Dopo aver parlato di femminilità tossica, arriviamo alla controparte maschile.
In un articolo del quotidiano La Repubblica si definisce così la cosiddetta “Mascolinità Tossica”:
“In psicologia si parla di mascolinità tossica facendo riferimento a una serie di regole culturali sulla mascolinità che sono lesive per la società e per l’uomo stesso. È l’insieme degli stereotipi che definiscono l’uomo come un essere dominante nella società, spesso con derive di misoginia e omofobia che diventano tossiche nel momento in cui promuovono comportamenti violenti come abusi sessuali o femminicidi. “Sii uomo”, “non piangere”, “non fare la femminuccia”, sono alcuni degli esempi più semplici dei divieti imposti in base al genere. E le conseguenze di questo tipo di repressioni emotive possono arrivare a includere depressione, stress e abuso di sostanze stupefacenti.”
Parliamo quindi di tutta una serie di stereotipi sulla virilità che negli anni sono stati costruiti da un certo maschilismo.
La vera mascolinità tossica
Questa prospettiva malsana può essere associata alla “ipermascolinità”: il macho, perennemente accigliato, duro e immune al dolore o alle emozioni. Questo tipo di stereotipo ingiusto e irragionevole di “vero uomo” spinge gli uomini a sopprimere le emozioni, a chiudersi agli altri, a lavorare troppo o a rifiutarsi di ammettere un fallimento. In origine, il termine mascolinità tossica era rivolto alla percezione errata che i “veri uomini” non esprimessero sentimenti, non esibissero gentilezza, non fossero remissivi o non dimostrassero tenerezza.
La mascolinità tossica è stata applicata anche ad altri comportamenti che dovrebbero aiutare a dimostrare di “essere un vero uomo”. Per esempio, la mentalità da “playboy” che elogia la promiscuità e oggettivizza le donne (alimentata dalla pornografia) è giustamente considerata tossica. Le prime discussioni sulla mascolinità tossica condannavano anche la misoginia, l’aggressività e il bullismo.
Non scadere nella “misandria”
Come la misoginia odia tutto ciò che è ricollegabile al genere femminile, un uso sbagliato del concetto di “mascolinità tossica” può portare alla “misandria”, cioè ritenere maschilista e tossico quasi tutto ciò che è ricollegabile al genere maschile. Nel tempo i confini tra definizioni di “mascolinità tossica” e misandria sembrano essere diventati sempre più sfumati.
Un esempio di questo può essere associato al cosiddetto mansplaining. Questa parola è stata coniata per descrivere un uomo che si rivolge ad una donna, supponendo che lei non capisca un argomento quando, in realtà, lo capisce meglio di lui. Molti ora usano questa espressione quasi ogni volta che un uomo esprime una forte opinione o cerca di razionalizzare un punto di vista dialogando con una donna liquidando il tutto come mansplaining e respingendo chi parla semplicemente perché è un uomo.
La Bibbia e la mascolinità tossica
Nella Bibbia la mascolinità tossica è ovunque. Caino uccide suo fratello Abele per invidia, Lamech celebra la propria violenza, Abramo usa la moglie per viltà, Sansone vede le donne come oggetti e così via. La lista continua in modo devastante. Anche i grandi “eroi della fede” mostrano una debolezza che fa rabbrividire l’anima.
La mascolinità tossica è condannata da Dio e la Bibbia ne descrive i suoi effetti devastanti. La valutazione bruciante della Bibbia sugli uomini è che troppo spesso sono deboli, violenti, sfrenati, misogini, malvagi e prevaricatori. Tuttavia, questa non è la storia completa della mascolinità nella Bibbia. Gesù Cristo, Dio Figlio è nato maschio, e come si è comportato?
