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Fede e Karma

Uomo seduto nello spazio che osserva il mondo

 

Oggi si parla tanto di Karma. I social pullulano di post a riguardo. Su Youtube si trovano numerosi video sull’argomento, e non è difficile comprendere il significato di questo termine. Nel 2017 Francesco Gabbani ha vinto il festival si Sanremo con il brano Occidentali’s Karma.

 

Cos’è il Karma?

 

Il Karma è la risposta che l’universo dà in ottemperanza a determinate azioni compiute dal singolo individuo. Questa risposta potrà ritornare come beneficio o ripercuotersi come calamità, durante la vita dell’uomo, oppure nella rinascita o reincarnazione.

 

Il concetto di rinascita, o reincarnazione, appartenente alla filosofia orientale, viene contraddetto in maniera forte dalla Bibbia, che dichiara che “è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27); tuttavia, questa filosofia sta prendendo sempre più piede anche in Occidente.

 

Esiste il Karma?

 

È giusto parlare di Karma? Esiste davvero? L’universo è sottoposto a leggi fisiche o ne è invece il fautore? È dunque abile a sostenere un equilibrio etico e sociale, come asserisce la filosofia del Karma? Crediamo che bastino davvero pochi esempi storici per confutare questa tesi: come l’Olocausto ad opera dei nazisti, la caduta delle Torri Gemelle, o semplicemente il nostro impatto sull’ecologia del pianeta.

 

Se il Karma esistesse, o rivestisse il pensiero divino, l’essere umano sarebbe scomparso dopo un secolo dalla sua nascita. Tralasciando il peccato di Adamo ed Eva, e ancora il fratricidio di Caino, vediamo un esempio biblico più eclatante che fa chiarezza su questo argomento. Uno dei ladroni crocifissi con Gesù disse: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» E Gesù gli rispose: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”. (Luca 23:42-43).

 

Potremmo asserire che dopo una vita di ruberie, omicidi e chissà quali altri reati, il Karma avesse provveduto alla crocifissione del ladrone; perché, quindi, fece crocifiggere anche il Giusto, il Cristo, accanto a quel malfattore? Vediamo invece cosa accadde realmente.

 

Cristo morì in croce per pagare il prezzo dei nostri peccati e, udendo le parole di sincero pentimento del ladrone, gli promise che quel giorno stesso sarebbe salito in cielo insieme a Lui. Questo ci consente di comprendere quanto l’universo non sia gestito da una legge sterile, priva di sentimenti, e quanto, invece, il Creatore dell’universo abbia pietà e misericordia delle Sue creature, cioè io e te.

 

Il Karma non è una prerogativa di Dio; al contrario, il Signore decide chi premiare e chi disciplinare secondo i Suoi criteri e con tempi e modalità a noi imperscrutabili. Tuttavia molti sentono la pressione che questa filosofia esercita sulle menti e, al fine di vivere una vita in pace e priva del timore di eventuali ripercussioni, coltivano la dolce filosofia del “vivi e lascia vivere”.

 

Faremo bene a fare attenzione affinché questa filosofia disfattista non si intrufoli nelle nostre menti ostacolandoci nel compiere il bene. Ci sono uomini e donne che scelgono di vivere una fede tranquilla, che li tenga lontani dal peccato e tuttavia non li faccia compromettere in ciò che non è affar loro. A proprio svantaggio fanno loro il passo di 1 Tessalonicesi 4:11, “fatevi gli affari vostri”, asserendo tra l’altro che Cristo stesso ha affermato ciò: Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.

 

Ma sono davvero queste le parole del Cristo?

 

Vero è che questo testo è presente nei capitoli 1-2 (La via della vita) della Didaché, un libro apocrifo del secondo secolo d.C., chiamato anche “La dottrina dei dodici apostoli”, che contiene alcuni insegnamenti redatti dai primi apostoli, ma sappiamo altresì che l’unica fonte attendibile, perché ispirata dallo Spirito Santo, che possediamo è la Bibbia, e nei Vangeli il passo è formulato diversamente.

 

“Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.” (Matteo 7: 12)

 

Cristo parla di Karma?

