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Disturbi alimentari: di che si tratta?

uomo su bilancia

 

“L’anima loro rifiutava qualsiasi cibo, ed erano giunti fino alle soglie della morte. Nell’angoscia, gridarono al Signore ed egli li liberò.” (Salmo 107:18-19)

 

Anoressia, bulimia, disturbi dell’alimentazione. Sono parole che sentiamo nominare spesso ormai. Per chiarirsi meglio le idee è necessario, però, fare un po’ di ordine.

 

L’anoressia nervosa è un disturbo che comporta: una restrizione dell’alimentazione, che porta a un peso significativamente basso; la paura intensa di aumentare di peso o di diventare grassi; l’alterazione di come si percepisce il proprio corpo. Si può mantenere un peso basso rifiutando il cibo o autoinducendosi il vomito.

 

Nella bulimia nervosa vi è la tendenza ad abbuffarsi e a vomitare o a fare eccessiva attività fisica per prevenire l’aumento di peso. In entrambi i disturbi lautostima è fortemente influenzata dal proprio peso e forma del corpo.

 

Queste sono le situazioni più frequenti ma non le uniche possibili. Vi è anche il disturbo da binge eating, caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffata ma non accompagnato da condotte eliminatorie.

 

Ad essere colpiti sono soprattutto gli adolescenti e in particolare le ragazze; tra i ragazzi si registrano sofferenze di questo tipo, anche se i dati risultano minori, e vi sono casi in cui il problema inizia in età infantile.

 

Una società in “angoscia”

 

I disturbi dell’alimentazione sono diffusi in popolazioni socialmente e culturalmente diverse. Sembrano prevalere nei paesi industrializzati e ad alto reddito, come gli Stati Uniti, molti paesi europei, Australia, Nuova Zelanda e Giappone.

 

La società contemporanea propone dei modelli di perfezione fisica impossibili da raggiungere.

 

Avere ideali irraggiungibili influenza negativamente l’autostima.

 

I canali di comunicazione contribuiscono ad acuire lansia dellesibizione in pubblico. Spesso si fanno commenti negativi sul corpo altrui, sia di presenza che sul “palco di internet”. E ciò diventa difficile da gestire. Spesso ci si sottopone a diete drastiche per ottenere un fisico perfetto e, a volte, ciò contribuisce all’insorgere del problema.

 

Un corpo che “rifiuta qualsiasi cibo”

 

L’adolescenza è una fase cruciale nella costruzione dell’identità, per potere sviluppare una buona autostima e una percezione buona di sé e del proprio corpo. Magari hai, invece, una visione distorta del tuo corpo e ti autoconvinci di non andare bene;

 

tendi ad esprimerti con frasi del tipo “sono grasso/a, devo dimagrire”, che vengono ripetute costantemente nel confronto con lo specchio. Viene meno un elemento fondamentale per la crescita e per il benessere, ovvero il rispetto e lapprezzamento per il proprio corpo.

 

Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo…? (1 Corinzi 6:19). Paolo scrive ai Corinzi e ricorda loro che il corpo va apprezzato e custodito; è quello che il Signore ci ha donato, con le sue caratteristiche e peculiarità e merita il nostro rispetto. Dobbiamo rendere grazie a Dio per il corpo di cui siamo dotati e glorificarLo anche attraverso di esso.

 

Puoi avere la tendenza a confrontarti in modo compulsivo con la bilancia; l’esito condiziona profondamente le giornate e contribuisce ad aumentare il senso di inadeguatezza provato.

 

Vai in cerca di una perfezione che non esiste e si cerca di raggiungerla praticando esercizio fisico in modo eccessivo. Paolo dice “l’esercizio fisico è utile a poca cosa…” (1 Timoteo 4:8).

 

Tenersi in forma facendo un po’ di esercizio fisico può essere utile a stare bene fisicamente e a scaricare lo stress. Ciò che fa la differenza sono il modo in cui lo si pratica e la quantità. Paolo, saggiamente, sottolinea che non è solo questo che ci serve, ci sono aspetti della vita molto più importanti;

 

l’apostolo rimarca l’importanza della pietà, cioè dell’amore verso gli altri, della devozione a Dio, della comunione con Lui, utile non solo alla vita presente ma anche a quella futura, la vita dopo la morte. Se non coltiviamo l’amore e la comunione con il Signore la nostra anima sarà perduta.

 

“…se conoscessi… tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla.” (1 Corinzi 13:2).

 

Il vuoto “dell’ anima”

 

Un senso di vuoto pervade molte persone oggi e si tenta di colmarlo come si può, cerchiamo invano soddisfacimento in cose che alla fine non ci appagano, lasciando vuota la nostra anima e il nostro cuore. Chi sviluppa un disturbo alimentare cerca di colmare tale vuoto attraverso il cibo e prova a gestire così le proprie emozioni.

 

Il Signore parla al profeta Geremia dicendo i nobili mandano i piccoli a cercare acqua, questi vanno alle cisterne, non trovano acqua e tornano con i loro vasi vuoti, sono pieni di vergogna, di confusione e si coprono il capo.” (Geremia 14:3).

 

Il testo biblico richiama aspetti condivisi anche da chi vive un disagio e un rapporto sregolato col cibo: si fa tanto per essere perfetti e poter controllare tutto ma alla fine non si ottiene nulla e si risprofonda nel senso di vuoto e nellangoscia.

 

A ciò si unisce la vergogna di cui si parla il verso; tendi a celare tutto, a non parlare con nessuno del problema, neanche con le persone più vicine, in quanto il senso di vergogna provato è molto forte e ciò fa crescere anche il senso di solitudine.

 

Infine, viene messa in luce la confusione, in quanto non hai una visione chiara e lucida della tua vita e di ciò che vuoi ottenere. Non riesci ad essere assertivo né a riconoscere, esprimere e gestire adeguatamente le tue emozioni. Viene riversato tutto sul cibo, che diventa un modo per “gestire” rabbia, tristezza, noia,…

 

La pienezza prodotta dalla “liberazione”

 

In Isaia 54:4 le parole che il Signore rivolge a Israele sembrano una risposta alla condizione di confusione e di disagio a cui si faceva riferimento prima. Il testo dice: Non temere, perché tu non sarai più confusa; non avere vergogna, perché non dovrai più arrossire…”. Tali parole sono un annuncio ed una promessa di speranza, di perdono e di amore.

 

E nel capitolo successivo si prosegue dicendo:Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono…ascoltate e voi vivrete…” (Isaia 55:2,3). È un invito a trovare ristoro nel Signore, l’unico che può donarcelo. Spesso ci affatichiamo per cose che non ci appagano, l’esortazione anche per te è ad attingere alla fonte del Signore, l’unica che ristora, sana e soddisfa pienamente.

 

Gesù può aiutarti a risolvere ogni problema: nessuno più di Lui può comprendere il dolore, la solitudine, le emozioni negative, il vuoto dell’anima.

 

Ogni problema è stato inchiodato sulla croce. Puoi credere in quel sacrificio salvifico e afferrare la mano di Gesù per vedere la vita liberata da ogni senso di oppressione. Tutto è stato compiuto, la liberazione è a portata di mano, un atto di fiducia in Dio può aiutarti a superare queste sofferenze e Lui può fare un’opera completa di guarigione da questo tipo di disturbi che attanagliano mente e corpo.

 

Figlio mio, staattento alle mie parole, inclina lorecchio ai miei detti, non si allontanino mai dai tuoi occhi, conservali in fondo al cuore; poiché sono vita per quelli che li trovano, salute per tutto il loro corpo.” (Proverbi 4:20-22)

Ester Bilello

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