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Multitasking: istruzioni per l’uso

 

Un proverbio dice: “Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”. Il poeta Lorenzo de’ Medici scriveva: “di doman non c’è certezza”. La vita è adesso. Bisogna fare tutto, fare mille cose tutte insieme e farle anche bene.

 

Sempre pronti. Sempre attivi. Sempre sul pezzo”!

 

Ormai, ci troviamo in un tempo in cui una tendenza ha invaso le nostre vite: il multitasking.

 

Quando penso al multitasking ho davanti agli occhi un’immagine che mi è rimasta impressa: un uomo sulla cinquantina alla guida di un’auto, che con una mano teneva il cellulare e con l’altra un tramezzino. La cosa buffa è che tante volte anche noi siamo così: mentre guidiamo, beviamo un sorso d’acqua, ci arriva una notifica e controlliamo chi ci ha scritto. Mentre rispondiamo, però, siamo costretti a frenare bruscamente perché c’è il semaforo rosso. E allora, una domanda può sorgere spontanea: devo per forza fare tutto ora? Non posso rispondere dopo? O, se è una cosa urgente, non posso fermarmi e farla senza rischi?

 

E il problema, purtroppo, non è solo collegato al cellulare o all’auto, perché, ad esempio, tanti incidenti domestici succedono in quanto si vogliono fare troppe cose da soli o contemporaneamente.

 

Il fatto è che le tante attività che hanno riempito la nostra vita negli ultimi anni, piano piano, ci stanno portando a vivere in uno stato di frenesia, di costante ricerca dellimmediatezza, nel quale a volte ci troviamo immersi senza saperlo e, magari, senza volerlo.

 

Che cos’è il multitasking?

 

Se cercate questo termine su Internet, leggerete questa risposta: Con multitasking, in informatica, si indica la capacità di un software di eseguire più programmi contemporaneamente”.

 

Notato niente di strano? Questo termine è riferito ad una macchina, un organismo inanimato, non soggetto a reazioni psico-emotive che possono creare danni fisici.

 

Noi siamo uomini, non macchine, per cui forse non siamo stati creati per vivere sentendoci addosso la pressione crescente di fare tante cose, farle bene ed eseguirle nel minor tempo possibile.

 

Uno degli uomini più saggi della storia, Salomone, scrive: “Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze … ; Fin dal mattino semina la tua semenza e la sera non dar posa alle tue mani; poiché tu non sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se questo o quello, o se ambedue saranno ugualmente buoni” (Ecclesiaste 9:10; 11:6); ma anche: “Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato, un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire” (Ecclesiaste 3:1-3).

 

C’è un limite sottile – ma importante – che divide l’impegno dalla frenesia. Una linea che separa loccupazione dalla pre-occupazione.

 

I consigli dellEsperto

 

Salomone è stato uno degli uomini più saggi della terra. Qualche secolo più tardi, però, sul nostro pianeta è passato un Uomo che di Sé ha detto: “ed ecco, qui c’è più di Salomone!” (Luca 11:31).

 

Quest’Uomo è Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Infatti, l’unico esperto nel fare tante cose insieme – e bene – è il nostro Creatore, Dio Onnipresente ma anche Onnipotente, oseremmo dire il “Multitasker originale”, insieme a Suo Figlio, che è stato vero uomo e vero Dio.

 

Gesù, in fatto di rappresentare più figure contemporaneamente, è l’esempio perfetto: al tempo stesso Egli è “la Porta delle pecore” e il buon Pastore”(Giovanni 10:7,11), il Leone della tribù di Giuda” ma anche lAgnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Apocalisse 5:5; Giovanni 1:29); è “lalfa e lomega, il primo e lultimo, il principio e la fine” (Apocalisse 22:13).

 

Eppure, durante il Suo ministero terreno, Cristo consiglia ai Suoi discepoli – presi dalle tante attività – di trovare del tempo per riposarsi: “Ed egli disse loro: «Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco». Difatti, era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare” (Marco 6:31).

 

E oltre al riposo, ci consiglia di non essere frenetici e allontanare da noi lansia. In uno dei Suoi insegnamenti più noti, infatti, Gesù ha detto: “Non siate con ansietà solleciti”(Matteo 6:25, versione Riveduta).

 

L’ansia è la diretta conseguenza di una vita in crescente fermento, con la frenesia di fare tante cose insieme e la paura di non riuscire a farle bene. Un disturbo psico-fisico che trova sempre più spazio nella nostra società: secondo alcuni dati, solo in Italia la percentuale di persone che soffrono d’ansia supera di gran lunga la metà.

