Ripetere aiuta a ricordare, anche se c’è una cosa importante che spesso dimentichiamo di fare.
Sicuramente ti sarà capitato di passeggiare in un centro commerciale. Improvvisamente, un campanello seguito da una voce annunciava qualcosa. Il messaggio non era, però, del tutto chiaro. Quando tutto scivolava verso l’indifferenza, ecco una parolina che rimetteva tutto in gioco: “Ripeto…”.
Speranzoso, tendevi le orecchie per capire cosa stessero dicendo, ma ancora niente. Il messaggio restava poco chiaro; non avresti saputo, perciò, se l’auto da spostare era la tua, o quale prodotto era stato appena sfornato.
Nel nostro mondo circolano spesso messaggi che, nonostante vengano ripetuti, rimangono poco chiari: annunci nei supermercati, notizie radiofoniche e pubblicità ingannevoli ci rendono sempre più titubanti su ciò che ascoltiamo e diffidenti sulla vera natura di quello che ci viene detto.
Puoi stare tranquillo, però, perché Dio parla sempre in maniera chiara al cuore dell’uomo: “La parola di Dio è vivente ed efficace…” (Ebrei 4:12).
In un messaggio molto breve ma intenso Dio ti comanda – e ci comanda – una cosa molto singolare, l’essere allegri: “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi” (Filippesi 4:4).
Lo so che stai pensando che questo verso è stato scritto da Paolo in una sua epistola, ma sicuramente ricorderai che l’apostolo è lo scrittore, ma l’autore è lo Spirito Santo, visto che “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (2 Timoteo 3:16).
È buffo, vero? Dio ci comanda di rallegrarci e lo ripete pure. Questo perché Dio ci tiene così tanto a te, a noi tutti, che la nostra gioia è il Suo obiettivo principale.
Ma perché Dio ripete questo concetto?
Dio ripete per ribadire
Se sei uno studente, la ripetizione riempie gran parte della tua giornata: le cose ripetute vengono memorizzate molto più facilmente, immagazzinate e impresse nella mente. Se lavori, allora avrai già capito che, per apprendere al meglio quella procedura, devi ripeterla e ancora ripeterla finché non diventa quasi un automatismo del settore di cui ti occupi.
La ripetizione, nell’ambito dell’istruzione, è fondamentale: spesso ci capita di incrociare persone che parlano da sole semplicemente perché “stanno ripetendo” l’argomento su cui devono essere interrogate, e se alla fine dell’anno non si raggiunge un risultato soddisfacente, si diventa “ripetenti” per riprendere il discorso e capirlo appieno.
Tra le tante informazioni utili che la tua mente elabora, dunque, accogli anche questa: Dio vuole che tu sia allegro! Egli medita per te “pensieri di pace e non di male”, per darti “un avvenire e una speranza” (Geremia 29:11).
Dio vuole richiamare
Questo concetto ti suonerà familiare se sei un genitore, ma anche un insegnante, un direttore o un allenatore, insomma se sei impegnato a trasmettere dei codici comportamentali.
A volte siamo costretti a rimproverare i nostri figli, ad avvertirli ripetendo sempre le stesse cose; da figli ci sentiamo dire quella frase non molto gradita: “Hai capito? Se non hai capito te lo ripeto un’altra volta. Non fare… Non dire… Attento… Ascolta…”.
Le cose ripetute servono per riprenderci.
Dio, da buon Padre Celeste, a volte ti rimprovera, ma “non disprezzare la correzione del Signore, non ti ripugni la sua riprensione; …perché il Signore riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce” (Proverbi 3:11,12).
Riprendere, però, come dice la parola stessa, sta per rimproverare ma anche per ri-prendere, ossia “prendere nuovamente”.
Dio ci rimprovera ma ci prende nuovamente con Lui; ci richiama ma ci chiama ancora a Sé: “Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!” (Isaia 43:1).
