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Un Nuovo Paio Di Occhiali

mani che mantengono degli occhiali

 

A goccia. A cuore. A stella.

Tondi. Rettangolari. Esagonali.

Vintage. Moderni. Colorati. Ultraleggeri.

 

Ormai tutta la popolazione – o quasi – indossa un paio di occhiali, che siano da vista, per varie esigenze, o da sole, per estetica. Cresce sempre di più la necessità di avere un prodotto alla moda e i professionisti del settore non sanno più cosa inventarsi per garantirci una vista migliore su una montatura dal design innovativo.

 

Avere degli occhiali comodi ed efficaci è importantissimo (il sottoscritto li porta da vent’anni e sa quanto sia utile), ma c’è unaltra vista, ben più importante, che va ugualmente curata e controllata: quella interiore, relativa alla nostra anima. E in questo caso non ci sono dottori o addetti ai lavori che tengano, lunico che può aiutarci è Dio.

 

Una nuova prospettiva

 

Per permettere a Dio di migliorare la nostra “vista” interiore, è opportuno che dentro di noi ci sia il desiderio di guardare le cose sotto un’altra lente.

 

Gesù, il Figlio di Dio, è venuto sulla terra per riavvicinare l’uomo a Dio, ma questo riavvicinamento passa attraverso un cambiamento che deve partire da noi: “Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo»” (Marco 1:14,15).

 

E, poco tempo prima di Gesù, “venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati” (Marco 1:4).

 

Il termine greco ravvedimento indica “un cambiamento del modo di pensare, una trasformazione radicale della persona, che rinuncia alle proprie attitudini sbagliate per adottare un nuovo comportamento e una nuova prospettiva, conformi alla volontà di Dio”.

 

Ravvedimento significa avere una nuova prospettiva. Oseremmo dire che “ravvedersi” significa “rivedere”.

 

Quindi, per avere sotto controllo la nostra vista interiore secondo quello che dice il Signore, è necessario rivedere, rivalutare e – soprattutto – ripristinare alcune cose dentro di noi e intorno a noi.

 

Rivedere sé stessi

 

La prima cosa da rivedere è la nostra condizione davanti a Dio. Tante volte pensiamo di avere la coscienza pulita perché siamo brave persone, non facciamo niente di male, cerchiamo di vivere in maniera civile e “non abbiamo mai ucciso nessuno”, quindi ci sentiamo giusti.

 

Purtroppo non è cosi. Ognuno di noi è peccatore, anche semplicemente non avere comunione con Dio rende l’uomo lontano da Lui: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23).

 

Giobbe era un uomo giusto ed era Dio stesso a dirlo: “Il Signore disse a Satana: «Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male»” (Giobbe 1:8), ma, quando si trovò a passare delle prove dalle cause inspiegabili, venne a galla la sua presunzione di giustizia, perché credeva di essere addirittura più giusto di Dio, dimenticando che, davanti a Lui, “tutta la nostra giustizia è come un abito sporco” (Isaia 64:6).

 

Il patriarca provato credeva di conoscere a fondo il Signore ma non era così, e, alla fine, la sua vista migliorò decisamente:Giobbe rispose al Signore e disse: (…) Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto” (Giobbe 42:1,5).

 

Affinché il ravvedimento avvenga dentro di noi, però, va rivista un’altra cosa, non meno importante.

 

Rivedere Dio

 

Dio ci ha creati perché vivessimo accanto a Lui, ma spesso le circostanze ci inducono a pensare che Egli sia lontano e disinteressato, o, come alcuni dicono, che “ci ha fatti e ci ha abbandonati”, o, come altri pensano, che goda nel vederci soffrire perché lo meritiamo e non potremo mai ottenere perdono per i nostri peccati.

 

Niente di più distorto! Dio non è lontano e non è né un tiranno né un giudice, bensì un Padre amorevole che ci attende: “E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!»” (Romani 8:15).

