Fede e scienza inconciliabili? No, e Keplero, che scoprì le leggi del movimento dei pianeti, ne è un grande esempio.
Il noto astrofisico e divulgatore Carl Sagan – tanto caro a molti atei e agnostici – disse di lui che fu “il primo astrofisico”, inteso come il primo vero astrofisico dell’età moderna. Per i trecento anni dalla sua morte, Albert Einstein lo ricordava così:
In epoche turbate e angosciate come la nostra, in cui è difficile trovare gioia negli uomini e nel corso degli eventi umani, è particolarmente consolante evocare il ricordo di un uomo così grande, così sereno quale Keplero. Egli viveva in un’epoca in cui l’esistenza di leggi generali per i fenomeni naturali non era affatto stabilita con certezza. Quanto grande doveva essere la sua fede in queste leggi per dargli la forza di consacrare dozzine d’anni ad un lavoro paziente e difficile, nell’isolamento, senza alcun appoggio, poco compreso dai suoi contemporanei, alla ricerca empirica del movimento dei pianeti e delle leggi matematiche di questo movimento.
È sempre molto difficile valutare la genuinità della fede di un uomo vissuto centinaia di anni fa, in un contesto molto differente, soprattutto quando si tratta di un “VIP” (uno scrittore, un artista, un politico o, come in questo caso, uno scienziato) di cui contemporanei e posteri finiscono per fornire ricostruzioni e interpretazioni fra loro spesso discordanti. Ma dalla sua umiltà, la sua devozione alla lettura e studio della Bibbia, la sua semplicità nell’affermare “io sono un cristiano”, la fermezza nelle proprie convinzioni dottrinali che non mutavano sulla base delle pressioni politiche, sembrerebbe che Giovanni Keplero sia da considerarsi un vero fratello in Cristo.
Sulla base dalla propria fede personale, Keplero deduceva che l’intero universo fosse controllato non dalle forze confuse e disordinate della magia, ma dalla limpidezza dell’ordine divino: “la geometria è unica ed eterna, un riflesso della mente di Dio, che l’umanità presenta in se stessa semplicemente perché l’uomo è a immagine di Dio”, chiaro riferimento a Genesi 1:26.
Qualcuno lo ha definito un teologo perché scrisse anche di temi affini alla teologia, ma Keplero non si considerava tale; riteneva che piuttosto la propria chiamata personale fosse di mostrare la gloria di Dio nel creato e in particolare nelle stelle e nei pianeti, secondo quanto è scritto nella Bibbia: “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani” (Salmo 19:1).
Quanti pensano che la scienza storicamente si sia fatta strada a gomitate, o addirittura facendo a pugni con la fede cristiana, e che tuttora sia impossibile conciliare queste due strade, farebbero bene a studiare a fondo personaggi come Keplero.
Concludiamo questo breve post così come Keplero completò una delle sue opere più importanti intitolata “L’armonia dell’universo”, in cui enunciò la terza legge fisica che prende il suo nome:
Fin qui, quindi, si è parlato dell’opera di Dio Creatore. (…) Ecco ora ho completato questo lavoro per il quale ero stato chiamato, per farlo ho utilizzato quella forza della mente che Tu mi hai donato; ho mostrato agli uomini che leggeranno queste dimostrazioni la magnificenza della Tua opera, o almeno quella parte della Tua infinita grandezza che la mia mente è riuscita a capire. (…) Ed infine benevolmente fa’ che queste dimostrazioni siano per la Tua gloria e per la salvezza delle anime e che nulla sia di ostacolo a questo.
Se queste parole sono state scritte con sincerità e purezza di cuore, a distanza di quasi 400 anni non possiamo che rispondere un altrettanto sincero: amen!