La realtà del male nel mondo scuote le nostre coscienze e solleva domande profonde. È proprio questa dolorosa evidenza che spesso porta a dubitare dell’esistenza di Dio, ma con questo articolo speriamo possa diventare l’inizio di una ricerca sincera e appassionata della verità.
In realtà, riflettendoci attentamente, l’esistenza del male non suggerisce l’assenza di Dio, ma esattamente il contrario. L’intera obiezione si basa sull’osservazione che il male esista come caratteristica oggettiva della realtà. Ma come possiamo riconoscere il male se non esistesse uno standard morale assoluto a cui fare riferimento?
Etichettare qualcosa come “malvagio” significa esprimere un giudizio morale, e i giudizi morali hanno senso solo se esiste uno standard morale. Il male, quindi, non è una semplice opinione soggettiva, ma un allontanamento da uno standard di giustizia.
Se non ci fosse uno standard, non potremmo nemmeno parlare di male. E indovinate un po’ chi è lo standard assoluto di bene a cui anche inconsapevolmente facciamo riferimento? Potremmo chiudere qui l’articolo con una domanda retorica, ma è meglio argomentare per non lasciare spazio a fraintendimenti.
L’apostolo Paolo suggerisce che ogni uomo ha uno standard morale impresso come “impostazione di fabbrica” e vive tenendone più o meno conto:
“… essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza …” Romani 2:14, 15
In quanto non tutti saranno disposti a dar retta alle parole autorevoli della Bibbia, proviamo a riflettere insieme, per riconoscere quanto la Parola di Dio sia più ragionevole di quanto si possa pensare.
Abbiamo tre possibilità per affrontare la questione dell’esistenza di una morale oggettiva:
- L’illusione morale: Il bene e il male sono un’illusione collettiva;
- L’evoluzione morale: Esiste un codice morale, ma è frutto di lunghi processi antropologici;
- L’origine divina della morale: La moralità esiste ed è il prodotto di un’intelligenza superiore.
Il bene e il male sono un’illusione collettiva
La prima opzione, quella del relativismo morale, non regge. Se la morale fosse un’illusione, non avrebbe senso parlare di ingiustizie, di diritti umani violati o di male oggettivo. C.S. Lewis ha spiegato bene questo concetto con un semplice ragionamento: “Ho provato a dimostrare che Dio non esiste, mettendo in dubbio tutta la realtà che mi circonda … ma mi sono ritrovato a considerare che l’idea di giustizia che avevo in realtà aveva perfettamente senso”.
La Bibbia ha qualcosa da dire riguardo al relativismo morale. Molti mescolano i valori morali per cercare di mischiare le carte in tavola e giustificare alcuni comportamenti, ma Isaia, esprimendo il pensiero di Dio, è categorico: “Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene … perché hanno rifiutato la legge del Signore” (Isaia 5:20, 24).
Esiste un codice morale, ma è frutto di lunghi processi antropologici
La seconda opzione sostiene che le regole morali siano sorte per caso, ma anche questa teoria si scontra con la realtà dei fatti. Le regole morali sono simili a comandi, e i comandi implicano una comunicazione tra individui. Il caso non può produrre imperativi morali. Inoltre, le leggi morali hanno una forza vincolante che ci spinge a fare ciò che è giusto anche quando non ci conviene. Se queste leggi fossero accidentali, non avremmo ragione di ubbidire a esse.
Inoltre, a proposito di autorità garante della legge, il Signore è Colui che concede e garantisce autorità ai governi (sebbene questi a volte operino senza il timore di Dio… ma questo è un argomento che varrebbe la pena affrontare in un altro articolo! cfr. Romani 13:1-5). Soltanto Lui, che è l’Autorità massima dell’universo, è sovrano su tutto e su tutti e tiene in mano le redini della storia dell’uomo.
La moralità esiste ed è il prodotto di un’intelligenza superiore.