 

Nella famosa parabola del “figlio prodigo”, questo ragazzo, dopo aver compreso i suoi errori, si ravvide e, “rientrato in sé”, si aspettava di tornare a casa come un servo, dimenticando che chi lo attendeva non era il suo padrone ma suo padre: “mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato” (Luca 15:20-24).

 

Rivedere gli altri

 

Dio non vuole stare lontano da noi, anzi! Proprio perché vuole averci vicino, ci ha donato Suo figlio: “Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò” (Luca 23:46).

 

Ancor prima della croce, però, il Figlio di Dio ci ha insegnato a non essere superficiali, a vedere oltre le impressioni esterne. Gesù in un gruppo di umili pescatori, di semplici “popolani senza istruzione” (Atti 4:13) ha visto degli uomini che avrebbero “messo sottosopra il mondo” (Atti 17:6); in un corpo di peccato, “una donna colta in adulterio”, ha visto un’anima bisognosa di perdono: “…Neppure io ti condanno; va’ e da ora in poi non peccare più” (Giovanni 8:3,11); in un uomo legato da duemila demoni ha visto un messaggero del Vangelo: “l’uomo che era stato indemoniato lo pregava di poter stare con lui. Gesù non glielo permise, ma gli disse: «Va’ a casa tua dai tuoi, e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatte, e come ha avuto pietà di te». Ed egli se ne andò e cominciò a proclamare nella Decapoli le grandi cose che Gesù aveva fatte per lui. E tutti si meravigliavano” (Marco 5:18-20).

 

Dio è amore. E noi dovremmo imparare a guardarci con gli occhi Suoi. Solo con gli occhiali a forma di croce possiamo guardare chi è intorno a noi con gli occhi dellamore, ed è in quel momento che cambia la nostra prospettiva.

 

Ecco che improvvisamente un adolescente ribelle diventa un individuo che sta gridando aiuto e non sa come farlo; magari quella ragazza presuntuosa che non parla con nessuno è solo una persona timida ed insicura.

 

Indossando gli occhiali a croce potremmo scoprire che quella donna dal look stravagante ed eccessivo è una persona delusa che cerca di farsi notare perché si sente sola, oppure quell’uomo che sembra avercela col mondo è semplicemente un padre frustrato perché lavora notte e giorno e non riesce a portare avanti una famiglia, o magari quell’anziano è petulante perché ha paura di essere abbandonato e cerca continuamente attenzioni…

 

Solo con gli occhi di Cristo potremo vedere realmente i problemi di chi ci circonda e chiedere proprio a Dio di intervenire per risolverli.

 

Gli occhi della fede

 

Restare nella prospettiva divina, però, non sempre è facile.

Anche nel nostro percorso con Dio può capitare che diamo maggiormente spazio alla vista umana e non alla prospettiva divina. In più di un’occasione, infatti, Dio ha dovuto mettere in “alta definizione” gli occhi di un suo servo, come il profeta Samuele, che stava scegliendo il re d’Israele mediante canoni umani: “Mentre entravano, egli pensò, vedendo Eliab: «Certo l’unto del Signore è qui davanti a lui». Ma il Signore disse a Samuele: «Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il Signore guarda al cuore».” (1 Samuele 16:6,7); oppure il servo di Eliseo, angosciato perché circondato da un esercito numeroso: “Ed Eliseo pregò e disse: «Signore, ti prego, aprigli gli occhi, perché veda!» E il Signore aprì gli occhi del servo, che vide a un tratto il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo” (2 Re 6:17).

 

Oltre agli occhi dell’amore, quindi, nei momenti in cui vediamo sfocato, Dio ci equipaggia donandoci gli occhi della fede. Anche questi sono ugualmente importanti perché la lotta a cui siamo chiamati è contro l’invisibile: “il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12).

 

Indossiamo pure i più originali modelli di occhiali che la moda ci presenta, ma non dimentichiamo di portare con noi quelli più importanti, gli occhiali a forma di croce.

 

La nostra vista, così, migliorerà decisamente. E anche la qualità della nostra vita!

Emilio Sabatelli

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