La figura di Gesù continua a provocare un costante interesse anche in ambienti totalmente estranei alle chiese. Se tenessimo conto di quanti nuovi libri che Lo riguardano vengono pubblicati ogni anno, realizzeremmo quanto la nostra società, così orgogliosamente “post-cristiana”, torni incessantemente a parlare di Gesù di Nazareth.
L’obiettivo di queste ricerche è quasi sempre quello di catturare il vero “Gesù storico”, andando oltre la proiezione che nel corso dei secoli i cristiani ne avrebbero abilmente costruito. In aggiunta al gusto di dimostrare che una delle più durature fedi della storia umana sia basata su menzogne, falsità e travisamenti, che la chiesa come istituzione si poggi su nulla di fondato e certo, è interessante notare come ‘la ricerca del colpevole’ sia ormai da tempo concentrata sui quattro Vangeli, presenti nel Nuovo Testamento.
Questi testi sarebbero, secondo quest’ottica, i primi responsabili della distorsione dell’immagine di Gesù a pro di una divinizzazione di quest’ultimo. In altre parole, si tratterebbe di opere tendenziose, cioè contraddistinte da un interesse parziale talmente dominante da distorcere fatti e parole che in origine avevano tutt’altro significato.
Quello che vogliamo fare in questo contributo non è dimostrare la storicità della figura di Gesù elencando tutte le fonti antiche che lo nominano o passare in rassegna tutti i dettagli su cui i biblisti ancora oggi discutono. Piuttosto offriremo alcuni spunti di ‘metodo’ per avvicinarsi in modo intelligente e costruttivo ai Testi che compongono il Nuovo Testamento. La fede cristiana sostiene fermamente che quest’ultimo sia Parola di Dio, cioè che abbia l’autorità e la potenza di rivelare la verità del Vangelo. La nostra speranza è che che anche tu possa arrivare ad amare quelle pagine avendo realizzato il perdono e la riconciliazione con Dio per mezzo di Gesù.
La grammatica della lettura: avvicinarsi al testo biblico con il giusto atteggiamento
Senza la conoscenza delle regole basilari della matematica anche la risoluzione di una semplice moltiplicazione sarebbe tutt’altro che scontata. Lo stesso principio vale anche per la parola scritta, che sia una breve proposizione o un manuale universitario.
Una regola, dunque, che in teoria dovrebbe valere anche per i Vangeli, in quanto Testi pensati e scritti in una determinata epoca e determinati scrittori. Nel nostro tempo, in contesti sia religiosi che laici, si assiste a giudizi piuttosto oscillanti in merito alle regole per interpretare correttamente dei Libri così celebri più per fama che per una effettiva conoscenza.
Ci si divide fra coloro che li ritengono opere piuttosto semplici o semplicistiche, frutto di una mentalità ormai obsoleta mentre altri propongono complesse analisi, tentativi di costruire dietrologie che spesso si smentiscono da sole (esempio principe è la fantasiosa ricerca di una misteriosa moglie di Gesù, tra letteratura apocrifa e papiri di dubbia attendibilità). Quello che vogliamo proporre è di affrontare il tema della ‘corretta grammatica’ dei Vangeli costruendo su due differenti livelli.
- Innanzitutto dobbiamo decidere se dare credito o meno a quello che stiamo andando a leggere. Quando leggiamo un fumetto o un romanzo, in altre parole “fiction”, sappiamo che non dobbiamo considerarli testi che riportano fatti reali, caratterizzati da precise coordinate di tempo e luogo. Cosa fare con dei Testi che narrano eventi miracolosi, resurrezioni dai morti, parole che pretendono di avere validità eterna e la storia di un Uomo che non ha lasciato nulla scritto di Suo pugno? Le risposte possono ovviamente variare. C’è chi, forte di un orizzonte ateistico, riterrà a monte di non poter dare credito a tali cose o chi, all’estremo opposto, non avrà alcun problema a credere all’esistenza di un mondo spirituale invisibile all’uomo ma presente nella sua dimensione di vita materiale.Possiamo definire queste due diverse attitudini come, da un lato, l’ermeneutica del sospetto e dall’altro l’ermeneutica della fiducia. Ermeneutica è un termine che indica l’arte di interpretare, cioè quella capacità che, nel quotidiano, ci permette di comunicare. Sono meccanismi che, inconsciamente, applichiamo in tutti i campi della vita, cercando di bilanciare un senso critico verso quello che riceviamo senza però negare a priori la buona fede del prossimo. Qual è, dunque, la lente che usi per leggere i Vangeli? E, soprattutto, su quali basi hai scelto la tua “strategia” di interpretazione, nel caso tu l’abbia già scelta?
- Facciamo un passo ulteriore. La nostra ermeneutica, per essere intellettualmente onesta, deve essere basata sulle caratteristiche dell’oggetto. Ogni serio metodo scientifico deve lasciarsi modellare da ciò che si sta indagando. In altre parole, bisogna imparare a porre le giuste domande ancora prima di pretendere di arrivare alle giuste conclusioni. Se pretenderemo di trattare i Vangeli come moderne biografie di personaggi storici, ad esempio, i risultati della nostra lettura saranno tutt’altro che soddisfacenti. Il modo di studiare e scrivere di storia è profondamente cambiato nei secoli, così come le risorse a disposizione o gli interessi che spingono alla ricerca. Nel descrivere l’epidemia di peste che sconvolse la città di Atene nel sesto secolo aC, lo storico Tucidide non utilizzò sicuramente lo stesso metodo che utilizzerebbe un contemporaneo osservatore della pandemia da Covid 19.
