diventato parte della creazione. Gesù è la perfetta “immagine dell’invisibile Dio…” (Colossesi 1:15) ma “la parola è stata fatta carne…” (Giovanni 1:14). “Dio è spirito…” (Giovanni 4:24), ma si è rivestito di un corpo, entrando nel nostro ambiente.

 

Ma non è finita qui. È affascinante osservare come l’intera vita e il ministero di Gesù siano profondamente legati al mondo fisico. Ha lavorato il legno (Marco 6:3). Usò fiori e uccelli per insegnare ai Suoi discepoli a non preoccuparsi, ma a confidare nella generosa disponibilità di Dio (Matteo 6:25-34). Si servì di un popolare metodo di previsione del tempo (l’equivalente del 1° secolo di “Rosso di sera, bel tempo si spera”) per denunciare l’incredulità dei capi religiosi ebraici (Matteo 16:1-4). Mangiò, bevve, dormì, pianse, navigò, dormì e si sedette (Matteo 9:10; Giovanni 4:7, 11:35; Marco 7:33, 4:38; Matteo 5:1). Cavalcò un’asina (Marco 11:7). Morì inchiodato a una croce (Giovanni 19:18). Fu sepolto in una tomba (Giovanni 19:41-42). La mattina della Sua risurrezione, fu persino scambiato per un giardiniere (Giovanni 20:15).

 

In ogni occasione Gesù è immerso nel Suo mondo e interagisce con esso, ma non commettendo alcun peccato. Non c’è da stupirsi che l’apostolo Paolo descriva Gesù come un secondo Adamo (Romani 5:12-19) che ha fatto ciò che il primo Adamo non è riuscito a fare.

 

Morendo sulla croce ha preso su di Sé il nostro peccato, la nostra vergogna e la nostra morte, e tre giorni dopo è risorto, offrendo perdono, libertà e vita a tutti coloro che invocano il Suo nome, il che significa che c’è sufficiente grazia per coprire i nostri fallimenti, compresi quelli relativi a come trattiamo il mondo che siamo stati chiamati a curare.

 

Come salvare il mondo

 

C’è un solo Salvatore del mondo. E non siamo noi.

 

Capire chi siamo davvero ci mette al riparo sia dalla reazione di panico che ci suggerisce che è soltanto in nostro potere salvare il pianeta, sia dalla passività che ci porta a ignorare le responsabilità ecologiche che abbiamo.

 

Per diventare buoni amministratori dobbiamo per prima cosa capire dove abbiamo fallito, e comprendere che, anche in questo aspetto, possiamo farcela soltanto guardando a Colui che prima di tutto deve trasformare il nostro cuore.

Perché è il cuore dell’uomo prigioniero del peccato che ha ridotto così il mondo in cui viviamo (Matteo 15:19).

 

Poi potremmo servire fedelmente Cristo, ovunque ci abbia messo. Siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio per governare la creazione, secondo la Sua volontà. Il pianeta è di diritto il mondo di nostro Padre, ma è stato dato a noi come Suoi amministratori.

 

I cieli sono i cieli dell’Eterno, ma la terra l’ha data ai figli degli uomini.”
(Salmo 115:16)

 

Quindi rimbocchiamoci le maniche per gestire al meglio il nostro pianeta. Ma andiamo a dormire la sera confidando che è il Signore Gesù l’unico perfetto Salvatore del mondo.

 

Non dobbiamo portare il peso del mondo sulle nostre spalle: quel lavoro è già stato fatto.

 

Anche perché, insieme a Dio, il futuro ci riserva qualcosa di grandioso, ma ne parleremo nel prossimo articolo.

Andrea Botturi

Condividi questo articolo con i tuoi amici!

Ricevi le nostre ultime notizie da Google News

In evidenza

Potrebbe interessarti anche....