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Donare o non donare? A me non serve più

Si dice che nella vita sia impossibile essere sicuri di qualcosa se non della morte (e delle tasse) ed è certo che tutti dovranno prima o poi scontrarsi con questo assoluto limite del corpo umano. Noi cristiani speriamo di far parte di coloro che, durante la propria vita, avranno l’onore di partecipare al ritorno di Cristo e, comunque, vediamo la morte come un passaggio per entrare nella vita eterna con il Signore nel Cielo.

 

Tranquillo… l’articolo non tratterà di Escatologia né del destino dell’anima dell’uomo alla sua morte sul quale dovremmo avere le idee chiare. Oggi vorrei parlarti del destino del corpo umano dopo il suo decesso. Forse ti sembrerà un argomento un po’ macabro, ma hai mai pensato a come vorresti che venisse trattato il tuo corpo dopo la morte? Hai mai pensato di donare i tuoi organi? Ci sono argomenti sui quali la Bibbia non fornisce chiare indicazioni, eppure su ogni tema, anche se difficile come questo, è ricca di spunti che possono guidare il cristiano a compiere scelte consapevoli in linea con la volontà di Dio.

 

Come si deve comportare un cristiano davanti ad un argomento come la donazione degli organi? Questa è la domanda che, come altre volte, mi sono posta nel momento in cui, per aggiornamento professionale, ho partecipato a convegni su questo argomento. Ho sempre pensato che fosse una cosa eticamente giusta dare a qualcuno la possibilità di ricominciare a vivere grazie a qualcosa che a me non serve più, ma, riflettendoci, sono giunta alla conclusione che non tutto ciò che sembra eticamente giusto, in realtà, lo è. Quindi, da buona ricercatrice, ho cercato di dare all’argomento una risposta fondata sulla Parola di Dio. Sin dal 1999, in Italia, è stata data la possibilità di dichiarare la propria volontà in merito alla donazione degli organi attraverso diversi mezzi, ultimo tra i quali la dichiarazione sulla carta di identità. Non è una dichiarazione obbligatoria ed è una decisione che può essere modificata in qualsiasi momento. Tuttavia, vigendo la regola del silenzio-assenso, se non si è lasciato nulla di scritto, i medici chiederanno ai parenti quale fosse la volontà del paziente; in caso di una “non-espressione” di volontà del paziente, saranno i parenti a dover decidere. Fin qui tutto bene. Quello che maggiormente spaventa le persone (anche i cristiani) nel momento in cui viene chiesto loro se siano favorevoli a donare i propri organi è il pensiero che possano essere dichiarati morti quando ancora c’è la possibilità di “tornare in vita”. Ebbene, così non è: la dichiarazione di morte viene fatta nel momento in cui specifici accertamenti clinici (assenza di respiro spontaneo, assenza delle funzioni del tronco encefalico ed assenza di coscienza) e strumentali (quali l’elettroencefalogramma) ​mostrano assenza di attività cerebrale, verificata inoltre da un’equipe di medici (anestesista, neurologo e medico legale) che monitora le condizioni del paziente per 6 ore, al termine delle quali dichiara la condizione di morte cerebrale e, quindi, di morte accertata. Il corpo è tenuto in vita da macchinari che, consenso o meno all’espianto di organi, verranno staccati comunque al termine della dichiarazione di morte.

La dichiarazione di morte cerebrale non va confusa con lo stato di coma profondo nel quale, sebbene in alcuni casi siano i macchinari a permettere la respirazione, si registra ancora attività cerebrale e, quindi, la persona è considerata viva. In questo caso, non si procede a nessuna richiesta di donazione degli organi. Diverso è il caso in cui si parli di testamento biologico o dichiarazione anticipata di volontà, cioè quando una persona, sebbene non più in grado di camminare, mangiare o respirare autonomamente, non è cerebralmente morta e quindi la decisione di “staccare la spina”, anche dal punto di vista biblico, cambia decisamente… Rimandiamo, però, ad un altro articolo quest’altra discussione. A questo punto, dobbiamo chiederci “E Dio? Che cosa ne pensa?”. Donare gli organi è un atto socialmente ed eticamente molto generoso​. Una prima riflessione che ho fatto è la valutazione del sentimento che spinge il cristiano a compiere tale gesto. Sono un donatore di organi cristiano o un cristiano donatore di organi? È un forte senso etico o, invece, un profondo amore per il prossimo, quello stesso amore di cui ci parla Gesù nella Bibbia, ciò che mi spinge ad un gesto del genere? “Egli (Gesù) rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso»” (Luca 10:27). Il Figlio di Dio ha mostrato questo Suo amore per il prossimo dando letteralmente la Sua vita per l’uomo: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli”. (1 Giovanni 3:16). – “Nessuno ha amore più grande che quello di dar la sua vita per i suoi amici (Giovanni 15:13)”.

