La venuta di Gesù ha segnato la storia dell’umanità determinando un avanti Cristo e un dopo Cristo. Ma chi è Gesù? (Chi è Gesù? E cosa ha a che fare con me?) Una figura storica o una leggenda? Cosa sappiamo di lui oltre la Bibbia (Cos’è la Bibbia)? Forse ti è capitato di chiedertelo ma poi hai pensato che la fede non si pone domande…
Questo articolo, mostrandoti alcune evidenze storiche, non vuole fare altro che darti dei motivi in più per conoscere Gesù Cristo e credere in Lui.
Come si fa la storia
Come facciamo a conoscere informazioni su eventi e personaggi antichi più o meno noti? Prima di proseguire è importante capire che il lavoro degli storici è un lavoro complesso che parte dalla ricerca e dalla raccolta delle fonti. Ce lo spiega bene anche l’evangelista Luca (Luca 1:1-4).
Queste fonti comprendono tutte le testimonianze materiali, monumentali, iconiche e scritte disponibili relative all’oggetto di studio e al suo contesto. Grazie al supporto di altre discipline specifiche, come l’epigrafia, l’archeologia e la filologia, queste fonti poi vengono analizzate, selezionate e confrontate. Solo dopo questi passaggi è possibile procedere alla ricostruzione dei fatti.
La maggior parte delle informazioni, soprattutto per eventi lontani nel tempo come la vita di Gesù, vengono da testimonianze scritte, che infatti sono la fonte privilegiata degli storici. Si tratta di testi composti da autori contemporanei (fonti dirette) oppure scritti anni dopo gli eventi che raccontano, citando fonti dirette (fonti indirette). Prima dell’invenzione della stampa, questi testi venivano tramandati e diffusi grazie al lavoro di copia su manoscritti dei copisti antichi e medievali. Per questo è fondamentale il supporto della filologia, che si occupa proprio di analizzare le varie copie manoscritte superstiti e di stabilire il testo nella forma più vicina possibile a quello originale che spesso non si è conservato.
NB: Del testo greco del Nuovo Testamento sono arrivati fino a noi circa 5500 copie manoscritte (tra frammenti, testi parziali e interi), un numero maggiore rispetto a qualsiasi altro autore di opere classiche! Proprio il numero così elevato di testimoni ha consentito ai filologi di stabilire il testo biblico originale con una sicurezza impensabile per molti altri testi antichi.
Naturalmente, la quantità e la qualità di prove storiche disponibili varia a seconda dell’oggetto ma i principi storici di studio rimangono sempre gli stessi.
Fonti su Gesù[1]
“Quando si studia Gesù il pericolo è cadere nella tentazione di proiettare su di Lui i nostri orientamenti culturali […]. L’unica difesa contro questo errore è prestare molta attenzione a tutte le fonti disponibili, sia gli scritti diretti su Gesù che gli scritti di quel periodo storico, in particolare gli scritti ebraici dei suoi tempi.” (John Dickson)
Quali sono le fonti disponibili su Gesù?
Facciamo una breve panoramica, soffermandoci sulle principali testimonianze extra-bibliche.
Le fonti scritte che parlano di Gesù si distinguono in due categorie:
- fonti cristiane (interne): il Nuovo Testamento (I sec. d.C.) e gli scritti subapostolici (fine I-II sec. d.C.).
I testi biblici sono indubbiamente la fonte primaria di informazioni su Gesù. Però i testi cristiani, proprio perché scritti da chi crede e promuove la fede in Gesù, potrebbero essere visti come prove di parte. Considera che è naturale che i cristiani abbiano scritto maggiormente su Cristo e il Cristianesimo perché più interessati a questi temi, ma per la scienza storica il livello di affidabilità di un testo non dipende dall’interesse per il tema che tratta, quanto dalle basi storiche che possiede. Infatti, il Nuovo Testamento presenta un’accuratezza storica e dettagli geografici, culturali e archeologici tali da confermarne la credibilità. Gli scritti subapostolici, cioè quelli degli autori cristiani del secondo secolo vissuti in varie province dell’Impero romano, sono invece importanti testimonianze sulla dottrina della Chiesa delle origini.
