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Perché credere in Dio?

Foto di una ragazza seduta con la Bibbia tra le mani

 

Credere in Dio può sembrare assurdo nel ventunesimo secolo e non rende automaticamente la tua vita più facile, ma ti offre perdono, una relazione perfetta, una prospettiva completamente nuova e una soddisfazione letteralmente infinita.

 

Immagina di trovarti da solo, in una fredda e buia cella di prigione nel 60 d.C. circa, incatenato ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette, a una guardia. Questa è la situazione che viveva l’apostolo Paolo mentre scriveva queste parole:
A dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. (Lettera ai Filippesi 3:8, 9)

 

Quando Paolo scrive di aver rinunciato a tutto, dice sul serio. La sua libertà, i suoi averi, la sua sicurezza, la sua salute, il suo status sociale: ha rinunciato a tutto quanto. Questo perché ha trascorso gran parte della vita ad annunciare il messaggio di Gesù. Sembra davvero assurdo per chi, come noi, è cresciuto con un determinato stile di vita, determinati privilegi, determinati diritti in una nazione occidentale del ventunesimo secolo.

 

Come fa a pensare che “conoscere Cristo” sia più importante rispetto a, letteralmente, ogni cosa? Come fa a definire “spazzatura” i privilegi che la vita poteva offrirgli?
Sono cose straordinarie da scrivere.

 
Tutto ha a che fare, e Paolo lo sa, con la sua profonda certezza dell’amore che Dio ha per lui, e di come questo amore sia stato manifestato in Gesù. Paolo sa qualcosa che, per lui e per noi, fa tutta la differenza del mondo.

 

Credere in Dio ti offre perdono

 

Gesù è nato a Betlemme, un piccolo paesino ad appena 10 chilometri da Gerusalemme. È nato per un motivo ben preciso. Un testimone oculare della sua vita ci dice che si chiama Gesù (che significa “Dio salva”) perché “salverà il suo popolo dai peccati” (Matteo 1:21). Questo significa che il Suo scopo sulla terra era salvare ognuno di noi dalla punizione che ci meritiamo l’aver rifiutato Dio, che nella Bibbia è definito “peccato”.

 

Mi chiedo cosa ne pensi. Forse queste cose ti sembrano completamente assurde e solo leggendo queste righe puoi pensare che siano tutte sciocchezze. In questo caso ti incoraggio a leggere questo articolo sulla vita di Gesù ,alcune testimonianze dirette, e anche un libro sulla storicità di Gesù.

 

Forse pensi di essere una brava persona, o forse questa idea di “punizione per i peccati” ti sembra semplicemente ridicola. Ma Paolo ti guarderebbe negli occhi e ti chiederebbe di essere onesto con te stesso: sei veramente “buono”? Anche lui poteva ritenersi una brava persona, d’altronde aveva seguito alla lettera tutte le leggi morali della sua religione, eppure agli occhi di un Dio perfetto era un totale fallimento.

 

Tutti quanti ci ribelliamo a Dio in qualche modo (è spiegato nell’epistola ai Romani, 3:23) e quindi meritiamo un giudizio. Sì, lo so, questo fa saltare qualsiasi standard della nostra società basata sulle capacità personali e sui meriti, ma non finisce qui!

 

Dio, nel Suo profondo amore e nel desiderio di ristabilire una relazione diretta con ogni persona, ha mandato Gesù (puoi leggerlo in Giovanni 3:16). E Gesù, l’unico uomo che non ha davvero mai peccato, si è sacrificato morendo su una croce romana, scontando la punizione che avremmo meritato noi per vivere nel mondo come se Dio non esistesse. Un atto allo stesso tempo tragico e amorevole, che soddisfa la giustizia di Dio e provvede il perdono da un giudizio altrimenti inevitabile.

