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Il senso di precarietà dilaga: è possibile non dargliela vinta?

Persona che ha al posto della faccia un foglio su scritto un punto interrogativo

 

Assistiamo oggi alla crisi delle ideologie, al venir meno dei valori. Vengono a mancare saldi punti di riferimento e modelli buoni a cui conformarsi. Le strutture sociali e le istituzioni non sono durature e affidabili.

 

La condizione dell’ambiente, i disastri naturali, le malattie virali (come il Covid-19) sempre più diffuse aumentano il senso di incertezza dell’uomo di oggi. Ancora non pienamente consapevoli di ciò che sta succedendo, ci ritroviamo sempre di più a fare i conti con la nostra precarietà e con quella dell’ambiente che ci circonda.

 

La società dell’incertezza

 

Bauman, un famoso sociologo polacco, fa un’analisi dettagliata della società odierna, definendola “società liquida”. Abbiamo già parlato di Amore Liquido in passato. L’aggettivo “liquido” rende proprio l’idea dell’instabilità, della precarietà che la caratterizza. Secondo lo studioso al giorno d’oggi “l’incertezza è l’unica certezza”.

Tale incertezza avvolge ogni cosa: il lavoro, le relazioni, la famiglia. È difficile trovare lavoro, che in ogni caso diventa sempre meno duraturo, con poche garanzie, e a volte bisogna inventarselo.

 

Le relazioni sono sempre più vuote, instabili, emerge la difficoltà a far durare i rapporti di coppia; spesso si preferisce chiudere un rapporto in modo repentino piuttosto che impegnarsi seriamente ad affrontare i problemi.

 

Molte volte i genitori sono assenti e i bambini vengono esposti a tanti stimoli esterni senza avere accanto una persona affidabile, che li aiuti ad orientarsi. Le famiglie sono sempre meno coese, con difficoltà a comunicare, i genitori vogliono fare gli amici dei figli ma non riescono a comprenderli.

 

Emerge un individualismo sfrenato che fa dissolvere il senso di comunità, lo svuota di significato. Ognuno persegue i propri obiettivi, nutre il proprio ego, e il prossimo viene tenuto poco in considerazione. L’io è in primo piano e il resto rimane sullo sfondo.

 

Giovani senza meta

 

Chi sta vivendo in modo più intenso tutto ciò? Inevitabilmente i giovani (abbiamo parlato in un’altro articoli dei millennials, ovvero la gioventù nata tra gli anni ‘80 e il 2001) che risentono maggiormente dello sfondo socio-culturale in cui sono immersi, e sono figure isolate che vanno sempre di corsa.

 

L’unico scopo sembra l’apparire ad ogni costo, si fa di tutto per avere visibilità, per essere riconosciuti dagli altri. I social rappresentano un palcoscenico perfetto per mettersi in mostra, per appagare in modo ingannevole il desiderio di sentirsi visti e ascoltati.

 

Il consumismo dilagante rende gli oggetti subito obsoleti – afferma Bauman – e niente è realmente appagante. Lo smartphone nuovo nel giro di poco tempo viene sostituito da un altro, l’oggetto del desiderio cambia continuamente. L’appagamento è momentaneo…e poi cosa rimane? Nulla!

 

Vi è un’incapacità di sostare nell’attesa, un bisogno di soddisfacimento immediato dei propri bisogni e desideri. Non vi è neanche più tanto spazio per il desiderio, dato che tutto deve essere realizzato nell’immediato. Non ci sono limiti nella società di oggi, si deve avere tutto e subito.

 

L’immagine è quella di vagabondi che si muovono senza una meta, con difficoltà a capire ciò che provano, cosa vogliono realizzare, chi sono, come essere felici

 

Una certezza stabile nel tempo

 

La situazione che abbiamo presentato e che ci coinvolge non è rosea. Possedere tanti oggetti, essere connessi con tutto il mondo, dipendere solo da se stessi sono possibilità apparentemente interessanti ma non ci danno la pace, la serenità di cui avremmo bisogno. Anzi, un senso di vuoto pervade molte persone oggi e ciò può contribuire a varie forme di sofferenza come depressione o dipendenze.

 

L’incertezza che caratterizza la nostra società è difficile da sostenere ma possiamo trovare un punto di riferimento stabile in Colui che non verrà mai meno, il nostro Signore Gesù Cristo. Egli nella Bibbia rivela: “«Io sono l’alfa e l’omega», dice il Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente».” (Apocalisse 1:8).

 

In un mondo in cui tutto appare confuso, incerto, Dio è la nostra salda roccia. “La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.” (Matteo 7:25). La speranza che riponiamo in Lui è “come un’àncora dell’anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina” (Ebrei 6:19).

 

La Bibbia ci trasmette la sicurezza che Dio non ci lascia in balìa dell’incertezza. Anche se ciò che si prospetta davanti a noi appare incerto e attorno a noi tutto sembra “liquido”, Egli promette una roccia stabile a cui aggrapparsi. Egli è e sarà sempre un punto di riferimento saldo, un modello da seguire, una fonte inestinguibile d’amore, un modo per vincere la tristezza e la confusione.

 

Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza: egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare. Dio è la mia salvezza e la mia gloria, la mia forte rocca e il mio rifugio sono in Dio”. (Salmo 62: 6,7).

Ester Bilello

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