- fonti non cristiane (esterne): Flavio Giuseppe, Svetonio, Cornelio Tacito, il Talmud Babilonese, Plinio il Giovane.
I testi scritti da autori non cristiani nei primi decenni in cui il Cristianesimo inizia a diffondersi. Queste testimonianze sono poche, e comunque non inferiori a quelle sulla maggioranza dei personaggi storici di quel tempo, ma non sono affatto scarse. Soprattutto considerando che il Cristianesimo nasce come una delle tante correnti ebraiche e che la Palestina è una provincia piccola e marginale dell’Impero romano a cui la grande cultura greca e romana del I secolo rimane quasi del tutto estranea.
- Flavio Giuseppe (37-100 d.C. ca), storico ebreo e fonte più importante dell’antichità ebraica del I sec. Autore della Guerra giudaica, sulla storia della guerra ebreo-romana (66-70 d.C.); e delle Antichità giudaiche, un resoconto sul popolo ebraico dalle origini fino allo scoppio della guerra del 66. Nelle Antichità Flavio cita Gesù due volte. La prima citazione si trova nel diciottesimo libro, quando lo storico racconta gli eventi del governo di Ponzio Pilato in Giudea. Attualmente la versione araba del manoscritto che contiene la citazione viene considerata dagli studiosi la più vicina all’originale:
“In questo tempo ci fu un uomo saggio che era chiamato Gesù. La sua condotta era buona ed era noto per essere virtuoso. E molti fra i giudei e fra le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire. Ma quelli che erano diventati suoi discepoli non abbandonarono il suo discepolato. Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era vivo; forse; perciò, era il Messia, del quale i profeti hanno raccontato meraviglie.”
La seconda citazione si trova nel ventesimo libro a proposito della morte di Giacomo, fratello di Gesù:
“Anano fece radunare il sinedrio per un giudizio, conducendo davanti ad esso il fratello di Gesù detto Cristo, chiamato Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della Legge e condannandoli ad essere lapidati.”
- Svetonio (69-122 d.C. ca), storico e biografo romano dell’età Nell’opera Vite dei dodici Cesari scrive delle vite di Giulio Cesare e i primi undici imperatori. Cita Gesù di sfuggita a proposito dell’imperatore Claudio. Qui si può anche notare come in quel tempo ci fosse ancora confusione tra ebrei e cristiani, considerati un’unica entità:
“I Giudei che tumultuavano continuamente per istigazione di un certo Cresto, egli (Claudio) li scacciò da Roma.”
- Cornelio Tacito (56-117 d.C. ca), storico e politico romano, autore di almeno quattro opere storiografiche. Tacito cita Gesù negli Annali (14-68 d.C.) in cui racconta la storia della carriera degli imperatori della dinastia giulio-claudia. Cita Gesù nel quindicesimo libro per chiarire l’origine dei cristiani. L’imperatore Nerone li accusava di aver causato l’incendio della città di Roma del 64 per distogliere l’attenzione dalle voci che ritenevano responsabile lui stesso. Questa fonte è interessante anche per avere un’idea dell’opinione pubblica che i romani avevano dei cristiani:
“Essi [i cristiani] prendevano il nome da Cristo, che era stato suppliziato per opera del procuratore Ponzio Pilato sotto l’imperio di Tiberio: e quella funesta superstizione, repressa per breve tempo, riprendeva ora forza non soltanto in Giudea, luogo d’origine di quel male, ma anche in Roma, dove tutte le atrocità e le vergogne confluiscono da ogni parte e trovano seguaci. Furono dunque arrestati dapprima quelli che professavano la dottrina apertamente poi, su denunzia di costoro, altri in grandissimo numero furono condannati, non tanto come incendiari, quanto come odiatori del genere umano.”