Come giustificano dunque gli scrittori dei Vangeli le rispettive opere? In che termini si presentano ai propri lettori di ogni tempo?
Luca, ad esempio, inizia la sua opera con un celebre prologo nel quale spiega gli sforzi che ha compiuto per presentare informazioni il più possibile attendibili riguardanti la vita di Gesù, affinché si avesse certezza della propria fede. “Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.” (Luca 1:1-4)
Giovanni qualifica il suo scritto come quello di una testimonianza veritiera fondata sull’esperienza diretta (Giovanni 1:14; 21:24), ammettendo senza fronzoli che l’obiettivo che lo ha spinto a scrivere è che ogni lettore possa credere che Gesù è realmente Dio.
“Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.” (Giovanni 20:30-31)
Marco, il più breve dei quattro, è altrettanto esplicito nel costruire l’esordio del suo scritto: quello di cui tratterà è il “Vangelo di Gesù Cristo”: la morte in croce e la Sua resurrezione, i Suoi insegnamenti e i Suoi miracoli. Niente di più e niente di meno. Come si può notare sono gli stessi Evangelisti ad ammettere di essere “tendenziosi”! Non stanno scrivendo per hobby o diletto in modo distaccato e disinteressato: la loro speranza è che le rispettive “creazioni letterarie” abbiano un’influenza profonda sui propri lettori o ascoltatori.
Il loro essere “tendenziosi” inficia automaticamente il loro essere attendibili o veritieri? Se rispondessimo in modo affermativo ci troveremmo di fronte a due serie difficoltà.
In primo luogo, dovremmo catalogare come ‘falsa e inattendibile’ buona parte della produzione letteraria dell’umanità, dato che in moltissimi hanno scritto con la precisa intenzione di veicolare delle convinzioni e di persuadere i propri lettori a credere. Inoltre, ci dovremmo appellare ad un quantomai aleatorio concetto di imparzialità-oggettività, più adatto ad intelligenze artificiali programmate che all’essere umano.
Utilità dei Vangeli: conoscere la meravigliosa Persona di Gesù Cristo
Propendere per un’ermeneutica della fiducia non vuol dire necessariamente essere dei creduloni o mettere in pausa quel senso critico così importante per tanti aspetti delle nostre vite. Piuttosto significa prendere seriamente in considerazione i Vangeli per quello che essi stessi dicono/dimostrano di essere. Testi non politicamente corretti, decisi e fermi nel proprio messaggio, che “pretendono” di affermare verità che potrebbero risultare scomode.
Il Figlio di Dio morto in croce e poi risorto per riconciliare l’umanità con Dio. Un’umanità in cui siamo compresi tutti, in ogni luogo o tempo. Se sceglieremo invece di trincerarci dietro l’ermeneutica del sospetto, del giudizio aprioristico, dell’utopia dell’oggettività, allora avremo scelto di porci al di sopra di questi Vangeli, senza rispettare l’integrità dei loro scrittori. Saremo tra coloro che condannano ancora prima che il giudice emetta la sentenza di primo grado.
Un’ermeneutica della fiducia è la chiave di volta per un rapporto reale e fruttuoso fra testo e lettore. Dare la possibilità ai Vangeli di mostrarsi per quello che sono, leggerli con un’apertura di credito, entrare in un dialogo talvolta anche aspro con quello che affermano. Due figure ci possono essere di aiuto in questo senso.
- I Vangeli come finestre. Gli scrittori dei Vangeli non vollero dare vita a creazioni letterarie fini a sé stesse; anzi, fu il loro modo per aprire una finestra sulla vita di Gesù, ciò che loro ritenevano essere la cosa più importante in assoluto. Attraverso di loro conosciamo Gesù nel Suo contesto sociale, culturale, politico, religioso. In questo senso gli Evangelisti stessi erano condizionati dal loro tempo: lo stile di scrittura, la lingua e la retorica, i modi di costruire le narrazioni, sono tutti coerenti con le tecniche letterarie della loro epoca.
- I Vangeli come specchi. I Vangeli non sarebbero gli stessi se escludessimo Dio dal loro orizzonte. Sono come specchi che brillano non di luce propria, bensì di luce riflessa. Nel loro essere condizionati, come ognuno di noi, da limiti umani (seppur non contenendo errori), manifestano la consapevolezza di avere fra le mani qualcosa di unico, irripetibile, prezioso. Hanno un solo, costante focus: la persona di Gesù e il Suo valore per ogni uomo. Di Lui hanno testimoniato, di Lui hanno scritto perché le Sue parole fossero impresse e tramandate.
Rifletti con attenzione su quali sono i tuoi presupposti rispetto ai Vangeli, come si sono formati e da chi e cosa sono stati condizionati, sia in termini positivi che negativi. Se siamo alla ricerca sincera di Dio e se desideriamo farlo con tutte le nostre forze, fidiamoci e diventiamo attenti lettori dei Vangeli. Mettiamoci in discussione e un piccolo passo di fede corrisponderà ad una grandiosa opera di Dio per la nostra salvezza eterna e edificazione cristiana.
Gianmarco Giuliani