Per il credente, la donazione di un organo si ispira a queste parole straordinarie di Gesù. (cit. A domanda risponde. – F. Toppi – ed. ADI-Media) – È quindi l’amore per il prossimo che dovrebbe spingere un cristiano a donare qualcosa che consentirebbe al suo prossimo di tornare ad una vita un po’ più normale. E ancora, è scritto: “Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Corinzi 6:20). Quale modo migliore per glorificare Dio con il nostro corpo anche dopo la morte mostrando amore per le altre Sue creature grazie ad una decisione presa mentre eravamo ancora in vita? Un altro pensiero molto comune è che il corpo sia qualcosa di sacro. Nella Bibbia è scritto: “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi”. (1 Corinzi 6:19). Questo versetto ci conferma una cosa: il corpo è sacro. Vero. È sacro non in quanto “corpo”, ma in quanto “tempio dello Spirito Santo” e dovrebbe rimanere tale fintanto che siamo vivi: una volta morti (cerebralmente morti) non è più tempio dello Spirito Santo. Alcuni credono che la volontà di donare gli organi dimostri poca fede nel Signore, come voler impedire a Dio di operare un miracolo poiché, come Egli ha fatto risuscitare Lazzaro (Giovanni 11:1-46), potrebbe farlo con chiunque sia stato dichiarato cerebralmente morto. Vero. Lui, però, può fare qualsiasi miracolo e non Gli servono certo i resti intatti di un corpo per resuscitarlo (vedi Ezechiele 37:1-12). Inoltre, il Signore conosce profondamente ogni Suo figlio e, quando uno di essi decide di donare i propri organi dopo il decesso, può operare il miracolo prima che cominci la procedura di espianto.

Dio non ha certo problemi con i tempi d’azione! Giobbe diceva “E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio” (Giobbe 19:26) per sottolineare che il corpo non seguirà la persona dopo la sua morte. Gesù stesso ribadisce “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima….” (Matteo 10:28). Non temiamo quindi di dissacrare qualcosa che, dopo la morte, non è più considerata sacra da Dio stesso. Altri ancora credono che, quando Gesù tornerà a prendere la Sua Chiesa, tutti coloro che risusciteranno per andare con Lui avranno bisogno del loro corpo, lo stesso che avevano prima di morire. La Bibbia chiarisce che coloro i quali saranno in vita e andranno con Gesù al Suo ritorno saranno fisicamente trasformati: “Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità” (1 Corinzi 15:51-53​). Il nostro attuale corpo, quindi, non sarà lo stesso che avremo nel giorno della resurrezione, ma sarà trasformato in modo tale che sia eterno e incorruttibile.

Una cosa a cui poco si pensa in questi casi, infine, è che anziché essere donatori di organi potremmo dover essere riceventi di organi. Nei corsi di aggiornamento professionale spesso sono invitate persone che hanno ricevuto un organo: ti accorgi subito della luce che queste persone hanno negli occhi e della gioia di essere tornati a vivere. Infatti, ricevere un organo per molti significa tornare a vivere, prolungare una vita che, probabilmente, sarebbe finita molto prima o, comunque, sarebbe stata vissuta con parecchie difficoltà. Se pensiamo che donare un organo sia un’azione non cristiana, allora anche ricevere un organo lo dovrebbe essere. Prolungare la vita di qualcuno con un semplice dono significa aumentare le sue probabilità di salvezza dell’anima​: più tempo starà su questa terra e più alta sarà la possibilità che entri in contatto con il Vangelo e con il meraviglioso messaggio di salvezza che Esso annuncia. Con tutte queste brevi riflessioni non voglio convincerti a diventare donatore di organi, ma solo incoraggiarti a fare una scelta consapevole su questo argomento. Ricorda che è un atto che Dio non condanna, anzi che approva, se fatto con i giusti sentimenti. L’unica limitazione, che il cristiano deve accettare, è quella di non poter disporre in modo autolesionistico del proprio corpo; egli potrà certamente, se necessario, donare legittimamente un organo proprio, senza alcun altro interesse se non quello dell’amore e dell’altruismo (cit. A domanda risponde. – F. Toppi – ed. ADI-Media). Vuoi donare perché lo ritieni un atto di amore verso il prossimo in difficoltà? Va bene! Non vuoi farlo perché non te la senti? Va bene lo stesso, non sentirti in colpa. Scegli serenamente e non imporre le tue decisioni agli altri. Ma avere oggi le idee chiare significa sgravare di grandi responsabilità i tuoi cari che domani potrebbero trovarsi nella spiacevole situazione di decidere per te. E ricorda anche che è sempre possibile modificare la scelta fatta.

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