- Talmud Babilonese (TB Sanhedrin 43a), raccolta di commenti e studi ebraici redatto nelle accademie rabbiniche della Mesopotamia tra il III e V secolo. Contiene un’altra importante testimonianza del punto di vista ebraico sulla morte di Gesù. Infatti la parte relativa al “banditore” per gli studiosi non ha alcun fondamento, si tratterebbe di un tentativo di giustificare il fatto che il processo di Gesù venne svolto in tutta fretta e senza testimoni:
“Viene tramandato: alla vigilia della pasqua si appese Jesu. Un banditore per quaranta giorni andò gridando nei suoi confronti: “Egli esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l’arrechi per lui”. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero alla vigilia della pasqua.”
- Plinio il Giovane (61-111 d.C. ca), magistrato e scrittore romano. L’opera principale pervenuta è l’Epistolario di 371 lettere, compresa la corrispondenza con l’imperatore Traiano mentre era governatore delle province romane del Ponto e della Bitinia. Con la lunga Epistola 96 chiede consiglio a Traiano sul modo in cui trattare giuridicamente i cristiani e rappresenta il primo documento ufficiale in cui si trovano menzioni esplicite di Cristo e dei cristiani oltre che un quadro della vita cristiana delle origini:
“[…] Frattanto, ecco come mi sono comportato con coloro che mi sono stati deferiti come cristiani. Domandai a loro stessi se fossero cristiani. A quelli che rispondevano ripetei due o tre volte la domanda, minacciando il supplizio: quelli che perseveravano li ho fatti uccidere. Non dubitavo, infatti, qualsiasi cosa fosse ciò che essi confessavano, che si dovesse punire almeno tale pertinacia e inflessibile ostinazione. […] D’altra parte, essi affermavano che tutta la loro colpa e il loro errore erano consistiti nell’abitudine di riunirsi in un giorno stabilito, prima dell’alba, e di cantare un inno a Cristo come a un dio e di obbligarsi con giuramenti non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere furti o brigantaggi o adultéri, a non mancare alla parola data, né a negare, se invitati, di effettuare un deposito. […] Ho ritenuto tanto più necessario di strappare la verità anche mediante la tortura ma non venni a scoprire altro che una superstizione irragionevole e smisurata. L’affare mi è parso degno di consultazione soprattutto per il gran numero di denunciati: sono molti infatti, di ogni età, di ogni ceto, di ambedue i sessi, coloro che sono e saranno posti in pericolo. Non è soltanto nelle città, ma anche nelle borgate e nelle campagne, che si è propagato il contagio di questa superstizione. […]“
Perché la storia di Gesù ci riguarda
Come abbiamo visto, la storia ci conferma che Gesù (Le prove che Gesù è Dio) è esistito e ci dice anche che molti cristiani sono stati disposti a morire pur di non rinnegare la loro fede. Perché questo dovrebbe riguardarti? La risposta si trova nelle parole che Gesù ha lasciato nella Bibbia: “in nessun altro è la salvezza e non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati “ (Atti 4:12).
Tramite le Sue parole, per fede, puoi realizzare che Gesù Cristo è vivente ed è l’unico Signore e Salvatore (2 Pietro 3:18). Puoi realizzare che prima della fondazione del mondo aveva già pensato al tuo futuro eterno, e continuava a pensare a te anche quando è venuto sulla terra, come vero uomo e vero Dio, per morire sulla croce (Qual è il significato della croce?) e assicurarti la vita eterna (Giovanni 3:16).
Sapere che Gesù è esistito non basta, conoscerLo personalmente e credere nell’opera della croce invece può cambiare la tua storia per sempre. Cosa aspetti?
Giovanna Borzillo
[1] cfr. La Storia di Gesù è vera? (J. Dickson); Possiamo fidarci dei Vangeli? (P. J. Williams); L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane (R. Penna)