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I Vangeli

donna coperta da velo

 

Come sappiamo i quattro Vangeli costituiscono il fondamento della fede cristiana. Questi libri biblici, così come ci suggerisce il significato letterale del termine greco euangélion, contengono la buona notizia da parte di Dio per l’intera umanità: la salvezza dalla morte eterna per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo.

 

Eppure tanti, anche tra coloro che si definiscono cristiani, ignorano il significato e il valore di questo messaggio di Dio perché non hanno mai letto questi scritti personalmente, forse pensando che siano troppo antichi per riguardarli oppure che si debba essere muniti di particolari conoscenze teologiche per accostarsi ad essi.

 

Più di cinquecento anni fa l’umanista e teologo Erasmo da Rotterdam, riflettendo sulla stessa mancanza di conoscenza, così scriveva nella prefazione della sua edizione dei Vangeli (1516):

“Perché non consideriamo nel nostro intimo quale nuovo e mirabile genere di messaggio deve essere quello per cui Dio si è fatto uomo, un immortale si è fatto mortale, e colui che era nel cuore del Padre si è calato sulla terra, solo per rendere quel messaggio accessibile ai viventi? […] Tanto piú che questo genere di sapienza, cosí insigne da rendere di colpo stolta l’universa sapienza del nostro mondo, si può attingere da questi pochi libri come da fonti limpidissime. […] Il sole, qui sulla terra, non è altrettanto comune e fruibile, quanto è comune e fruibile la parola di Cristo. Non respinge nessuno, proprio nessuno, se non chi si respinge da sé, facendosi nemico di sé stesso[1]”.

 

È solo leggendo personalmente i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, che possiamo scoprire che descrivono in modo chiaro qual è questo messaggio da parte di Dio e perché riguarda anche noi; possiamo scoprire che tutti e quattro i libri offrono l’immagine viva di Gesù Cristo nell’atto di annunciarlo e poi di incarnarlo, attraverso la sua morte e resurrezione, ma ciascuno mettendo in evidenza aspetti specifici della Sua Persona.

 

Nel Vangelo di Matteo

 

Ad esempio, nel Vangelo di Matteo è centrale il rapporto tra Gesù e Israele: «Non pensate che Io sia venuto per abolire la legge o i profeti; Io non sono venuto per abolire ma per portare a compimento» (Matteo 5:17). Matteo, che infatti apre il suo libro con la genealogia che riconduce Gesù al re Davide e al patriarca Abramo, dimostra che Gesù è il Figlio di Dio e il Messia (1:16; 11:27) promesso da Dio al suo popolo, nella Legge ebraica (1:21; 26:28).

 

Tuttavia Matteo, oltre a confermare la continuità con le promesse dell’Antico Testamento, sottolinea che attraverso il sacrificio di Gesù non è dato il perdono soltanto a Israele, ma a tutti i popoli di tutte le età: E Gesù, avvicinatosi, parlò loro dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Matteo 28:18-20).

 

Nel Vangelo di Marco

 

Nel Vangelo di Marco il nome più usato per identificare Gesù è Figlio dell’Uomo (cfr. Marco 2:10; 8:31; 10:45; 14:62), espressione della perfetta natura umana di Cristo che si combina con quella divina che gli appartiene dall’eternità, e viene usato da Gesù stesso anche per descrivere la sua missione: Il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Marco 10:45).

 

Gesù, completamente sottoposto alle circostanze della condizione umana e nello stesso in completa unione con Dio, è venuto sulla terra con l’unico scopo di mettersi al servizio del prossimo a tal punto da arrivare a pagare, con la propria vita, il prezzo della vita eterna che non poteva essere altrimenti pagato dall’uomo in quanto peccatore. Infatti i molti di cui parla il verso 45 sono proprio coloro che si riconoscono peccatori e riconoscono il bisogno di Gesù Cristo per ricevere salvezza: Gesù, udito questo disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori.» (Marco 2:17).

 

Nel Vangelo di Luca

 

Nel Vangelo di Luca invece, l’identità di Cristo emerge non tanto mettendo in luce chi Gesù è, ma come Gesù opera. In modo particolare emerge l’amore di Gesù per ogni singolo individuo, amore che si manifesta nella ricerca di chiunque si senta perso perché «il Figlio dell’Uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto» (Luca 19:10).

 

Gesù dimostra infatti di essere pronto ad accogliere tutti coloro che a loro volta desiderano essere trovati e curati da Lui; qualunque sia la condizione sociale, come quella del centurione (7:1-10) e del capo della sinagoga Iairo (8:40-56) oppure come quella della vedova e dei poveri (7:22; 21:1-4); qualunque siano i peccati commessi, come quelli dei pubblicani (5:27-32; 15:1), e del figlio prodigo (15:11-32) o come quello della donna peccatrice (7:36-50); e infine, qualunque sia la provenienza, siano essi Giudei (8:40-56; 18:18-24), Romani (7:1-10) e Samaritani (9:51-56; 10:25-37; 17:11-19). Tutte queste storie dimostrano anche come Gesù non solo salva l’anima dell’uomo che crede in Lui donandogli vita eterna, ma lo ristabilisce anche fisicamente e materialmente donandogli una nuova vita terrena.

 

Nel Vangelo di Giovanni

 

Il Vangelo di Giovanni, a differenza degli altri vangeli, non contiene parabole e Gesù si fa conoscere principalmente attraverso i suoi discorsi. Qui vengono usati anche nuovi nomi per identificare Gesù come la Parola, quella creatrice di Dio che esiste dall’eternità e che si è incarnata, senza smettere di essere Dio (In principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era Dio. Giovanni 1:1), non per giudicare il mondo ma per salvarlo (12,47); e come Agnello di Dio, per rimarcare la perfezione del sacrificio di Gesù Cristo sulla croce, in accordo con la tradizione biblica e giudaica secondo cui il perdono di Dio è efficace attraverso il simbolo del sacrificio del capro nel giorno dell’espiazione. (Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!». 1:36).

 

In questo libro poi, Gesù usa più volte l’espressione «Io sono…» che richiama la sua appartenenza all’essenza divina (Gesù disse loro: «In verità in verità vi dico che prima che Abramo fosse nato, Io sono». 8:58), ma spiega anche ciò che Lui è per gli uomini: Io sono il pane della vita (6:35.51); Io sono la luce del mondo (8:12; 9:5); Io sono la porta (10:7.9); Io sono il buon pastore (10:11.14); Io sono la resurrezione e la vita (11:25); Io sono la via, la verità e la vita (14:6); Io sono la vera vite (15:1). Queste immagini rendono chiaro come Gesù Cristo sia l’unico mezzo attraverso cui e grazie a cui l’uomo può essere riconciliato con Dio e ricevere vita in abbondanza (10:10).

 

Conclusione

 

Alla luce di questa breve analisi, possiamo concludere che tutti e quattro i Vangeli si spiegano e si completano l’uno con l’altro perché propongono, da prospettive differenti ma con lo stesso preciso intento, il disegno d’amore di Dio per il mondo: il dono della vita eterna per mezzo di Gesù Cristo.

 

Il Vangelo infatti più che un prodotto letterario o una ricostruzione storica è dunque il semplice messaggio eterno di salvezza che Gesù Cristo ha portato con sé e nello stesso tempo ha incarnato, destinato a ogni singolo lettore desideroso di conoscerlo: […] questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome (Giovanni 20:31).

Giovanna Borzillo

[1] Cfr. S. Seidel Menchi (a cura di), Erasmo da Rotterdam, Prefazioni ai Vangeli, Enaudi, Torino 2021.

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