L’unica risposta logicamente plausibile è la terza opzione: le regole morali sono il risultato di un’intelligenza superiore. Un Dio personale (non un’idea o un’astrazione), perfettamente buono e perfettamente giusto, è la causa più ragionevole per spiegare l’esistenza del bene. Le leggi morali non sono semplici convenzioni sociali, ma espressione del carattere di Dio, che ha creato l’universo e ha l’autorità per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. In questo Dio esprime perfettamente la Sua natura: “La legge del Signore è perfetta, essa ristora l’anima; la testimonianza del Signore è veritiera” (Salmo 19:7).
Se esiste il male, esiste anche il bene. E se esistono il bene e il male oggettivi, allora esiste un legislatore morale. L’ateismo non riesce a spiegare questa realtà, mentre la Bibbia presenta Dio come la fonte della legge morale. In Lui troviamo non solo la spiegazione dell’esistenza del male, ma anche la speranza di una giustizia perfetta, un giorno in cui ogni ingiustizia sarà riparata e ogni colpa punita.
Il problema del male, quindi, non è una prova contro Dio, ma una valida argomentazione a favore della Sua esistenza.
Non vogliamo però bypassare il problema con una semplice passeggiata filosofica; perciò, non chiuderemo qui il ragionamento lasciando aperta una ferita che continuerà a far male: il male c’è, colpisce, danneggia e spesso distrugge le vite delle persone che gridano per invocare giustizia e spesso inveiscono contro Dio, come se fosse Lui l’autore di tale sofferenza.
Il male è una diretta conseguenza del peccato. Ne abbiamo parlato anche qui
“… per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte …” Romani 5:12
Capiamo bene che chi nega l’esistenza di Dio, rifiuterà anche l’argomentazione del peccato, ma Dio si è adoperato fin dall’inizio dei tempi per provvedere all’uomo una via d’uscita per scampare dal giudizio eterno. Mentre l’umanità inveisce contro Dio, Egli parla con dolcezza mostrandoci la manifestazione del Suo amore infinito: Gesù. Il Figlio di Dio ha preso pienamente la nostra natura umana per inchiodare sulla croce tutti i nostri peccati e la condanna riservata ad essi. Dio ha scelto di soffrire tutto ciò che chiamiamo “male”, di caricarsi del disprezzo, della violenza, dell’ingiustizia e di tutta la sofferenza derivante, affinché noi fossimo liberati dal peccato e dal giudizio per vivere in eterno alla Sua presenza.
“Tuttavia, erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato” Isaia 53:4, 5
Dio non rimane indifferente al male e alla sofferenza che c’è nel mondo, anzi ne ha preso parte direttamente per poter simpatizzare con noi.
“Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato”
Ebrei 4:15
La prossima volta che qualcuno sarà tentato di mettere in discussione l’esistenza di Dio a causa della realtà del male, la nostra speranza è che in mezzo a tanto dolore riesca a scorgere quel Dio che vuole donare speranza e salvezza a chi è disposto a credere in Lui.
Il male non è l’ultima parola, né la prova dell’assenza di Dio, piuttosto è la dimostrazione del nostro bisogno di redenzione. Il Vangelo ci rivela che Dio non è un osservatore distante, ma Colui che ha scelto di entrare nella nostra sofferenza per offrirci una via d’uscita.
“Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti” Romani 5:19
Egli non solo ci dà risposte, ma ci offre anche una speranza certa: un giorno il male sarà definitivamente sconfitto, ogni ingiustizia sarà riparata e ogni lacrima asciugata:
“Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”. E colui (DIO) che siede sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Apocalisse 21:4).
Ecco perché la questione dell’esistenza di Dio non è soltanto un dibattito filosofico, ma un appello alla nostra anima. Non si tratta solo di riconoscere una verità logica, ma di rispondere a Dio che si è rivelato in Cristo e che ci invita a trovare in Lui la pace, il perdono e la certezza di un futuro senza più dolore. Come risponderai a questo appello?
Luca Alboreto