 

Credere in Dio dà inizio a una relazione perfetta

 

È proprio attraverso quel sacrificio che Dio ci può vedere come vede Gesù. Incredibilmente, Egli non vede più il nostro peccato, ma la perfezione di Suo Figlio. In tutto questo è cruciale il pentimento, che è l’atto di riconoscere e voler abbandonare il nostro peccato, e la fede, cioè il confidare completamente in Gesù. Solo così possiamo ristabilire la nostra relazione con Dio, e allora succede qualcosa di sorprendente: possiamo ascoltare Dio attraverso la Sua Parola, la Bibbia, e parlargli attraverso la preghiera, sapendo che Lui ci ascolta.

 

Questo è ciò che cambia tutto, anche se ci sembra così strano. Dio ci offre il Suo perdono e vuole stabilire una relazione che può iniziare ora e durare per sempre.

 

Dato che ha posto la sua fede in Gesù, Paolo da Tarso può essere sicuro che non deve temere il giudizio di Dio. Egli è certo del perdono ottenuto alla croce. Così, anche se sta marcendo in una cella non può, incredibilmente, fare a meno di essere felice. Potrebbe morire condannato come un criminale, ma sa di essere giusto agli occhi del Suo creatore, è ciò è sufficiente.

 

Credere in Dio cambia le tue prospettive

 

Sia prima di morire, sia dopo essere tornato in vita (per approfondire puoi leggere un post sulla risurrezione di Gesù) il Figlio di Dio ha promesso che sarebbe tornato. Non solo, ha promesso che avrebbe giudicato tutti i peccati di tutti gli esseri umani vissuti in tutte le epoche. Non solo, per quelli che hanno riposto la propria fede in Lui ha promesso la vita eterna, e non in questo mondo ormai devastato, ma in un mondo completamente nuovo, senza più peccato, dolore e sofferenza.

 

È vero, credere in Gesù può non rendere la tua vita migliore adesso, almeno non secondo gli standard a cui siamo abituati, anzi potrebbe renderla anche più difficile, proprio com’è successo a Paolo. Credere in Dio però cambia radicalmente la tua prospettiva spazio-temporale: dai 70, 90 anni al massimo che puoi vivere in questo mondo all’eternità insieme a Gesù. La nostra vita viene vissuta sotto una luce completamente nuova.

 

Credere in Dio ti dà una soddisfazione infinita

 

Quello che fa davvero la differenza è che la tua relazione con Dio ti soddisfa completamente perché non è temporanea. Non è come il piacere che proviamo di solito, non finisce nell’arco di poco tempo. È una relazione d’amore stabilita direttamente con il Creatore dell’Universo che può iniziare ora ed estendersi oltre i limiti della vita, in un orizzonte eterno.

 

Questa è stata la mia esperienza, e può essere anche la tua. Sì, la vita cristiana può non essere tutta rose e fiori, ma i momenti più difficili sono nulla di fronte alla gloriosa verità per cui sono già perdonato, e mi dirigo verso un futuro migliore, più luminoso, eterno. Se la Bibbia è vera (e ti incoraggio a verificarlo, noi abbiamo parlato delle discussioni che si fanno sull’Antico Testamento e sul Nuovo Testamento), allora ogni problema non è che un battito di ciglia sulla linea temporale di Dio.

 

Quindi, che differenza fa credere in Dio?

 

Qui ci aiuta di nuovo Paolo da Tarso, che nella sua lettera ai cristiani di Roma scrive:
Infatti ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev’essere manifestata a nostro riguardo (Romani 8:18).

 

Allora, che differenza fa credere in Dio? Beh, un bel po’… e nel miglior modo possibile. Quando Paolo scrive che conoscere Gesù è più eccellente di qualsiasi altra cosa, è proprio così. Significa ottenere un perdono che ci trasforma, una perfetta relazione con Dio, una prospettiva completamente nuova e una soddisfazione eterna. E tutto questo grazie alla salvezza che si può ottenere attraverso la fede in Lui.

 

Che dici? Ti va di cominciare a pensarci su?

Andrea Botturi

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