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Autolesionismo: una via dolorosa per raggiungere una calma illusoria

donna che piange

 

La prima volta è stato un graffio, fatto quasi senza pensarci. Avevo trovato un modo per dire ecco io sto soffrendo”;

Mi sentivo sollevata, era come se il malessere interiore fuoriuscisse allesterno”;

Ero arrabbiato con il mondo intero e con me stesso, mi sono tagliato il braccio e mi sono sentito calmo”;

Non provavo nulla, zero sentimenti, ho iniziato a bruciarmi”.

 

Queste sono solo alcune testimonianze di ragazzi e ragazze tra i 12 e i 16 anni, intervistati dagli operatori dell’ospedale “Bambin Gesù” di Roma, dove sono giunti in consultazione in seguito a ripetuti episodi di autolesionismo. Nello stesso ospedale sono stati ricoverati, con diagnosi di autolesionismo, 12 ragazzi nel 2013, il numero è salito a 270 nel 2018, per arrivare a 348 nel 2021. Questo presentato è un singolo campione, ma studi a livello Europeo confermano le percentuali di aumento.

 

L’autolesionismo è definito come danneggiamento del proprio corpo attraverso lesioni autoinflitte dirette e intenzionali senza una reale intenzione suicida”. Le manifestazioni maggiormente note sono le automutilazioni, il cutting (tagliarsi la pelle e farsi delle scritte con lamette o qualsiasi altro oggetto contundente), il burning (bruciarsi la pelle), ma rientrano tra le forme di autolesionismo anche forme gravi di disturbi alimentari e abuso di alcol o droghe.

 

Le motivazioni sottostanti, le più profonde e condivise dagli studiosi, che spingono al manifestarsi di condotte autolesioniste, sono tutte riconducibili ad un processo psicologico di regolazione emotiva, una forma di strategia disadattiva per gestire una sofferenza emozionale, che si possono dividere in 3 macro categorie: provare sollievo dalla propria sofferenza interiore, bisogno di punirsi, bisogno di controllo.

 

1. Autolesionismo come sollievo dalla sofferenza interiore:

 

Gli adolescenti che compiono gesti autolesivi riportano che tale comportamento li distrae da pensieri non desiderati, da emozioni negative troppo intense da sopportare.

 

Per molti adolescenti ferirsi è la soluzione per alleviare tali emozioni negative, provare sollievo dalla propria sofferenza interiore, come angoscia, ansia, stress, tristezza, perché il dolore fisico è più sopportabile di quello emotivo.

 

Per questi adolescenti è spesso difficile riconoscere, nominare e descrivere i propri stati emotivi, specie se dolorosi, ed il corpo diventa in questo caso come un diario su cui scrivere la propria sofferenza. Tale sofferenza, psicologica ed emotiva, a volte diventa talmente intensa da non riuscire a tollerarla e gestirla, ad esprimerla attraverso il corpo è lunico mezzo per non esserne schiacciati, l’attenzione passa dal dolore mentale a quello fisico, quest’ultimo infatti è più facilmente percepito come transitorio, perché passa, prima o poi infatti si forma la cicatrice e questo da sollievo.

 

La Bibbia offre però una soluzione differente ed efficace per tutti coloro che si sentono oppressi dal peso della sofferenza:  gettando su di Lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (1 Pietro 5:7); Gesù infatti è venuto a fasciare quelli che hanno il cuore rotto …per consolare tutti quelli che sono afflitti” (Isaia 61:1-2). Dio vuole prendersi cura di te, della tua vita, del tuo cuore e della tua sofferenza interiore, Egli non è lontano: il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito” (Salmo 34:18).

 

 

 

2. Autolesionismo come bisogno di punirsi:

 

L’autolesionismo può avere la funzione di una punizione autoinflitta. Sempre più adolescenti vivono il disagio di sentirsi sbagliati, inadeguati, non voluti, non amati, non degni dell’attenzione degli altri. Il comportamento autolesionista diventa una modalità di agire un giudizio su sé stessi duro e svalutante, come se la persona sentisse che “merita” la violenza di cui è fatto oggetto.

Nella Parola di Dio troviamo scritto: Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Romani 5:8).

Forse non ti senti degno di tale amore, ma Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).

 

 

3. Autolesionismo come forma di controllo sul proprio corpo:

 

Gli adolescenti spesso sentono di non avere il controllo sulla propria vita, la società attuale offre loro sempre più incertezza per il futuro e questo genera nei giovani uno stato di confusione e tensione, ma anche un senso di vuoto e inutilità. Tagliarsi, diventa per alcuni, il modo per sentirsi vivi, il mezzo per provare qualcosa, meglio un dolore fisico che non sentire niente o sentirsi inutili, hanno così la sensazione, e l’illusione, di essere in grado di controllare, se non la propria vita, almeno il proprio corpo.

 

Il desiderio di Dio è di sostenere e aiutare quanti sono pieni di dolore, Lui vuole preservarti dall’autolesionismo: Ma io medicherò le tue ferite, ti guarirò dalle tue piaghe, dice il Signore…” (Geremia 30:17).

 

La storia di Cristina è un esempio dell’Opera che Dio può compiere nella vita di quanti si affidano a Lui nel dolore prodotto da ogni ferita del vissuto dell’individuo

 

“Ho vissuto in un ambiente famigliare disfunzionale dove la mia voce non doveva farsi sentire per non provocare l’ira di qualcuno. Negli anni sono cresciuta con il pensiero che di fatto a nessuno importa di me. Questo si è trasformato in dolore , un dolore che ho portato con me anche nelle relazioni fuori di casa. In vari momenti in cui mi sentivo terribilmente sola ed invisibile cercavo un modo per dire senza parole (pensando appunto che nessuno mi voleva ascoltare ), anche io esisto e ho una grande sofferenza dentro, cosi mi facevo del male tagliandomi con una lametta, le prime volte dei piccoli tagli che però con il tempo diventavano sempre più profondi come il dolore dentro di me lo diventava. Con il passare degli anni il dolore non diminuiva anzi cresceva così ho iniziato a farmi del male in modo diverso. Prendevo scatole intere di farmaci che ogni volta mi portavano in uno stato di incoscienza di alcuni giorni e la mia vita era seriamente in pericolo. 11 anni fa Gesù è entrato nella mia vita in un modo molto personale. Ha guarito la mia mente, mi ha dato equilibrio emozionale e una vera nuova vita. Da Lui mi sento compresa, con Lui non sono mai sola e non ho bisogno di convincerlo con “vecchie maniere” che esisto perché Lui vive dentro di me e ama udire la mia voce”

 

Dio, inoltre, non dimentica il nostro futuro, nella Bibbia troviamo scritto: infatti io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore: pensieri di pace e non di male per darvi un avvenire e una speranza” (Geremia 29:11).

 

Quando il futuro fa paura aggrappiamoci con fede alle promesse di Dio: tu, non temere, perché io sono con te, non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia” (Isaia 41:10).

Ilaria Nappo

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