Gesù: l’Uomo migliore
Non c’è miglior esempio di vera mascolinità di Gesù. Il Suo esempio, come riportato nella Bibbia, non solo affronta gli atteggiamenti maschili sbagliati, ma mostra anche come sia possibile esprimerli in modo positivo. Sono comportamenti che dovremmo vivere nelle nostre relazioni, nelle nostre famiglie e nelle nostre chiese, come giovani possiamo promuovere il modello che Gesù ci ha mostrato.
Gesù non aveva paura di mostrare le Sue emozioni (Giovanni 11:35), eppure era anche disposto a essere severo quando c’era in gioco il nome del Signore (Giovanni 2:13-16). Cristo si prese cura dei bisogni degli altri (Giovanni 6:5-13) e dimostrò compassione (Marco 1:40-41), sensibilità (Luca 10:38-42), perdono (Luca 7:44-50) e umiltà (Giovanni 13:1-16). Allo stesso tempo, esibì coraggio (Marco 11:15-18; Luca 22:39-46), denunciò pubblicamente le ingiustizie (Matteo 23:13-36), giudicò giustamente (Giovanni 4:15-18), fu esuberante (Giovanni 7:37), audace (Matteo 4:1-11) e ironico (Giovanni 3:10).
Sul modello di Gesù, anche gli apostoli si scagliarono contro quegli atteggiamenti che sono veramente tossici. La Scrittura denuncia il dispotismo (1 Pietro 5:3), l’avidità (Ebrei 13:5), la promiscuità (Romani 13:13), l’egoismo (Filippesi 2:3), l’arroganza (Romani 12:3), la vendetta (Romani 12:19) e così via. Le Epistole esaltano l’amore (1 Corinzi 13), l’apertura (Galati 6:2), la gentilezza (Galati 5:22-23) e la pace (Romani 12:18), ma allo stesso tempo promuovono la forza (Efesini 6:10), il coraggio (1 Corinzi 16:13), l’autorevolezza (Tito 2:7; 1 Timoteo 3:7) e l’audacia (Efesini 3:12; Tito 2:15).
La morte di Gesù dimostra la reale soluzione alla mascolinità tossica. Dio è venuto nella carne per pagarne la pena, ma dimostra anche che gli uomini sono stati fatti per qualcos’altro, qualcosa di più grande. Noi, uomini, siamo stati fatti per vivere la mascolinità come la intende Gesù. Cristo è venuto a redimere gli uomini e la loro mascolinità.
Promuovere un modello davvero cristiano
Promuovere il modello di mascolinità delineato da Cristo porta a un maggiore rispetto e apprezzamento per le donne.
Sicuramente la soluzione non è appiattire e annullare le differenze. Come abbiamo scritto nell’articolo sul femminismo crediamo che la bellezza sta proprio nel fatto che Dio abbia creato uomini e donne con differenze (Genesi 2:18-24). Celebrare il dono unico e prezioso della femminilità non è possibile se non celebriamo anche il modo appropriato in cui Dio ha voluto la mascolinità.
Nella mascolinità incarnata da Gesù, non c’è posto per la tossicità. La definizione stereotipata di mascolinità ha fatto il suo corso: alcuni uomini sono più assertivi, mentre altri sono più collaborativi; alcuni sono più introversi, altri più estroversi; alcuni più espressivi nelle proprie emozioni, altri meno. Tutti sono benvenuti agli occhi di Dio, purché continuino a rimanere integri e a rendere conto delle proprie azioni.
Un approccio veramente biblico alla mascolinità non è tossico né dovrebbe essere etichettato come tale. La mascolinità tossica si riferisce ad alcune cose terribili che gli uomini possono fare, ma non è lo standard che Dio ha stabilito per loro. La Bibbia delinea chiaramente esattamente il tipo di persona che un uomo dovrebbe essere, ed è importante seguire le sue linee guida.
Gesù è il vero uomo che mostra ad ogni uomo chi può essere, a condizione che l’uomo si affidi a Lui e diventi sempre più simile a Lui.
Andrea Botturi