 

Un articolo pubblicato il 7 agosto 2022 sul sito “ansa.it” riporta che “l’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap), in un sondaggio online, al quale hanno risposto oltre 700 soggetti tra i 19 e i 60 anni, ha voluto indagare quanto abitualmente le persone sperimentino alcuni dei sintomi tipici dell’ansia e del panico. Dai risultati è emerso che il 79% di coloro che hanno risposto al sondaggio ha avuto, durante l’ultimo mese, manifestazioni fisiche frequenti e intense di ansia; il 73% si percepisce come una persona molto apprensiva, che si preoccupa facilmente di piccole cose/situazioni; il 68% dichiara di avere non poco disagio a stare lontano da casa o da luoghi familiari, mentre il 91% trova molto spesso difficoltà nel rilassarsi”. E, a proposito di preoccupazioni, c’è un dato ancora più preoccupante: la nostra nazione non rappresenta nemmeno l’1% della popolazione mondiale. Immaginiamo, quindi, come questi numeri possano essere moltiplicati su una scala di circa 8 miliardi di persone. Uno scenario davvero spaventoso!

 

Certamente, puntare a raggiungere il massimo, ottimizzare il tempo e le attività, avere degli obiettivi di costante crescita e stimolo, sono tutte cose lecite, ma, come scriveva l’apostolo Paolo, “ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica. …Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla” (1 Corinzi 10:23; 6:12). Sarebbe opportuno, quindi, porsi alcune domande.

 

È una cosa utile?

 

Un ragazzo mi raccontava che si trovava per lavoro in una capitale europea dove tutti erano sempre di fretta. Dopo qualche settimana, mentre stava andando a lavorare, nel corridoio della metropolitana, iniziò a camminare a passo svelto; improvvisamente si fermò di scatto e si chiese: “Ma perché sto correndo? Inizio a lavorare tra un’ora! Posso procedere con calma!” La frenesia di quella città lo aveva avvolto inconsapevolmente.

 

Quando siamo spinti dall’impulso di aprire un’altra “finestra” nelle nostre attività, domandiamoci se farlo subito è utile o la cosa può essere gestita con più tranquillità.

 

È una cosa che edifica?

 

Alla luce dei dati riportati prima, la risposta è abbastanza evidente. Sia chiaro: un professionista deve pianificare i suoi appuntamenti con ordine, una casalinga deve organizzare le sue attività con intelligenza, un operaio deve sempre fare in modo di essere puntuale e preciso nello svolgimento delle sue mansioni, ma ciò non vuol dire andare a dormire con l’ansia di trovare il passaggio a livello chiuso, un incidente o qualsiasi altro imprevisto, perché questo significherebbe fasciarsi la testa prima di cadere e accumulare solo ulteriore stress.

 

Si dice che “ciò che non uccide, fortifica”; l’ansia, però, non sempre uccide ma nemmeno edifica. Anzi, può diventare un fenomeno distruttivo.

 

È una cosa che mi sta dominando?

 

Un vecchio adagio recitava: Luomo tenta in tutti i modi di ammazzare il tempo, ma alla fine è il tempo che ammazza luomo”. Forse inconsciamente, forse in buona fede, tante volte permettiamo al tempo e alla corsa contro di esso di avere la meglio sulla nostra serenità. La nostra natura è già limitata dal tempo: non lasciamoci dominare dalla continua ricerca di completare il nostro piano e passare allo step successivo. Alla fine, quando la corsa sarà terminata, potremo rimpiangere il tempo che abbiamo sottratto alla nostra famiglia per inseguire un obiettivo lavorativo, o il fatto di non aver vissuto appieno i momenti felici della vita perché il nostro stato d’animo era impegnato ad organizzare quelli che seguivano.

 

Gesù Cristo operava delle guarigioni anche di sabato, un giorno in cui secondo la legge ebraica bisognava dedicarsi al riposo assoluto, e a chi gli ricordava che doveva attenersi al riposo, rispondeva: “Il Figlio dell’uomo è signore del sabato” (Luca 6:5).

 

Perciò, se vediamo che questa realtà ci sta schiacciando, se la corsa contro il tempo ci sta risucchiando in un vortice di interminabile ansia, chiediamo consiglio al Signore del tempo, stando certi che Egli ci darà la soluzione migliore.

 

Lunico impegno da non rimandare

 

Viviamo sempre di corsa, cercando di ottimizzare le attività, ridurre le perdite e guadagnare il tempo. A proposito di “perdite” e “guadagni”, però, ricordiamo un dettaglio fondamentale: “che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” (Marco 8:36).

 

Il domani non ci appartiene! E proprio per questo, l’unica preoccupazione che non possiamo rimandare è quella di ricevere la salvezza per grazia: “Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!” (2 Corinzi 6:2).

 

Il nostro impegno principale è quello di diventare – e rimanere – figli di Dio. A tutto il resto penserà il nostro Padre Celeste.

 

La lezione del Maestro, in merito alla gestione dell’ansia, termina proprio così: “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6:33,34).

Emilio Sabatelli

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