 

Come possiamo osservare, le parole di Gesù rimandano ad un concetto attivo più che passivo, non riducibile alla legge di causa-effetto. Quindi Cristo non ci dice di non fare, ma è decisamente più complementare il concetto da Lui espresso, poiché, come è vero che è bene non fare determinate cose, è pur vero che sarebbe buono e opportuno farne altre.

 

Cristo ha sempre insegnato ai Suoi discepoli a coltivare una fede attiva più che passiva, e questa, al contrario delle leggi del Karma, non prevede che si riceva bene quando lo si fa, anzi è probabile che si possa ricevere del male. Sarà capitato a molti di giungere ad un punto in cui ci si arrende nel voler compiere il bene, visto il risultato.

 

“Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Timoteo 3:12) e, tuttavia, non saranno abbattuti, anzi. Il vero risultato del bene che compiamo non possiamo vederlo, e va decisamente oltre tutta l’opinabile benignità del Karma.

 

“Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3). Ne vale la pena!

 

Ora sarà bene esaminare la propria fede, al fine di comprendere se questa è vissuta in modo passivo o attivo.

 

Fede passiva = non fare

 

“Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” ci mette in guardia dal commettere il male contro il nostro prossimo. E in fondo non è neanche così difficile non commettere il male.

 

Il nostro cuore: non desiderare ciò che non puoi avere. Non desiderare il male per nessuno. Non serbare odio o rancore verso nessuno.

Le nostre labbra: non proferire il falso. Non pronunciare turpiloqui o bestemmie. Non fare maldicenza.

Le nostre mani: non rubare. Non percuotere. Non trattenere illecitamente.

I nostri piedi: non camminare per vie oscure. Non cercare scorciatoie che danneggino gli altri. Non usarli, non ferirli né calpestarli.

 

Quindi, in poche parole, l’osservanza di questi dinieghi non consiste in altro che nel farsi gli affari propri, e, come diceva qualcuno, così si può campare anche cento anni.

 

Fede attiva = Fai!

 

Cristo non vuole che ci chiudiamo nel nostro guscio, cercando il nostro benessere purché onestamente. Cristo vuole che il mondo sia un posto migliore, “che somigli al cielo”, ed ha scelto me e te per cambiarlo. Quindi, facciamo!

 

Il nostro cuore: che abbia la priorità di amare. Un cuore che cacci via tutto ciò che vuole inquinarlo. Che sia inclinato verso Dio. Veramente coraggioso nel mettere in atto i propri propositi. Che sia contento del proprio stato. Che ami, ami sinceramente, anche i propri nemici. E quando ciò sembra impossibile, che si spanda davanti a Dio, che lo riempirà della Sua pace.

 

Le nostre labbra: che dicano sempre la verità e la dicano nel miglior modo possibile, con amore. Che abbiano sempre una parola per rialzare e non per abbattere. Capaci di dare baci sinceri e che offrano un sorriso quando ricevono un broncio. Che non restino chiuse nei confronti di chi ha bisogno di udire la buona notizia del Vangelo, e che siano sempre disposte a soccorrere e a consolare.

 

Le nostre mani: che siano pronte ad afferrare chi sta per cadere, a rialzare chi invece è caduto, a donare a chi non ha, ad accarezzare chi ci ha percosso o ha ricevuto percosse, ad aiutare chi da solo non ce la fa a portare un peso e ad abbracciare chi ha bisogno di un abbraccio.

 

I nostri piedi: che raggiungano chi ha bisogno di una visita, che siano veloci nel compiere il bene, che si impongano sul suolo come pilastri quando un vento contrario vuole abbatterci, che rallentino il passo se qualcuno non riesce a starci dietro, e che siano sempre portatori di buone notizie.

 

Sta a noi, quindi, scegliere tra il non commettere il male e il fare il bene, e non per un tornaconto personale, ma perché vogliamo che ciò si imprima nella nostra natura. Sono due scelte importanti, l’una maggiore dell’altra. L’una decisamente più preziosa dell’altra.

 

Concludendo, crediamo che un passo sia di grande incoraggiamento nell‘educare la nostra mente, e quindi la nostra vita, a vivere una fede attiva:

“Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri.” (Filippesi 4:8)

 Raffaele Donisio

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