“Non è giusto: me lo meritavo!” Quante volte nella propria vita quotidiana si è pronunciata o ascoltata questa frase. A fronte di una qualunque vicenda ingiusta, banale o meno, ci si trova infatti a voler reclamare il proprio diritto di ottenere ciò che si desidera, perché è giusto che sia così.
“Merito di concludere gli studi a pieni voti perché ho studiato con sacrificio, dando massima priorità alla mia vita da studente.
Mi merito una promozione sul posto di lavoro, sono capace di svolgerlo al meglio e, dopo tanti sacrifici, è giusto che raggiunga questa soddisfazione professionale.
Merito di incontrare “il principe azzurro” (o la mia principessa) perché ho diritto ad essere amato e amare, a costruire una famiglia; perché ho aspettato tanto che arrivasse la persona giusta; perché ho sofferto tanto per amore ed ora mi merito la tanta desiderata felicità sentimentale.”
Questi sono solo alcuni esempi dei campi della vita in cui si vorrebbero raggiungere i propri sogni perché meritati. Si è considerati bravi ragazzi, non si è mai fatto del male a nessuno, si desiderano cose lecite: giovani così meritano di vivere i propri obiettivi al cento per cento!
Questo ragionamento, abbastanza logico dal punto di vista umano (anche se nessuno è perfetto!), non si applica, però, al campo spirituale.
Posso accedere al Paradiso perché me lo merito? La vita eterna è accessibile grazie alle mie opere? Siamo davvero sicuri che il cielo sia pieno di persone meritevoli? No, c’è molto di più!
IL CIELO E’ PIENO DI BRAVE PERSONE?
Essere bravi ragazzi, bravi figli di credenti, bravi cristiani non assicura l’accesso alla grazia di Dio, al Suo perdono, a una vita cristiana abbondante e neanche al Paradiso, una volta che la propria esistenza terrena terminerà. Il metro di misura per raggiungere tutto questo è chiaramente espresso nella Bibbia: la grazia di Dio. Si tratta di un favore immeritato che il Signore dona gratuitamente a tutti, senza riguardare a capacità o meriti personali dei destinatari. “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo.” (Tito 3:5)
La persona più buona e educata al mondo, senza un contatto diretto con Dio, è separata da Lui e questo la rende peccatrice: non si può entrare in possesso di tutti quei “regali” contenuti nella Bibbia che sono donati per grazia. Ecco perché se non si crede in Dio non si può entrare in cielo. “Sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù…” (Galati 2:16).
Possiamo affermare che il Paradiso è pieno di persone che hanno creduto in Dio e hanno accettato la vita eterna per i meriti di Cristo Gesù, il Salvatore. Che prezioso amore quello di Dio: si accede al cielo per i meriti di Gesù sulla croce e non per i propri! La fede nel Suo Nome è la chiave di accesso per il cielo.
I PROPRI MERITI O QUELLI DI GESU’?
Il sacrificio di Gesù sulla croce ha acquistato la salvezza e la vita eterna per ognuno, indipendentemente dalla vita che conduce e dalla sua bontà caratteriale.
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16)
Ma di quali opere parliamo riferendoci a Gesù? Un amore inspiegabile e infinito che ha spinto il Salvatore a una morte ingiusta e violenta per tutti gli uomini, considerati Suoi nemici. Per un giusto o una persona per bene magari qualcuno morirebbe, ma Dio ha mostrato un amore così grande da mandare la Persona più preziosa per Lui, il Suo unico Figlio, a morire per i peccatori. Per tutti: brave persone o malvagie. Che grande merito quello di Cristo! Per quanto si possa essere brave persone, non serve aggiungere altre opere o meriti personali a questo, basta credere in Dio: Egli accetta tutti per i meriti di Gesù!
LA VITA ETERNA
“Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna…” (Giovanni 6:40)
Oltre a sperimentare la salvezza per grazia, quando si crede in Gesù, si riceve anche la certezza della vita eterna perché Lui è risorto vincendo sulla morte. Ecco un altro merito di Gesù: è risorto per amore di ogni persona, non per opere giuste fatte dagli uomini.
La paura della morte non esiste più perché diventa un passaggio da questa vita all’eternità: “…Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore.” (Romani 14:8).
Dio ha pensato anche al futuro eterno per ognuno che crede: “perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 6:23). Egli è risorto non solo per essere d’aiuto in questa vita ma anche per assicurare l’eternità con Lui. Per sempre insieme a Lui. Nel luogo più sicuro in cui non ci sarà separazione da Gesù. Questo è vero amore. “Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati,…” (Giovanni 17:24).
Non serve sforzarsi per adempiere opere meritevoli e giuste ogni giorno, al fine di “guadagnare punti” e dimostrare a Dio che si è adatti per il cielo. Lui ha previsto, per ogni cristiano, un futuro eterno in Paradiso senza che debba fare ulteriori opere meritorie, soltanto vivendo nella fede nel Figlio di Dio (Galati 2:20).
Nel corso della propria vita con il Signore, il giovane impegnato nella comunità cristiana può avere la tentazione e la tendenza a raffreddarsi spiritualmente o a “sentirsi arrivato” nel suo percorso spirituale. Anche in questo caso, però, i meriti personali non servono all’arrivo in cielo ma soltanto la fede perseverante e costante nella Parola di Dio. Ogni giovane cristiano può continuare la sua corsa verso il cielo sperando nel Signore che, per Sua grazia, gli consegnerà un giorno la corona della vita.
CONCLUSIONE
Non esiste, quindi, una formula magica per arrivare in cielo, né una “gara a punti”, ci si arriva credendo in Gesù. Dio non ha riguardi personali: tutti hanno peccato (anche le persone considerate migliori) e sono giustificati per grazia, mediante la fede in Gesù.
Nella giornata più nera per la storia dell’umanità, quella della crocifissione di Cristo, un uomo che di meriti non ne aveva tanti (faceva il ladrone) stava morendo accanto a Gesù, appeso anche lui ad una croce. Capì che Gesù stava morendo per gli ingiusti e fece una richiesta di perdono al Salvatore. Se in cielo ci si andasse per opere, Gesù non avrebbe potuto accogliere la richiesta d’aiuto di quell’uomo (che di opere giuste non ne vantava molte). Invece Gesù mostrò tenerezza e compassione anche in quel lacerante momento, mentre sentiva il dolore dei chiodi e il peso del peccato dell’umanità sulle Sue spalle, tese il Suo perdono a quel peccatore morente.
Si sarebbero rivisti in Paradiso! “Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».” (Luca 23:43) Questo è Amore!
L’impegno di ogni giovane cristiano sia di mantenere il contatto con Dio e con la Bibbia quotidianamente. L’unica cosa che il Signore si aspetta da un cuore rigenerato, che vuole arrivare in cielo, è la fedeltà, la forza di resistenza che proviene da un concreto rapporto con lo Spirito Santo. Nessuno può ostentare sicurezza dei propri meriti, anche dopo aver creduto in Gesù. La grazia di Dio, che salva dal peccato, sarà adatta a conservare la fede del giovane cristiano lungo tutta l’esistenza terrena, fino al giorno in cui incontrerà nel cielo l’amato Salvatore, soltanto per i Suoi meriti.
Deborah Caporaletti