Gesù, il Figlio di Dio, è venuto a morire per noi proprio per darci una vita abbondante, e quindi non Gli fa piacere se non siamo completamente felici. Ripetendo questa esortazione è come se Dio ci dicesse: “Ma come? Non ti stai rallegrando? Sii allegro perché Io sono con te, ho donato Mio Figlio perché la tua allegrezza sia completa” (leggi Giovanni 15:11).
Dio vuole ricordare
Il verbo “ricordare”, etimologicamente, significa richiamare al cuore, qualcosa dunque che deve restare dentro di noi.
È lì che troviamo il nostro fondamento. I credenti non hanno un fondatore, bensì un fondamento, una Roccia su cui viene edificata la casa del nostro cuore, che non crollerà nonostante le difficoltà: “i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia” … “e questa roccia era Cristo” (Matteo 7:25; 1 Corinzi 10:4).
Il profeta Abacuc (VII-VI sec. a.C.) stava vivendo un momento di difficoltà insieme al popolo, di avversione e carestia: “Ho udito e le mie viscere fremono, le mie labbra tremano a quel rumore; un tarlo mi entra nelle ossa, io tremo a ogni passo; aspetto in silenzio il giorno dell’angoscia, quando il nemico marcerà contro il popolo per assalirlo. Infatti il fico non fiorirà, non ci sarà più frutto nelle vigne; il prodotto dell’ulivo verrà meno, i campi non daranno più cibo, le greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle; ma io mi rallegrerò nel Signore, esulterò nel Dio della mia salvezza” (Abacuc 3:16-18).
Quest’uomo di Dio, nonostante un contesto tragico, trova l’allegrezza del suo cuore nel Suo Dio, nella Sua presenza e nel Suo aiuto. E’ lì che dobbiamo cercare il nostro rifugio quando tutte le situazioni avverse vogliono toglierci il sorriso. C’è un’allegrezza, una gioia che va necessariamente trovata prima delle altre se si vuole vivere pienamente soddisfatti: “Trova la tua gioia nel Signore, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore” (Salmi 37:4).
Nonostante il contesto che viviamo possa essere il peggiore, troveremo sempre la nostra forza nella gioia del Signore perché è Lui la risorsa migliore nell’ambiente peggiore! Una gioia concreta che non dipende dalle circostanze ma che dipende dalla presenza del Signore in noi e con noi.
Allegrezza: una cura senza tempo
L’allegrezza diventa una risorsa importante anche per la nostra salute: “Un cuore allegro è un buon rimedio, ma uno spirito abbattuto fiacca le ossa” (Proverbi 17:22).
Essa, inoltre, fa parte delle nove caratteristiche che evidenziano la presenza dello Spirito di Dio dentro di noi, i cosiddetti “frutti”; infatti, nelle versioni più moderne, tra i nove troviamo la parola “gioia”, ma in una delle traduzioni più accurate il termine utilizzato era proprio allegrezza: “Ma il frutto dello Spirito è: carità, allegrezza, pace, lentezza all’ira, benignità, bontà, fedeltà, mansuetudine, continenza” (Galati 5:22, versione Diodati).
Insomma, l’essere allegri ci ricorda che siamo figli di Dio e ricorda agli altri che dentro di noi abita lo Spirito di Dio.
Il concetto di “allegrezza”, ovviamente, è rivolto principalmente ai giovani: “Rallegrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma … ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza” (Ecclesiaste 12:1,3). Non dimentichiamo, però, che, in barba all’anagrafe, con Dio possiamo approfittare dell’esclusivo bonus Forever Young: “I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono;
ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano” (Isaia 40:30,31).
Il messaggio di Dio è molto chiaro: rallègrati, ma ricòrdati
Il problema è che Dio ripete, ma noi spesso non ascoltiamo: “Dio parla una volta, e anche due, ma l’uomo non ci bada” (Giobbe 33:14).
Dio rammenta, ribadisce, richiama.
Egli desidera che l’allegrezza sia impressa nel nostro cuore e nella nostra mente.
Ricordati di essere allegro.
E soprattutto, ricorda che nessuno desidera la tua felicità più di Dio.
Emilio Sabatelli