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John Chau e Noi: Come Rispondiamo al Grande Mandato?

 

Il 17 novembre John Allen Chau è stato ucciso a soli 27 anni da una tribù della remota isola di North Sentinel nel tentativo di evangelizzarli.

 

La sua morte è diventata una notizia di portata mondiale, con commenti spesso negativi sui vari media che hanno dipinto Chau come un pazzo fanatico che si è spinto senza riflettere verso un’isola vietata (con il rischio di portare malattie sconosciute agli indigeni).

 

Vale la pena aspettare

 

Il 27 novembre, la responsabile dell’agenzia missionaria “All Nations” a cui faceva capo Chau, ha rilasciato un’intervista in cui specifica come John si fosse preparato per anni laureandosi in medicina dello sport, addestrandosi come paramedico, e studiando il linguaggio dei nativi.

 

Per evitare i rischi sanitari, John si era sottoposto a diverse vaccinazioni e si era mantenuto in quarantena prima del suo viaggio verso l’isola.

 

Come redazione Svolta, abbiamo voluto attendere proprio l’arrivo di nuove informazioni per poter riflettere con voi di questo episodio che all’inizio era poco chiaro.

 

In un’epoca in cui i media digitali ci impongono di dare giudizi pochi minuti dopo una notizia, è sempre bene aspettare. Abbiamo avuto decenni per considerare il lavoro di missionari e pionieri, per raccontare la loro storia con i giusti dettagli, quindi è assolutamente irrealistico (e ingiusto) emettere giudizi pochi minuti dopo.

 

Ora sappiamo che John non era un “lupo solitario” imbarcatosi in un’avventura senza pensare o riflettere. John era un giovane intelligente, istruito e umile che si era concentrato intensamente su questo obiettivo evangelistico.

 

Purtroppo non è andata come in tante miracolose storie con cui siamo cresciuti, e si potrebbe discutere su tanti dettagli della sua storia. Ma avere notizie in più ci consente di fare qualche riflessione senza andare alla cieca.

 

Siamo cristiani da “Grande Mandato”?

 

La cosa che ha più colpito il cuore di chi scrive è stato ricevere una notizia del genere quasi come parlassimo di quelle vecchie biografie che prendono polvere nelle nostre librerie.

 

Leggere di un missionario che muore in un’isola selvaggia nel tentativo di predicare l’Evangelo … nel 21° secolo, dietro allo schermo di un cellulare o di un computer, magari seduti comodamente da qualche parte.

 

Ma poi, quasi automaticamente, nelle mie orecchie hanno echeggiato le parole di Gesù:
“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28:19)

 

“Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra” (Atti 1:8)
Poi ripenso ad amici, fratelli e sorelle, che sono in campi di missione in Africa, nei Balcani, in Medio Oriente, in Asia.

 

E io, e noi? Come stiamo rispondendo al “Grande Mandato” di Gesù? Abbiamo lo stesso peso di John? Ci stiamo preparando come lui alla nostra missione? 

 

La stragrande maggioranza di noi non sarà chiamata a servire Dio in campi missionari lontani, e magari pericolosi. Ma tutti siamo stati chiamati a una missione, e il nostro campo è il mondo.

Nonostante tutto, John ci ha dimostrato cosa significhi avere un reale e concreto peso nel raggiungere chi non conosce l’Evangelo e un’autentica passione per le anime che ancora non hanno vissuto la salvezza, nel portare avanti con tutto l’impegno possibile il compito che abbiamo, nel prepararsi al meglio per seguire le orme di Gesù.

 

Guardiamoci intorno… Qual è la mia e la tua “North Sentinel”? Magari non è così lontana. 

 

Ecco, forse in questo momento Dio vuole usarsi della storia di John per scuoterci dall’apatia che ci avvolge fin troppo spesso e per ricordare ad ognuno di noi che ha una missione da compiere e ai Suoi occhi non sarà mai troppo piccola.

 

Nel 1913 un altro giovane, William Borden,  a 25 anni voleva raggiungere per Gesù un popolo musulmano in Cina dopo i suoi studi a Yale e Princeton. Si fermò in Egitto per studiare l’arabo ma morì di meningite. Le sue ultime parole, riportate da numerosi giornali, ispirarono un’intera generazione.

 

“Nessuna riserva, nessuna ritirata, nessun rimpianto”

 

Siamo pronti a rispondere come John e come William al Grande Mandato?

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